Volevo morire in Piazza Grande

A guardare le piazze del mio paese, anche Lucio Dalla si sarebbe ricreduto e avrebbe riformulato il desiderio di morire nella sua adorata Piazza Grande, “tra i gatti che non han padrone come me”. In tempi di politically correct anche il bruttume ha diritto di cittadinanza, non fosse altro che per segnalare alle giovani generazioni le cose da non fare per salvaguardare un minimo di armonia e bellezza nello spazio che ci circonda. Non può esserci altra argomentazione valida per giustificare lo scempio architettonico – e non solo – delle piazze di Sant’Eufemia.
I luoghi dell’incontro e della memoria, per dirla con le parole della traccia di un tema di maturità di alcuni anni fa, stanno diventando aree poco fruibili, fatta esclusione per piazza Matteotti, che però presenta una serie di altre gravi problematiche.
Alcune non hanno neanche un nome, segno di inequivocabile povertà culturale: possibile che dal secondo dopoguerra non ci sia stato un eufemiese degno di essere ricordato nella toponomastica cittadina? La piazzetta in via maggiore Cutrì appartiene a questa categoria: quella – per intenderci – senza ringhiera, senza un cespuglio, un albero o un fiore, con panchine simili ai tavoli di un obitorio e con una ghigliottina limacciosa al posto della fontana. Così come quella in via De Nava, che come altre ha una spiccata polifunzionalità, tanto da fungere indifferentemente da piazza e da parcheggio.
Piazza Azzolina ne è l’esempio più eclatante, ma è addirittura preferibile nelle condizioni attuali rispetto all’iniziale piramide (o “supposta”) al centro della piazza e alla sudiceria della fontana che era diventata un cassonetto della spazzatura. Un altro bel parcheggio è stato ricavato nel largo Giovanni Paolo II, inaugurato in fretta e furia per ragioni politiche alla vigilia delle passate elezioni comunali. In barba, evidentemente, al ben noto motto “scherza con i fanti ma lascia stare i santi”. E definiamo scherzo tutta l’operazione politico-mediatica sorta intorno a quella inaugurazione per carità di patria. Paradossalmente, se ora quell’area fosse davvero utilizzata come parcheggio risolverebbe i problemi di congestione del traffico che nell’area attorno a piazza Matteotti fanno imprecare gli automobilisti costretti a incolonnarsi dietro le macchine di coloro che per entrare nelle attività commerciali di via Vittorio Veneto sostano impunemente dove non si dovrebbe.
Già, piazza Matteotti. La piazza dei ventinove lampioni che incredibilmente non assicurano una completa illuminazione; delle poche e scomodissime panchine (piangiamo quelle di prima, che erano sistemate in modo da consentire la conversazione a gruppi di una decina di persone); dell’inutile chiosco; delle pendenze che raccolgono al centro la pioggia creando una suggestiva piscina; della leggendaria palla, assurta a metafora di un’intera amministrazione comunale.
A breve dovrebbero iniziare i lavori di riqualificazione di piazza don Minzoni: incrociamo le dita.

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7 risposte a “Volevo morire in Piazza Grande”

  1. E neanche di ragazzini cresciuti sugli alberi, come avveniva quando c'erano quelli enormi: il nostro rifugio pomeridiano… Ora li sostituiscono ad ogni scadenza elettorale! Praticamente, quando un albero diventa grande e può finalmente svolgere la sua funzione (fare ombra), viene tagliato: un vero e proprio enigma…

  2. Come non trovarmi d'accordo con quel che scrivi dominik! Il problema di fondo è la carenza socio, economico, culturale che vige in questo paese ormai da 20 lunghi anni. Carenza che di fatto è stata alimentata, io dico, volontariamente ecco perchè più grave, da chi pensa di avere a discapito dei cittadini tutti un ruolo concesso dalla divina misericordia. Ebbene, vedi, i problemi che elenchi nel tuo articolo, potrebbero trovare facile soluzione, solo se in questa ex cittadina ci sarebbero degli amministratori coraggiosi di viverla e non amministratori, quelli che si ritengono tali, chiusi in una sfera di cristallo creata prendedoci per il culo e dove i problemi che interessano la collettività non potranno mai arrivare perche chiusi all'interno, ci sono uomini di dura cervice. Secondo il mio punto di vista non c'è bisogno di leggi costituzionali per non far parcheggiare le macchine sul marciapiede del tributarista lato bar giannazzo,hop mi domando come mai ancora non si sia lamentato, leggi comunitarie per tutelare i ragazzi che entrano ed escono dalle scuole, i quali devono percorrere veri e propri labirinti a rischio della propria incolumità per raggiungere i propri genitori ritenuti dal sottoscritto insieme ai "custodi della legalità" i soli responsabili di questa situazione , ai miei tempi a scuola si andava a piedi, era questo anche un momento per socializzare, oppure servono miracoli per far crescere degli alberi, sistemare la strada ponte sperone, bel messaggio di welcome che diamo a chi viene da fuori, Dio mio è da più di un anno e meno male che siamo amici con la provincia…! Ne avrei tante altre da raccontarne, per ora mi fermo qua. Confermo e ribadisco che ho i coglioni pieni (scusate per chi legge), tanto con chì non legge che mi scuso a fare, di di come hanno ridotto quella che per me è la mia culla, non so quanto potrò sopportare, so solo che in futuro dovrò farmi odiare, se ne avrò la possibilità, per cambiare quest'isola di Circe. Grazie perchè ci dai la possibilità di sfogarci. Enzo Fedele tuo degnissimo amico.

  3. Ah, ho commentato dal cellulare, non mi permetteva altra ozione.

    Il fratello inglese, cresciuto sul muretto e sull'albero che non c'e'.

  4. Bene, siamo tutti d'accordo… E quindi? Che vogliamo fare?
    Il problema fondamentale, causa di tutti i nostri "mali" è uno: quando siamo andati a votare non abbiamo pensato a cosa era meglio o peggio, abbiamo semplicemente seguito la logica del mi "conviene" (anche perchè la possibilità di scelta era molto limitata). La mentalità del bene comune è lontana dalla nostra forma mentis purtroppo e questo ci porta anche a considerare "egoisticamente" quello che in realtà appartiene a tutti: ed è allora che le piazze diventano parcheggi, le fontane diventano bidoni per la spazzatura, le strade principali punti per soste paralizzanti più o meno brevi e le fantomatiche palle monumentali nemmeno girano più… E questo è grave! Non girano più le palle nemmeno alle piazze. Potrebbe essere un modo di farsi sentire? Una sorta di sciopero bianco di una pseudofontana? Chi lo sa? Potrebbe anche rappresentare una generazione di giovani che non si muove, sta ferma e non fa niente. Aspetta che le cose vadano da sè così come la palla-fontana aspetta la pioggia per bagnarsi e credere di aver ripreso vita. Sono anni ormai che scrivo e commento sempre insieme ai soliti 4 e sempre grazie agli spunti di riflessione che Domenic ci offre (dandoci comunque una grande possibilità e permettendoci di confrontarci – grazie prof!). E gli altri? E soprattutto questo può bastare? Sento tanti che si lamentano. Ma l'alternativa dove sta? A fatti come siamo messi? Ad una prima analisi oserei dire che siamo messi "a cazzo de cane", come direbbero a Roma… Però una cosa l'ho imparata del nostro paese: se parte uno poi gli altri prendono coraggio e lo seguono. La soluzione a tutto questo degrado c'è: FARSI SENTIRE! Alzare la voce in tanti sarebbe significativo e utile. Se i giovani di questo paese si riunissero e cominciassero a lavorare per migliorarlo, invece di lamentarsi e basta, le cose potrebbero cambiare. E allora anche le dorate amministrazioni che si susseguono tranquille sarebbero costrette a far cadere la bolla di vetro che le circonda, le isola e le protegge, e a rimettersi in gioco per andare avanti. Se ci fosse un'alternativa seria le cose potrebbero cambiare in meglio. Insomma, la voce di tanti non passa inosservata. Se già il Tributarista da solo riesce comunque a fare rumore, allora anche un movimento (gruppo, associazione, comitato, partito, quello che volete) di giovani, con leggi e diritti galla propria parte, potrebbe dire la sua in tutti i campi e fare tanto chiasso… Damundi na mossa figghioli! SVEGLIAMOCI! Tante cose dipendono soprattutto da noi…

  5. ma secondo voi chi si dovrebbe arrampiare sugli alberi??? da piccoli ce li teniamo al calduccio delle nostre case (o la fresco dei condizionatori in estate…), con i loro abitini firmati, i capeli sempre in ordine… per noi mamme del duemila è più facile "gestire" i figli davanti alla tv o lasciandoli alla scuola di ballo! da grandi poi… secondo voi è facile arrampicarsi sugli alberi con le Hogan (si scrive così?)ai piedi? siamo cambiati tutti grandi e piccoli, genitori e figli!

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