La sera del 26 febbraio dell’anno scorso, avuta la disponibilità di un quadernone e di una penna, scrissi di getto la prima di tante pagine.
Carcere di Palmi, I piano – Camerotto 1
26 febbraio 2020
Ora so che nessuno può sentirsi immune. Puoi ritrovarti dentro uno sporco gioco al quale non hai mai giocato e che hai sempre rifiutato. È tutto così assurdo. Mai avrei pensato che potesse toccare a me. Eppure. Mi sembra di stare dentro un film, o dentro un incubo. Ma non mi sveglio.
Qua dentro il tempo non esiste. Ripercorro con la mente le scene di ieri, come se fossero capitate ad un altro, come se io fossi uno spettatore.
Mi vedo svegliato nel cuore della notte, la mia tranquillità violentata per sempre. La perquisizione e poi di corsa fino alla questura. Le formalità di rito. La schedatura, come un delinquente, e poi la gogna delle manette ai polsi all’uscita, da tenere nascoste. Ma sempre gogna è, a favore degli obiettivi dei fotografi.
Infine, l’entrata in carcere. L’attesa in un buco di un metro per due: senza finestre, le sbarre davanti a me. La perquisizione personale, l’umiliazione di dovermi spogliare completamente davanti a due sconosciuti che mi fanno accovacciare: una manovra che consente di accertare che il detenuto non nasconda qualcosa nell’ano. Non ho mai subito un’umiliazione più forte.
Leggo e rileggo le pagine che mi riguardano: vorrei poter parlare subito con qualcuno. Non solo non ho fatto ciò che mi si contesta. La questione vera è che quello non sono io. D’altronde, non potrei essere io e non vedo l’ora di poterlo dimostrare.
Ma il tempo dietro le sbarre scorre con ritmi che sono solo suoi: chissà quando potrò farlo. Qua sono soltanto un numero di matricola, che è già stato inventariato. Per tutto il personale del carcere sono già colpevole. Lo capisco da come mi guardano e da come mi si rivolgono.
Devo essere forte, ma il pensiero dei miei cari mi sovrasta, mi annienta. Sono sotto il peso di un dominio assoluto e mi sento inerme, umiliato, atterrito. So che ne uscirò pulito, ma so anche che porterò per sempre sulla mia pelle le stimmate dell’ignominia.
È STATA UNA VERA INGIUSTIZIA!!PURTROPPO NELLA VITA CI ACCADONO COSE STRANE.ANCHE SE CIÒ TI HA FERITO TANTISSIMO, PENSA CHE È FINITO,GUARDA IN AVANTI CON OTTIMISMO.LA TUA ONESTÀ, NON È STATA MESSA IN DISCUSSIONE , NÉ LESA DA QUESTA BRUTTA VICENDA .SEI UNA BELLA PERSONA, RIALZATI E SII FORTE.TI AUGURO IL MEGLIO DELLA VITA,TORNA AL SORRIDERE,A SPERARE PER TE STESSO,PER I TUOI CARI E PER LA TUA MAMMA.UN CARO ABBRACCIO CON AFFETTO.
Grazie amica mia
Ciao Dominik,ho letto con attenzione quello che hai scritto in un momento particolare della tua vita.Ti voglio esprimere il mio pensiero in riferimento alla vicenda che purtroppo hai vissuto .Abbiamo condiviso un periodo importante della vita l’adolescenza, il calcio è stato il lo sport che ci ha fatto conoscere ,proprio all’interno del rettangolo di gioco che ho realizzato la grande persona che eri ,leale ,corretto mai sopra le righe valori importanti che insieme all’educazione che ti ha insegnato la tua famiglia ,ti hanno fatto crescere e’diventare quello che adesso sei .Quando ho letto dai giornali,quello che ti era successo ho pensato che la persona in questione non era tu ,pensavo ad un errore di omonimia .purtroppo non era così.Non ho mai pensato neanche per un solo istante che tu fossi coinvolto in una vicenda così grande. Ero e rimango convinto della tua totale estranieta’ne ero così convinto che ho subito provato un sentimento di rabbia di rifiuto per le inqualificabili accuse che ti venivano rivolte.Ho provato felicità quando ho saputo del tuo ritorno alla libertà ,valore che ti è stato negato ingiustamente.Ti mando un caro saluto e ti auguro di riprendere in mano la tua vita e, viverla appieno consapevole che la tua esperienza rappresentanti il passato .
Grazie Franco, un caro abbraccio
Caro Domenico come hai detto tu “Ora so che nessuno può sentirsi immune”- Ogni cittadino italiano e calabrese in particolare può trovarsi in qualsiasi momento coinvolto nel tritacarne delle indagini a strascico. Vivere un incubo nella consapevolezza che si tratta di un errore di persona e per questo dovrà aspettare mesi per spiegarlo a qualcuno, ma poi il fatto più terrificante che nessuno chiederà scusa per l’errore e per averti rovinato la vita. Con affetto e stima – Nino
Grazie Nino
Che dire? Io non ti vivo nel quotidiano, ma basta poco per “vedere” l’altro. Conosco i tuoi genitori, io non riesco proprio a pensarti nel contesto in cui ti sei trovato. Ho salvato la foto del tuo arresto, l’ho guardata per giorni. E mi è parso tutto assurdo. Cancella tutto Dominik. Tu sei aria, luce, libero pensiero. E sei utile e necessario alla tua comunità
Grazie, Ester. Speriamo di poterci vedere 🙂