«M’i dati i morti?». Sono sempre di meno i bambini che vanno in giro, casa per casa, a chiedere offerte per i defunti. Ciò avviene sostanzialmente per due motivi. Il primo: perché sono pochi, in generale, i bambini che crescono nelle strade. Sono luoghi che non frequentano e che pertanto non gli appartengono, sballottati come sono tra danza, musica, calcio rigorosamente praticati in spazi chiusi, che non devono conquistare perché ci arrivano accompagnati dai genitori. La stessa cosa accade con le biciclette: al massimo vengono portati in pineta o in piazza e là pedalano, sotto l’occhio vigile della mamma o del papà. Il secondo: perché la globalizzazione sta cancellando consuetudini secolari e ha trasformato la ricorrenza dei defunti in un carnevale americano, con tanto di streghe e maschere di mostri che nulla hanno a che fare con il significato intimo della nostra tradizione. Che invece affonda le radici nell’incontro simbolico tra vivi e defunti, nel bisogno di mantenere un legame tra i due mondi.
La richiesta di cibo rappresentava proprio lo strumento di questo incontro simbolico, perché “i questuanti non sono altro che vicari dei defunti e il cibo loro offerto viene considerato un’offerta fatta ai defunti”. Il virgolettato è preso in prestito da Vito Teti, che fa riferimento alla tradizione degli “strinari” (da “strina”: dono, strenna), ma vale per tutti quelli che egli definisce “viaggi rituali e vicari dei morti”: ad esempio, i “mascherati” che uscivano dopo il tramonto durante il periodo di Carnevale o, appunto, i questuanti “per i morti”.
Le offerte consistevano per lo più in castagne, noci, uva, cachi, fichi secchi, mele, pere, cioccolatini e caramelle. Ma c’era anche chi offriva monete di piccolo taglio, che venivano poi investite per l’acquisto di leccornie da dividere tra i componenti della piccola comitiva. Chi apriva la porta dava “da mangiare” ai bambini perché essi rappresentavano le anime dei propri defunti, i quali avrebbero sofferto molto nel caso (molto improbabile) di un rifiuto.
In Sicilia, ricorda Andrea Camilleri, nella notte tra l’1 e il 2 novembre i bambini collocavano invece sotto il letto un cesto di vimini che la mattina avrebbero trovato riempito di dolci (i “morticini”), di giocattoli, di pupazzi di pezza. Erano regali lasciati dai defunti e i bambini avrebbero ricambiato quella visita notturna recandosi al cimitero, la mattina della “festa dei morti”.
La simbologia (e anche l’emozione) dell’incontro con i defunti è del tutto assente nella tendenza importata d’Oltreoceano. Commemorare i defunti significava annodare presente e passato e indicava ai bambini l’importanza di onorare le proprie radici. La festa di Halloween mi pare che non insegni niente di tutto questo: non la demonizzo, ma è un’altra cosa.
Ciao Domenico,ho letto poco fa questo interessante articolo su strill di oggi.
In America Halloween era stata portata dai nostri emigranti meridionali e da quelli di altre nazioni: la presunta ‘importazione’ è solo un viaggio di ritorno della festa (…) Oggi, ogni volta che si avvicina la festa di Halloween si sente parlare di una festa «americana», innestata in Italia come mera importazione statunitense. Questo è un errore storiografico e culturale”. Ad affermarlo è l’antropologo originario di Briatico, in provincia di Vibo Valentia, Luigi Lombardi Satriani.
Tanti saluti dalla Germania. Cosimo
Ciao Cosimo! Nell'articolo volevo soprattutto sottolineare un aspetto a mio avviso rilevante, e cioè il fatto che – mi sembra – si sta perdendo il culto dei morti. Nella nostra tradizione la "festa dei morti" era un incontro simbolico tra vivi e defunti e il veicolo di questo incontro era l'offerta di cibo. Nella festa di Halloween, che non demonizzo, questo aspetto mi pare sia secondario: è un'altra cosa.
Ciao Domenico ,purtroppo hai ragione. Il culto dei morti si sta perdendo , anche' perche' i ragazzini di oggi non hanno piu'bisogno di chiedere mi dati i morti.Castagne, noci fichi secchi, ci sono in abbondanza quasi in tutte le case.Il nuovo culto Halloween non ha niente piu' a vedere con i morti. Le persone vogliono divertirsi e non pensare che la vita qualche volta finisce.
Tanti saluti Cosimo