L’omaggio a Carmelo Tripodi, nel centocinquantesimo anniversario della nascita, è stata l’occasione per ripercorrere la storia di Sant’Eufemia d’Aspromonte tra il XIX e il XX secolo. Una comunità semplice, in prevalenza composta da contadini, braccianti agricoli e pastori, pur con la presenza di un diffuso artigianato, i cui manufatti venivano venduti nei due mercati settimanali che si tenevano in piazza Purgatorio.
Quando nacque Tripodi (28 aprile 1874), Sant’Eufemia contava poco più di seimila abitanti, concentrati nel “Vecchio Abitato”, nel “Petto” e nelle campagne, prima che il terremoto del 1908 determinasse l’edificazione della vasta area denominata “Pezza Grande”. Le abitazioni erano prive di servizi e per l’approvvigionamento dell’acqua i cittadini si servivano delle fontane pubbliche e dei lavatoi, dove le massaie facevano il bucato. Di notte regnava il buio, tranne che nelle poche strade e piazze illuminate dai circa trenta lampioni ad olio che il “lampionaio” accendeva e spegneva aiutandosi con una lunga asta. Sindaco era Paolo Capoferro, cognato di quel Michele Fimmanò che dominò la scena politica e amministrativa del paese per quasi sessant’anni.
Sin da piccolo Tripodi si appassionò alla pittura e al disegno, grazie alla frequentazione della bottega d’arte di un artista locale, Giosuè Versace. Nel 1895 si iscrisse all’Accademia di Belle Arti di Messina, dove seguì gli insegnamenti di Francesco Paolo Michetti, prima di fare ritorno in paese per aprirvi uno studio di pittura, di scultura e, in seguito, di fotografia. Artista poliedrico, vincitore di premi nazionali e internazionali, il valore etico della sua attività emerge nei ritratti e nelle fotografie, in particolare negli scatti unici e straordinari che documentano il disastroso sisma del 1908.
Carmelita Tripodi, nel commentare con competenza tecnica le immagini montate da Carmela Cutrì, si è soffermata sul genio del nonno, mentre dietro al tavolo dei relatori scorrevano il “Galileo Galilei”, “Cristo sulle acque”, i ritratti di alcune donne e quello del padre, le pale di un altare, l’altare monumentale della chiesa di S. Maria delle Grazie, il disegno della vecchia “Via della Fontana” (oggi via Nucarabella) e quello della “Varia”.
Marzia Tripodi ha quindi ordinato con delicatezza da nipote ricordi e testimonianze toccanti, che hanno esaltato la cifra umana ed esistenziale del grande artista eufemiese.
Le musiche di Angela Luppino, che ha eseguito alcune arie di Puccini e Mascagni, hanno infine conferito alla serata un’atmosfera piacevole ed originale.