Il resoconto della presentazione del libro, a cura di Disoblio Edizioni.
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Si è svolta sabato 13 dicembre, presso la Sala Consiliare del Palazzo Municipale di Sant’Eufemia d’Aspromonte, la presentazione del libro “Minita” di Domenico Forgione (Disoblio Edizioni). Alla presentazione, moderata da Carmela Cutrì (Docente di Lettere presso il Liceo Scientifico “E. Fermi” di Sant’Eufemia d’Aspromonte), sono intervenuti: Carmelo Pirrotta (Assessore alla Cultura di Sant’Eufemia d’Aspromonte), Fabio Cuzzola/Lou Palanca (Scrittore), Salvatore Bellantone (Editore), Domenico Forgione (Autore del Libro).
Carmela Cutrì ha introdotto i lavori, ricalcando come Domenico Forgione sia uno scrittore multiforme che propone in maniera avvincente una serie di racconti dotati di grande sensibilità umana. Il suo stile narrativo ricorda molto Umberto Saba, perché mette in evidenza le figure al margine della società. Come lo definisce Antonio Calabrò nella sua prefazione, l’autore è un artista del sentimento e un artigiano della speranza.
Carmelo Pirrotta ha spiegato l’importanza della presentazione di Minita per la città di Sant’Eufemia d’Aspromonte perché con questo libro Domenico Forgione ci arricchisce tutti, evidenziando come non possa esserci crescita alcuna se non attraverso la cultura e la lettura. Il suo libro sottolinea come il cambiamento provienga da ognuno di noi, con la consapevolezza di trasmettere ai più giovani dei modelli di vita sana.
Fabio Cuzzola/Lou Palanca ha spiegato come il libro di Domenico Forgione metta in risalto un nuovo genere letterario proveniente dal mondo della blogosfera e poi diventato un libro vero e proprio. Come dice Deleuze, occorre parlare al mondo e del mondo dal microcosmo da cui si proviene, senza mai dimenticare il luogo da cui si parla. La forza di Domenico Forgione è proprio questo, l’approccio meticcio alla globalità e al linguaggio. Come Anteo, l’autore è un gigante ben radicato nella propria terra, anche da un punto di vista etico, soltanto che gli dèi lo guardano solo. Parla dei vinti, dei semplici, di coloro che sembra non facciano storia invece ne sono i tasselli essenziali. Minita è un libro di resistenza contro tutte le oppressioni e un libro di radicamento alla propria terra.
Salvatore Bellantone ha chiarito come Domenico Forgione sia uno scrittore poliedrico. Come un arcobaleno, dentro di sé ha tanti di quei colori che rendono bella la sua scrittura, capace di raccontare qualsiasi cosa. Minita narra una grande trasformazione, da una vita a un’altra, in direzione di una chiara visione delle cose, nella quale tutto sarebbe diverso se ognuno di noi facesse la sua piccola parte. Il libro propone un viaggio alla scoperta della propria vera identità, coincidente con l’urgenza di non essere più così come il sistema impone con le sue mode, ideali e reali, e con i suoi strumenti di controllo e di manipolazione. Tale ritrovamento consiste nel recupero della coscienza e dello sguardo sul mondo proveniente dalla realtà in cui si è cresciuti, senza le macchie della società dei consumi, della fretta e del capitalismo. Minita è un libro di resistenza, di ribellione a tutti gli schemi manipolanti imposti dall’alto e a tutti i costumi degenerati della nostra società. Impone la fermata del tempo del potere e dell’economia, e l’accesso a un diverso tempo nel quale c’è ancora la propria unicità.
Domenico Forgione ha chiarito come Minita sia il libro più sofferto che ha scritto, perché parla di lui senza veli. Molti degli scritti presenti nel libro provengono dal blog “Messaggi nella bottiglia”, e contiene svariati racconti: giornalistici, di storia grande e piccole storie, di personaggi locali. Il libro racconta il mio ritorno a quello che ero. È un mix di cultura alta e bassa, di ironia e dramma. Ho voluto trattare dei sentimenti umani, lasciando al lettore la libertà di farsi un’idea e di ricercare le proprie citazioni che riempiono il proprio mondo. Come direbbe De André, “in ognuno brilla una goccia di splendore”. Occorre abituarsi a vedere le cose e le persone nella loro giusta dimensione ma ciò è possibile cominciando a fare qualcosa per gli altri ogni giorno. È questa la rivoluzione di cui necessitiamo, tornare al buon senso e alla responsabilità.
Accesa infine la lanterna della Disoblio, Sant’Eufemia d’Aspromonte è stata irradiata dalla luce della conoscenza, un bagliore nella notte portatore di una diversa visione delle cose, incentrata nella convivenza e nella condivisione.