Una considerazione sull’uscita di Violante a proposito del diritto alla difesa che “dovrebbe” essere garantito a Berlusconi. Perché credo che Berlusconi si è difeso, eccome se si è difeso. “Nel” processo e soprattutto “dal” processo. Nei tribunali, certo. Ma ancor più in Parlamento, dove gli avvocati dell’ex premier hanno dimostrato di sudarsi la pagnotta spendendosi senza tregua in favore del loro assistito.
Un lavoro da sarti del diritto: allunga di qua, accorcia di là. Ma anche abili giochi di prestigio che hanno trasformato in condotta specchiata ciò che fino a qualche tempo prima rappresentava una violazione del codice penale.
Ora si è di nuovo nella fase estensiva, per così dire. Prendere tempo, per evitare che la Giunta per le elezioni del Senato debba esprimersi sulla decadenza di Berlusconi prima che la Corte d’Appello di Milano quantifichi nuovamente la pena accessoria dell’interdizione dai pubblici uffici.
La storia del diritto alla difesa, ovvero del diritto alla difesa “ad oltranza”, in barba a qualsiasi condanna definitiva, mi ricorda le partite di calcio che da ragazzini disputavamo in piazza. A volte, non c’era un orario prestabilito, né veniva definito “a quanto” si dovesse arrivare: a cinque, a dieci reti, e così via.
No, niente di tutto ciò. Se la mia squadra era sotto, si giocava fino a remuntada completata. Anche a costo di fare notte.