Dado Galeotto è il protagonista del calendario da tavolo di Ristretti Orizzonti, appuntamento ormai tradizionale per chi si occupa di tematiche carcerarie. Ristretti Orizzonti è un bimestrale che racconta la vita del carcere, scritto da persone detenute e edito dall’associazione Granello di Senape di Padova. L’associazione è attiva nella promozione di percorsi di reinserimento dei detenuti, fedele al significato della parabola biblica: il più piccolo dei semi diventa una pianta sui cui rami gli uccelli si posano. Attività portata avanti anche da AltraCittà, cooperativa padovana nella quale sono occupati una quarantina di ex detenuti: lavoro per conto terzi, legatoria e cartotecnica artigianale, rilegatura e restauro libri, servizi archivistici, gestione biblioteche, digitalizzazione.
Alla rivista si affianca il progetto “A scuola di libertà”, grazie al quale ogni anno circa 5.000 studenti entrano in carcere e i detenuti nelle scuole, alla ricerca di un dialogo necessario per comprendere che le persone non sono il reato commesso e che il superamento dello stigma può dare buoni risultati nella prevenzione dei reati.
Nella cooperativa AltraCittà lavorava come grafico il freelance Graziano Scialpi, entrato in carcere nel 1996 e morto nel 2010 per un tumore al polmone diagnosticato con molto ritardo, dopo una serie di rifiuti alle richieste di essere sottoposto a visita medica: si sa, chi in carcere dice di stare male è soltanto un simulatore.
Redattore di Ristretti Orizzonti e “disegnatore per caso”, Scialpi è stato il creatore di Dado. Le sue vignette avvalorano le celebri parole di Dostoevskij («La tragedia e la satira sono sorelle e vanno di pari passo; tutte e due prese insieme si chiamano verità») e raccontano il carcere con l’arma dell’ironia, facendo ridere e riflettere su tematiche gravi e ataviche: sovraffollamento, autolesionismo, benefici, recidiva, rieducazione e reinserimento sociale.
Nel 2008 Scialpi ribadiva la necessità di «Fare in modo che il carcere, se ci deve essere, abbia un senso. Perché, così come è ora, il carcere genera esso stesso vittime, ed è da questo dato di fatto che bisogna partire». Diciassette anni dopo, il carcere in Italia non è cambiato di molto. Il dossier “Morire di carcere”, aggiornato quotidianamente da Ristretti Orizzonti, dimostra che il 2024 è stato l’anno peggiore, con 90 suicidi e 156 detenuti morti per “altre cause” (malattia, overdose, omicidio, cause “da accertare”). E l’inizio del 2025, con già 19 decessi registrati in totale, non sembra affatto indicare un’inversione di tendenza.
Chi entra in carcere si scontra con una realtà che stride con il dettato costituzionale. Il calendario accende i riflettori, sensibilizza: «Il Dado Galeotto – ha dichiarato Ornella Favero, direttrice di Ristretti Orizzonti e responsabile del volontariato nazionale nelle carceri – ci ricorda che le condizioni del carcere non migliorano. I numeri del sovraffollamento e dei suicidi crescono drammaticamente. Questo calendario è uno strumento di denuncia e speranza».