In questi giorni sui quotidiani locali è un gran dibattere. C’è chi si sente offeso dalla rappresentazione “esagerata” di un certo modo di fare politica e denuncia l’ulteriore discredito che si getta sulla Calabria. Un’accusa pretestuosa, visto che Cetto, televisivamente, “vive” dal 2003. E c’è chi, forse semplificando e generalizzando, riscontra nel personaggio l’amara e desolante realtà della cronaca quotidiana. Calabria Ora ha anche lanciato un sondaggio: “E a te Cetto fa ridere o arrabbiare?”.
Sono andato a vedere il film, spinto dai contrastanti pareri di due miei amici. Per il primo, Qualunquemente è di una noia mortale. Avrebbe voluto abbandonare la sala dopo i primi venti minuti, ma visto che di questi tempi il cinema non è uno spettacolo economico (a proposito, 7,5 euro al multisala di Reggio Calabria non sono eccessivi? Una mia amica a Brolo paga 5 euro) ha deciso di restare fino al termine della proiezione. L’altro mio amico ha invece riso dal primo all’ultimo minuto.
Personalmente, Cetto non mi ha fatto arrabbiare. La Qualunque va preso per quello che è: una caricatura. E nelle caricature sono soprattutto i tratti più caratteristici – specialmente i difetti – ad essere accentuati. È sempre stato così, nel disegno e nella satira. Altrimenti uno va a vedere una mostra di quadri o guarda un reportage giornalistico. Non si possono però nascondere alcuni evidenti limiti del film. La sceneggiatura latita, riducendosi a un escamotage per legare sketch in gran parte già noti. Si tratta, per l’appunto, di un “già visto” che raramente consente alle battute quell’effetto sorpresa che provoca lo scoppio di una risata. Di sicuro, il personaggio è più efficace e brillante nei 5-10 minuti di un’apparizione televisiva. Qualunquemente non vincerà l’Oscar. Ma non credo che sia stato prodotto, girato e interpretato con quest’ambizione.
Cetto è tra noi, purtroppamente
Stimo Antonio Albanese sin dai tempi di Su la testa e ho seguito sempre con molto favore la sua carriera artistica. Il timido e profondissimo Epifanio Gilardi (magnifico il monologo sui colori); l’irascibile Alex Drastico (“c’è tra di voi un figlio di nessuna che ha rubato il mio motorino?”); Pier Piero, il giardiniere di Arcore gay e interista; il telecronista foggiano Frengo (mitico l’incontro con l’allenatore del Foggia dei miracoli, Zdenek Zeman); il cinico industriale brianzolo Ivo Perego; e poi il cuoco Alain Tonné, il filosofo cocainomane Mino Martinelli, il sommelier, il ministro della paura, l’intellettuale di sinistra in crisi d’identità: maschere che appartengono all’immaginario collettivo in quanto allegorie della stessa natura umana. Uguale felice sorte è toccata a Cetto La Qualunque, il politico calabrese sprezzante della legge, dell’ambiente e della dignità delle donne. Un personaggio talmente riuscito che un sondaggio serio dà al 2,3% il consenso che raccoglierebbe se si presentasse alle elezioni (e un altro 7% di elettorato potenziale): più di Mpa, Api, Partito socialista, Radicali, La destra. Insomma, ci sono fior di politici di professione in campo da decenni che per una percentuale del genere farebbero carte false.
Ho visto il film proprio ieri sera (4 euri- prezzo ridotto per tutti il mercoledì al Reposi di Torino! :p)… Anche io ho trovato il personaggio esilarante, come sempre, ma il film nel complesso è abbastanza banale e per alcuni aspetti troppo forzato.
Devo però aggiungere che per alcune cose, onestamente, da "calabrese in vacanza", mi sono vergognata, ma proprio perchè queste rispecchiano la realtà, una certa mentalità se non altro… E' altrettanto vero però che i calabresi non sono tutti dei La Qualunque, ma anzi c'è una bella schiera di De Santis! 🙂
In pieno accordo sulla pochezza del film….ma solo perchè la realtà ha superato la finzione. Povero Cetto!!!
W Cetto…….ma abbasso CalabriaORa…spessatamente!!
Sono riuscita a vedere il film finalmente… Comincio col dire che ho pagato 6 euro e che d'ora in poi andrò al cinema solo ed esclusivamente di martedì (le donne pagano 4,50 euro). A quanto pare paese che vai prezzo del cinema che trovi… Il film non offende nessuno, è una caricatura come dice Domenic e deve essere visto in quanto tale. In alcuni tratti è agghiacciante perchè in effetti trova riscontro nella realtà (comunale, regionale, nazionale) ma credo anche che quando il personaggio è nato Albanese non si aspettava proprio quello che succede oggi (a questo punto devo correggermi: è la realtà che è agghiacciante perchè ha superato la fantasia di Albanese). Visto, rivisto e stravisto: le stesse battute, gli stessi comizi… In questo senso è stato un pò deludente. Ma niente di orribile o di noioso.