Come quei personaggi delle fiabe che si svegliano dall’incantesimo, Guccione sembra essere uscito dal torpore invernale. Ha preso così coscienza di una verità sensazionale, l’ha messa per iscritto, sigillata, affrancata e fatta recapitare a Bersani: il PD in Calabria non è mai nato. In pratica, la confessione di una crisi d’identità in pieno svolgimento. Perché se il partito non esiste, il segretario regionale è un avatar.
Troppo approssimativa come spiegazione. Oltre che auto assolutoria. Il PD invece è nato, ma è stato immediatamente soffocato in fasce da troppe faide e giochi di potere (o di prestigio: il nuovissimo “gioco delle tre poltrone” inventato e a lungo esercitato da Bova, Loiero e Adamo). Da questo punto di vista, Pirillo ha ragione da vendere: “Non è affatto vero che il PD in Calabria non è mai nato. Semmai è vero il contrario e cioè che si sta tentando in tutti i modi di soffocarlo sotto il peso di personalismi, guerre intestine e, cosa ancora più grave, senza l’autorevolezza di qualsiasi guida politica”.
Sulla bocca di chi, subito dopo essere stato eletto al Parlamento europeo grazie al contributo decisivo di Loiero, ha preso le distanze dal proprio sponsor principale e ha cominciato ingenerosamente ad avversarlo in tutti i modi, parole di questo tono sono ovviamente poco attendibili. Il dato politico però è un altro. La richiesta di azzeramento e commissariamento dei vertici del partito non rispecchia più soltanto una posizione minoritaria (Gigliotti).
Franceschini, nel corso della convention nazionale di “Area democratica”, ha proposto di affidare il PD calabrese ad una “personalità di grande autorevolezza, capace di ricostruire investendo su nuove energie”. “Na chiacchiera”, direbbero a Roma. Perché un rinnovamento radicale è impossibile in un contesto in cui le “nuove energie” sono sempre emerse col metodo della cooptazione e con operazioni di maquillage eseguite dal gruppo dirigente col solo fine di conservare una rendita politica.
Lo scenario di “tutti contro tutti” autorizza a pensare che la lettera del segretario regionale sia una richiesta d’aiuto, un modo per dire a Roma: “per favore, intervenite voi altrimenti rischio di essere sbranato”. Ma Guccione non può pensare di farla franca scaricando sugli altri responsabilità che sono anche sue. Le primarie fasulle che hanno portato alla sua elezione sono state il frutto dell’accordo Bova-Loiero, non un evento accidentale.
Certo, i panni sporchi andrebbero lavati in casa. Se, come sostiene Caminiti, “si sceglie non di discutere e decidere in Calabria, ma a Roma, per poi magari tornare in Calabria solo a decisione presa, per farla digerire al partito-colonia, allora non c’è da stupirsi se tutto diventerà sempre più ingestibile e sempre più inaccettabile”.
Ecco perché serve un becchino. Occorre fare tabula rasa del passato, di politici autoreferenziali che hanno come obiettivo esclusivo la propria sopravvivenza. Se tutto si risolverà con la solita soluzione pasticciata, per cui ognuno conserverà il proprio strapuntino, vorrà dire che a nulla è valsa la sonora batosta delle regionali.
Ciao Dominic! Condivido il fatto che i personalismi sono la base della politica calabrese e, per altri aspetti, nazionale. Mentre il PDL può contare in una forte leadership nazionale che accresce il peso dei candidati regionali e locali, per il PD non si può far lo stesso discorso. Ma è anche vero che il PDL è un partito che non sopravviverà a Berlusconi. Il PD è su questo che può e deve contare, sul fatto che aldilà da quello che succede a Roma, deve prendersi il rischio di crescere e svilupparsi dal basso, dalle sezioni locali, altrimenti i banchi dell'opposizione saranno già aggiudicati!
Ci vorrebbe una bella presa di coscienza in questo senso, ma sembra quasi che gli esponenti del PD, a tutti i livelli, abbiano un velo sugli occhi che non gli permette di vedere con lucidità come stanno le cose e quali potrebbero essere le "vie di fuga" a questa situazione che sta sfiorando l'assurdo. Se a livello nazionale non c'è una situazione stabile non è "da pretendere" una situazione migliore a livello regionale. Se manca una politica forte che stabilisca le linee da seguire nel PD su tutti i piani è naturale che si arrivi a questo: il partito diventa solo un gioco di potere personale, uno scontro "all'ultima poltrona" che non porterà noi cittadini da nessuna parte. Anzi, l'unica cosa che la politica dell'opposizione sta garantendo è la supremazia assoluta di quell'omino che fa discorsi sulla democrazia e sulla libertà, che parla di amore che vince su tutto (sembra quasi un'enciclica papale, e non è detto che il nostro Silviuccio non riesca anche a diventare papa, di sicuro "papy" lo è già…) e intanto coi fatti agisce per distruggere quello di cui tanto si riempie la bocca. Siamo davvero sicuri che il PDL non sopravviverà a Berlusconi? E soprattutto, prima di chiederci questo, siamo sicuri che noi cittadini e la democrazia tutta sopravviverà a Berlusconi? La situazione, a mio modo di vedere, è imbarazzante, si rasenta spesso la dittatura sotto gli occhi di un'opposizione incapace di agire, troppo legata alle lotte di potere interne e alle proprie convinzioni per fare un passo avanti e unirsi seriamente per superare l'ostacolo, o almeno per aggirarlo. Ad Anno Zero, dopo le regionali, Mentana ha detto una sacrosanta verità: gli italiani possono scegliere solo tra votare Berlusconi o non votarlo, il partito che è arrivato secondo non è il PD ma il partito dell'astensionismo. E a livello regionale è stato così anche per noi. Qual era la scelta? Dopo la politica seguita dall'amministrazione Loiero era inevitabile che il risultato fosse quello in Calabria. Invece di dare segni di rinnovamento, di cambiamento, di una politica nuova, gli esponenti locali del PD hanno lasciato le cose come stavano, rendendo molto più rassicurante l'immagine di Scopelliti, un sindaco che ha fatto tanto per la sua città e che ha promesso di fare altrettanto per la regione. Il problema non sta nella fattibilità di quelle promesse, ma nella voglia dei cittadini di cambiare, di essere rassicurati. Si sta attuando una politica subdola che agisce soprattutto attraverso i media, una politica dei "messaggi subliminali" che riesce ad avere un "fascino sensuale" soprattutto sul ceto di cultura medio bassa inculcando nella testa della gente cose assurde. E' a questo che dovrebbe cominciare a reagire il PD, ma con decisione.
Ciao freedom, sono d'accordo con te quando affermi che difficilmente il pdl sopravviverà a berlusconi. Però credo che questo, paradossalmente, sia uno dei drammi di una sinistra che esiste solo in quanto "contro" qualcuno, e che non ha invece un progetto politico ben definito, da sottoporre agli elettori con un minimo di credibilità. Può anche darsi che una volta uscito dalla scena politica berlusconi tutto verrà rimescolato e le stesse ragioni di chi ancora sta insieme (ex ds ed ex popolari, tanto per essere chiari) verranno meno. Detto questo, la tua ricetta (crescere dal basso) è validissima. E' proprio questa la strada che andrebbe intrapresa. Ma siamo sicuri che chi vuole darsi da fare per cambiare questo stato di cose sia disposto a farlo in un partito come il pd? Io noto che c'è grande fermento, soprattutto tra i giovani (lo si può verificare facendo un rapido giro sulla rete), ma la carica attrattiva del pd, così com'è ora, mi sembra molto scarsa. Personalmente, ogni volta che ho tentato di fare qualcosa all'interno di un partito, ne sono uscito nel giro di un paio di mesi…
PS: Carmen, il tuo era un commento o un articolo?! Peppe dj ha comunque promesso più RTL 102.5 per tutti… Ecchissenefrega se la Calabria sta sprofondando: l'importante è ballare, cantare e passeggare sulla via marina
I partiti in Calabria vivono "di rendita", poichè le alternative mancano! è come se non ci fosse una concorrenza: ognuno fissa il suo przzo e ti adegui al servizio pessimo che ti propina. La concorrenza vera, le lotte tra diversi partiti su questioni locali porterebbe ogni politico locale a spremersi il cervello per fare meglio dell'avversario. Da noi vinto e sconfitto sono solo marionette, che sanno di poter magnare comunque vadano le elezioni, proprio perchè un'alternativa che faccia concorrenza al loro modo di fare politica semplicemente non esiste: la mia unica speranza la momento rimane Callipo, vediamo che fine farà 😉
E' proprio così, purtroppo. Bastava vederli, destra e sinistra, nel giorno dell'insediamento del consiglio regionale. Sembrava il rientro a scuola dopo le vacanze estive: sorrisi, pacche, abbracci… L'importante, per la casta, è conservare il proprio grammo di potere. L'alternativa non c'è perché in una realtà povera tutti sono sotto ricatto. Non si è liberi e non si gode nemmeno dei diritti più elementari, è questa l'amara realtà. Oltretutto, quel poco di economia che esiste, salvo rarissime eccezioni, o è in mano alla criminalità o alla politica (o, spesso, ad entrambe, visto che tendono a coincidere). E' il cane che si morde la coda. Che fare? Un tempo l'emigrazione costituiva una valvola di sfogo, oggi nemmeno. Con 1.000-1.200 euro al mese in una città del nord quasi quasi non paghi neanche l'affitto di una casa… "Non è facile la vita dei pastori dell'Aspromonte…" ma nanche quella dei laureati!