“L’umanità dei luoghi. Storie di volontariato dall’Aspromonte al mare” è un documentario, prodotto dal Centro Servizi per il Volontariato dei Due Mari – ETS e realizzato da MedMedia, che in circa un’ora racconta storie significative di volontariato della Provincia di Reggio Calabria. Si parla anche dell’Agape di Sant’Eufemia d’Aspromonte (al minuto 30:50): anzi, sono i volontari a raccontare e a raccontarsi mentre sono impegnati nella realizzazione della colonia estiva. Di recente, “L’umanità dei luoghi” è stato selezionato per concorrere al 77° Festival Internazionale del Cinema di Salerno e, fino alle 23:55 del 1° dicembre, è possibile sostenerne la candidatura. Per votare è sufficiente aprire il link https://show.festivaldelcinema.it/ e registrarsi, fare l’accesso (login) digitando il nome utente e la password, cliccare sulla sezione DOCUMENTARI, trovare “L’umanità dei luoghi” e votare scegliendo il numero di stelline (da 1 a 5). Consiglio non soltanto di votare: l’intero documentario merita di essere guardato. In Calabria ci sono tante storie belle, che meritano di essere raccontate e conosciute.
Sin dalla sua fondazione, tra la RSA “Mons. Prof. Antonino Messina” e l’Associazione di volontariato cristiano “Agape” perdura un rapporto speciale, che nel tempo si è consolidato grazie alla realizzazione di iniziative di solidarietà presso la struttura di via Silvio Pellico. Anche ora che non è consentito effettuare le visite come nel periodo pre-covid, sono infatti diverse le occasioni di incontro: il “Natale di solidarietà”, la Via Crucis pasquale, la Giornata Mondiale del Malato, momenti di preghiera nel corso dell’anno con la recita del Rosario. I volontari si sentono a casa, da parte della direttrice Rossana Panarello e del personale che lavora nella struttura ci sono sempre grande disponibilità, spirito di collaborazione e un’apertura verso l’esterno che non è scontata, ma che è molto gratificante. Anche questa volta è stato così per l’idea, sposata con entusiasmo dal parroco don Marco Larosa, di fare vivere la novena di Sant’Eufemia anche agli ospiti della struttura, alla quale la presidente dell’Agape Iole Luppino ha consegnato una statuetta della Santa Protettrice. La visita e la recita della coroncina in onore di Sant’Eufemia è stata impreziosita dalla presenza del coro polifonico parrocchiale “Cosma Passalacqua”, con il quale da diversi anni l’Agape – specialmente all’interno della RSA – opera sinergicamente. Vivere al meglio l’associazionismo significa collaborare con le realtà operanti sul territorio, portatrici di identità proprie che, messe insieme, moltiplicano gli effetti positivi delle singole specificità. Dopo la recita della coroncina, guidata da don Marco, il salone della struttura è stato inondato dalla soave musica del Maestro Angela Luppino e dalle voci del coro parrocchiale, che ha eseguito i canti tradizionali dedicati a Sant’Eufemia: “Tutta bella, tutta pura” e “Leviam giulivi un cantico”. Un’esibizione toccante, alla quale molti anziani hanno dato un attivo e molto emozionato contributo. Per i volontari dell’Agape i momenti vissuti nella RSA “Messina”, emotivamente forti, sono unici. “Come se qualcuno li disegnasse con cura”, ha commentato un volontario, “ma in questa occasione con una cura addirittura maggiore rispetto al solito”: «Un luogo di sofferenza si trasforma di colpo in un angolo di paradiso nel quale il canto e la preghiera diventano, per chi crede in Dio, speranza di eternità». La struttura sanitaria è parte integrante della comunità eufemiese. Non è un luogo di morte, bensì un luogo di dedizione, di amore, di vita al di là delle difficoltà e del destino intuibile per coloro che si accingono a percorrere l’ultimo tratto di strada. I quali, proprio per questo motivo, meritano la massima considerazione. Osservando gli anziani e l’attività del personale della struttura si riesce a comprendere quanto sia orrenda l’imperante cultura dello scarto, più volte denunciata da Papa Francesco, e quanto sia inestimabile il valore di ogni singola esistenza umana.
«No casa, no casa». Non sappiamo se il rientro dall’ultimo giorno di colonia dell’Agape sia stato più duro per il nostro nuovo amico o per i volontari. E pensare che l’impatto era stato quasi traumatico. Sì, perché N., otto anni e gli occhi di chi ne ha viste tante per la sua poca età, al mare non ci era mai andato. La sabbia dentro le ciabatte brucia, lui non conosce questa sensazione. Tocca ad un volontario caricarselo in braccio con tutta la ciambella e portarlo in acqua. Ma non vuole entrare perché ha paura, strilla. Occorre pazienza, sedersi sulla battigia e bagnarsi a malapena i piedi. Si calma, anche se lo spavento torna quando un’onda più lunga gli arriva sulle gambe e sale sul pancino. Piange nuovamente. I volontari sono testardi, sanno aspettare. Il bambino non conosce nessuno, è il loro primo incontro. Ci deve prendere confidenza, come con l’acqua del mare. La fiducia arriva piano piano, seduti sulla riva, fino a quando N. non si lascia prendere in braccio e fa ingresso nella vasta distesa blu aggrappato al collo del suo bagnino personale. È fatta. Ora il mare è uno spazio accogliente, N. addirittura imita il volontario che fa la fontana con la bocca e per tutti i restanti giorni sarà un’impresa riuscire a convincerlo, quando arriva il momento di uscire. Anche se fuori si diverte con paletta, secchiello e formine, il pallone di diversi colori. La magia delle colonie estive dell’Agape è il moltiplicatore d’amore che si sviluppa tra volontari, ragazzi e chi “si trova a passare”: una compagnetta di giochi che non teme il mare agitato, la mamma che regala a N. lo zainetto di Spiderman, la coppia che dà una mano e che R. chiama “u papà” e “a mamma”. Proprio lui che quest’inverno ci aveva fatto tremare e aveva annuito quando, andando a fargli visita, lo avvisammo: «Vedi di riprenderti, che in estate dobbiamo andare al mare». È stato di parola. Parlare di volontariato è importante: non è vanità, né una forma di autocompiacimento per dire “guardate quanto siamo belli, buoni e bravi”. Serve per attivare sinergie positive di fronte a situazioni di bisogno che esistono, ma che non si possono conoscere se non si ha un “gancio”, se non ci si sporca le mani, se non si entra nelle case. Ed è motivo di orgoglio, per tutti noi, constatare la fiducia delle famiglie che da venticinque anni ci affidano ragazzi da assistere con un’attenzione particolare. È ciò che è successo quest’anno con N., grazie alla segnalazione di un’insegnante della scuola elementare. Il senso di “fare rete” sta nella collaborazione tra associazioni, istituzioni e comunità. Sta nella generosità della Scuola dell’infanzia paritaria “Padre Annibale Maria di Francia”, che ha messo a disposizione dell’associazione un mezzo di trasporto. Sta nel contributo di tutti coloro che partecipano alla raccolta di fondi nel tradizionale veglione di fine anno, grazie alla quale l’Agape finanzia la colonia estiva. Ogni edizione ha la sua canzone. L’hit di quest’anno è stata “Supereroi” di Mr. Rain, intonata da grandi e piccoli lungo il tragitto che da Sant’Eufemia conduce a Bagnara: «Non ho molto da darti, ma ti giuro che camminerò a un passo da te».
Ci siamo lasciati alle spalle tre anni di clausura e di scoramento, complici il Covid e le note vicende che hanno fatto piombare il paese in una sorta di abulia mai conosciuta in passato. Sant’Eufemia ha sempre avuto un tessuto sociale caratterizzato dalla particolare vitalità delle sue associazioni culturali, sportive, di volontariato e di promozione del territorio, dal dinamismo delle scuole e della parrocchia. Da questo punto di vista, il triennio 2020-2022 è stato sconfortante, ancorché comprensibile nel contesto di sbandamento generale causato anche dalla difficoltà di instaurare sinergie istituzionali. Avere privato per oltre due anni il paese di un’amministrazione comunale è stata la carognata più grave subita dalla nostra comunità, non mi stancherò mai di ribadirlo ogni volta che ne avrò occasione. Alcuni hanno provato a reagire e a loro va riconosciuto il merito di avere tenuto accesa una fiammella, alimentata da iniziative non irrilevanti: la parrocchia, l’Agape, il “Team Bike Sant’Eufemia 1000 km”, mastro Mimmo Fedele con l’Associazione regionale sarti e stilisti calabresi, le scuole, i due cori parrocchiali “Cosma Passalacqua” e “cAntonella gioia”. Questo per il passato. Il presente, per fortuna, ci parla d’altro. Da diversi mesi a Sant’Eufemia soffia un vento di rinascita che ispira fiducia. Piccole tracce, però incoraggianti, che vanno seguite con attenzione. Su tutte, la costituzione dell’associazione musicale “Thàleia”, composta da ragazzi giovanissimi ma già promotori di numerose iniziative (incontro sul ruolo della donna nella storia musicale, concerto per l’anniversario dell’Unità d’Italia, esibizioni varie), i quali per il solo mese di aprile hanno previsto tre incontri letterari e un concerto in piazza, per la Festa della Liberazione. Ma anche i protagonisti storici delle manifestazioni eufemiesi sono in fermento. L’associazione di volontariato cristiano “Agape”, che pure in questi anni è riuscita a mantenere la maggior parte delle sue tradizionali iniziative, dopo lo stop dell’anno scorso organizzerà nuovamente la colonia estiva per i disabili. Il “Terzo millennio”, da oltre due decenni protagonista assoluto dell’associazionismo eufemiese, tornerà con la “Primavera di libri” e ha in cantiere ambiziosi progetti nel campo della recitazione e del teatro. Indizi importanti, che segnalano una ricucitura del tessuto cittadino sfibrato dagli eventi dell’ultimo triennio e che occorre convogliare nella direzione di un’auspicabile ripresa culturale e sociale. I riti religiosi della Settimana Santa hanno registrato un’adesione popolare straordinaria, come non accadeva da tempo e sulla quale è necessario riflettere. Una nuova primavera può infatti sbocciare soltanto se si parte da questo diffuso desiderio di partecipazione, che trae linfa dal sentimento identitario della condivisione di un destino comune.
Foto tratta dal profilo Facebook della Parrocchia di Sant’Eufemia
Nella emozionante e molto partecipata Via Crucis cittadina di ieri sera, guidata dal parroco di Sant’Eufemia don Marco Larosa e animata da gruppi, associazioni, scuole e amministrazione comunale, all’Agape è stata affidata la meditazione sulla terza stazione (“Gesù cade per la prima volta”):
«Perché è capitato proprio a me?». Quante volte ci siamo posti questa domanda di fronte a un dramma che sconvolge le nostre esistenze o quella di persone a noi care? Ingiustizia, malattie, morti improvvise o al termine di lunghe sofferenze che non riusciamo a spiegare, né ad accettare. Eventi scandalosi, ma è proprio dallo scandalo delle nostre coscienze che dobbiamo partire. Dallo scandalo nell’accezione biblica di “inciampo”: ostacolo che costringe a soffermarsi e a riflettere. Come ci accade di fronte a Gesù piegato sotto il peso della croce. Gesù non dovrebbe cadere, perché Egli è Dio. Eppure Gesù cade, Egli si abbassa al nostro livello di comuni mortali e nel cadere ci indica la Via. Don Tonino Bello ci ha insegnato che le ferite sono un’occasione speciale nella vita di ciascuno di noi, se siamo capaci di trasformarle in feritoie attraverso le quali farvi passare la luce della rinascita, la luce che ci rimetterà in piedi. La Luce di Dio. Per amore Gesù si fa uomo e assume su di sé i peccati dell’uomo, rappresentati dalla croce che lo schiaccia a terra: sfinito, flagellato, sputato e deriso. Una volta caduto, si rialza e riprende il cammino verso il Calvario. Il suo messaggio è: «Rialzatevi e continuate a camminare». Ogni volta che cadiamo, ogni volta che ci sentiamo umiliati, ogni volta che non vediamo via d’uscita, rialziamoci e continuiamo a camminare: confidiamo nella Sua guida per trovare la forza necessaria ad andare avanti. Se crediamo in Lui, sopporteremo il peso delle avversità e delle ingiustizie disseminate lungo il cammino che conduce alla Verità. Se ci affidiamo alla Sua Parola, troveremo conforto e pace.
Con la “Via Crucis del malato” svolta all’interno della Residenza sanitaria per anziani “Mons. Prof. Antonino Messina” è iniziata ieri la “Pasqua di solidarietà” dell’Agape. Guidati dal parroco don Marco Larosa, i volontari dell’associazione, le operatrici della struttura con la direttrice Rossana Panarello e le cantanti del coro “Cosma Passalacqua”, dirette da Angela Luppino, hanno ripercorso le tappe della Passione di Gesù. Di stazione in stazione, la presidente dell’associazione Iole Luppino ha portato la croce, soffermandosi sui “quadri” retti dagli ospiti della struttura, sistemati attorno al grande tavolo circolare della sala ricreativa. Molto emozionante è stata l’esecuzione finale da parte del coro di “Stava Maria dolente”, il celebre e straziante canto delle Marie che caratterizza a Sant’Eufemia la Processione dei Misteri. Al termine del rito religioso, la presidente dell’Agape ha consegnato alla direttrice della struttura un caratteristico crocifisso della Via Crucis, sul quale sono disposte le 14 stazioni e – al centro – Gesù Risorto, simbolo del trionfo della vita sulla morte. Nel corso della Settimana Santa i volontari consegneranno le uova di Pasqua ai ragazzi che generalmente partecipano alla colonia estiva organizzata dall’associazione, mentre domani, insieme alle altre realtà associative cittadine, l’Agape – alla quale è stata assegnata la meditazione sulla terza stazione – parteciperà alla Via Crucis parrocchiale che si snoda lungo le strade del paese.
La Giornata mondiale del malato, giunta alla trentunesima edizione, è tra le iniziative “storiche” dell’Associazione di volontariato cristiano “Agape”. Come ormai da tradizione ogni 11 febbraio, anche quest’anno i volontari si sono recati presso la struttura residenziale per anziani “Mons. Prof. Antonino Messina”, accompagnati dal parroco don Marco Larosa, il quale ha condotto la recita del Santo Rosario e impartito agli ospiti della struttura il sacramento dell’Unzione degli infermi. Tema della trentunesima Giornata del malato è stata “la compassione come esercizio sinodale di guarigione”. Nel suo messaggio Papa Francesco ha sottolineato che «non siamo mai pronti per la malattia. E spesso nemmeno per ammettere l’avanzare dell’età. Temiamo la vulnerabilità e la pervasiva cultura del mercato ci spinge a negarla. Per la fragilità non c’è spazio. E così il male, quando irrompe e ci assale, ci lascia a terra tramortiti. Può accadere, allora, che gli altri ci abbandonino, o che paia a noi di doverli abbandonare, per non sentirci un peso nei loro confronti. Così inizia la solitudine, e ci avvelena il senso amaro di un’ingiustizia per cui sembra chiudersi anche il Cielo. […] Tutti siamo fragili e vulnerabili; tutti abbiamo bisogno di quell’attenzione compassionevole che sa fermarsi, avvicinarsi, curare e sollevare. La condizione degli infermi è quindi un appello che interrompe l’indifferenza e frena il passo di chi avanza come se non avesse sorelle e fratelli». Fermarsi, avvicinarsi, curare e sollevare. Come il Samaritano che raccoglie per strada un uomo mezzo morto e, dopo avergli prestato le prime cure, lo porta in una locanda e lo affida all’albergatore raccomandandogli: «Abbi cura di lui». La presidente dell’Agape, Iole Luppino, ha consegnato il dono dell’associazione alla struttura, un’aureola luminosa per la statua della Madonna di Lourdes, e la “Pergamena di Solidarietà” al Coro parrocchiale “cAntonella gioia”, che ha partecipato all’iniziativa accompagnando con canti religiosi la recita del Rosario. Alle 18:00, presso la chiesa di Sant’Eufemia, don Marco ha infine celebrato la Santa Messa, dedicata dall’Agape ai volontari defunti, nel corso della quale è stata recitata la preghiera predisposta dall’Ufficio Nazionale per la pastorale della salute: «Padre santo, nella nostra fragilità ci fai dono della tua misericordia: perdona i nostri peccati e aumenta la nostra fede. Signore Gesù, che conosci il dolore e la sofferenza: accompagna la nostra esperienza di malattia e aiutaci a servirti in coloro che sono nella prova. Spirito consolatore, che bagni ciò che è arido e sani ciò che sanguina: converti il nostro cuore perché sappiamo riconoscere i tuoi prodigi. Maria, donna del silenzio e della presenza: sostieni le nostre fatiche e donaci di essere testimoni credibili di Cristo Risorto».
Sant’Eufemia d’Aspromonte si conferma, ancora una volta, una comunità generosa. Ne abbiamo avuta l’ennesima dimostrazione ieri sera, in occasione della tombolata del “Natale di solidarietà” dell’Agape presso la sala ricevimenti “Il Cagnolino”, che ha registrato un’adesione straordinaria. Circa trecento sono stati infatti i partecipanti alla tradizionale iniziativa di beneficenza con la quale l’Agape raccoglie fondi che poi utilizza per il finanziamento delle proprie attività. Mi ha fatto molto piacere la presenza massiccia dell’associazionismo eufemiese, che per me rappresenta da sempre il fiore all’occhiello del nostro territorio, così come quella delle istituzioni civili e religiose, a partire dal sindaco Pietro Violi e dal parroco don Marco Larosa. Segnale evidente della necessità di fare aggregazione, nonostante questi nostri tempi ci spingano all’isolamento. Sta alle istituzioni e alle associazioni, in sinergia e con spirito propositivo, cogliere e sviluppare occasioni di crescita collettiva. Uno sforzo organizzativo di così vasta portata sarebbe stato insostenibile senza il contributo dei ragazzi del locale liceo scientifico, non nuovi alla partecipazione ad iniziative di solidarietà e che proprio di recente si sono occupati della distribuzione delle stelle di Natale dell’Ail nelle piazze del paese. A loro va il nostro più sentito ringraziamento, accompagnato dall’auspicio che possano abbracciare con sempre maggiore convinzione i valori del volontariato. Un altro doveroso grazie va rivolto ai tanti, cittadini privati e titolari di attività commerciali che hanno generosamente offerto i premi e preparato i dolci. Siamo consapevoli che non ci si salva da soli, occorre fare squadra. Con questo spirito l’Agape, per mano della presidente Iole Luppino, ha omaggiato il Maestro Angela Luppino con la “pergamena della solidarietà” per il Concerto di Natale tenuto dal coro polifonico parrocchiale “Cosma Passalacqua” presso la RSA “Antonino Messina”, in occasione della consegna dei doni di Natale agli ospiti della struttura per anziani. Grazie a tutti.
“Solidarietà attraverso il volontariato” è il tema della Giornata internazionale del volontariato, istituita dalle Nazioni Unite nel 1985 e celebrata ogni 5 dicembre, che quest’anno guarda alle emergenze globali e ai cambiamenti climatici. Nella sua dichiarazione, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha rimarcato il “valore inestimabile” del volontariato, che è “espressione della solidarietà basata sulla consapevolezza di un destino comune a tutta l’umanità”: «Offrire soccorso a chi è in difficoltà con altruismo e abnegazione genera comunità inclusive, robuste, fondate sulla tutela dei diritti fondamentali. L’ampia e spontanea mobilitazione in aiuto delle comunità colpite da eventi calamitosi ne è testimonianza». Ma qual è lo stato di salute del volontariato e delle associazioni no profit? È inutile negarlo: la pandemia ha lasciato il segno, attestato da un calo del 20% delle associazioni attive, prevalentemente tra quelle che si occupavano di attività ricreative e che si sono ritrovate senza sedi e senza mezzi, messe in ginocchio anche dal caro bollette. Nel suo messaggio Mattarella ha ribadito che il volontariato costituisce “una risorsa preziosa per le istituzioni”. Ne sono convinto da quando ho iniziato a frequentare questa realtà. Le associazioni di volontariato si occupano di assistenza ad anziani, disabili, soggetti che vivono in condizione di disagio sociale ed economico. Si occupano degli invisibili, di coloro che molti non vedono o fingono di non vedere, sono presenti in posti nei quali lo Stato spesso non riesce ad arrivare, perché distratto o perché privo di risorse adeguate. Il volontario ha una visione della vita fondata sulla religione del dovere nei confronti della propria comunità, che si traduce in senso di responsabilità e nell’impegno per rendere migliore il luogo in cui si vive: ad esempio, promuovendo la cultura e la tutela dell’ambiente. Sant’Eufemia ha una tradizione consolidata nel campo del volontariato sociale, culturale e di promozione del territorio. Anche qua il contraccolpo della pandemia è stato duro. Tuttavia, credo che sia possibile cogliere alcuni segnali positivi, ai quali aggrapparsi con fiducia. L’associazione di volontariato cristiano “Agape” ha ripreso a svolgere qualche attività e ha già programmato le iniziative del suo tradizionale “Natale di solidarietà”. L’associazione “Terzo millennio” ha chiuso con numeri confortanti il nuovo tesseramento e sta programmando le manifestazioni da realizzare nel 2023. Sodalizi sportivi quali il “Team Bike Sant’Eufemia 1000 km” e “ASD Kratos Red” hanno dimostrato una vivacità sorprendente in un periodo di stallo generale. Il ritorno alla normalità politico-amministrativa a Sant’Eufemia – questa è la mia speranza e il mio augurio – può certamente ridurre la distanza tra associazioni e istituzioni e riavviare quel rapporto sinergico che nella comunità eufemiese è sempre stato un costante e invidiabile punto di forza.
«Io so che gli angeli sono milioni di milioni/ E non li vedi nei cieli ma tra gli uomini». Pensavo ai versi di Lucio Dalla (“Se fossi un angelo”), mentre oggi pomeriggio con altri volontari dell’Agape e con il parroco don Marco mi trovavo all’interno della RSA “Mons. Prof. Antonino Messina”. Di recente, in due circostanze siamo riusciti a recarci presso la struttura per anziani di via Silvio Pellico, con le dovute precauzioni. Indossiamo la mascherina e, dopo la rilevazione della temperatura corporea all’ingresso, ci fermiamo nelle scale che portano alla sala destinata alle attività comuni e alle visite familiari. Dai gradini, guidati da don Marco, recitiamo insieme ad alcune operatrici il Santo Rosario per gli anziani radunati al centro della sala, sotto. Vorremmo fare di più, ma per il momento non si può e credo sia giusto così. Alla struttura, agli anziani che in oltre due decenni vi hanno trascorso il loro ultimo tratto di vita e a tutti coloro che vi lavorano siamo particolarmente legati. Molte delle cose che abbiamo imparato sono di difficile spiegazione, come quella capitata oggi. Appena una signora affetta da Alzheimer ha cominciato ad agitarsi sulla poltrona e a gridare, le si è accostata un’operatrice che le ha preso la mano e, tenendola stretta alla sua e accarezzandola, in pochi secondi è riuscita a calmarla. Vorrei mettere da parte ogni accento retorico, ma credo che “miracoli” del genere ci riportano ad una dimensione umana alta ed essenziale, che lascia a terra giornate spesso pienissime di niente. L’angelo di Lucio Dalla oggi indossava una divisa da Oss.
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