Non è moralismo condannare senza equivoche strizzatine d’occhio la violenza verbale dei grillini e il loro determinante e sistematico contributo all’imbarbarimento del dibattito politico. “Napolitano boia”, “boia chi molla”, tagliole e fischietti, il tentativo di aggredire fisicamente Laura Boldrini, “non torneremo in Aula pacificamente”, il Parlamento trasformato nella peggiore curva da stadio. Atteggiamenti irresponsabili e pericolosi. Perché nel “gioco” democratico, la forma diventa sostanza, specialmente nelle sedi istituzionali, luoghi “sacri” che non conoscono stanche liturgie, per usare una terminologia storicamente cara a chi, qui o altrove, ha sempre puntato a fare saltare il banco.
Nella House of Commons ai parlamentari inglesi non è consentito oltrepassare la linea tracciata sul tappeto di fronte ai propri banchi, né parlare direttamente ai colleghi, ai quali occorre invece rivolgersi in terza persona. Stranezze d’Oltremanica? No, regole della più antica democrazia parlamentare del mondo, solida anche per questi “dettagli” apparentemente formali.
Ancora: impedire di rilasciare dichiarazioni al capogruppo del partito democratico Roberto Speranza è squadrismo. Chi minimizza la violenza dell’azione dei cinquestelle si assume la responsabilità di avallare pericolosamente lo spostamento in avanti del limite oltre il quale la convivenza civile viene messa a repentaglio. E spostando spostando, per dirla alla Calamandrei, ci si ritrova senz’aria.
Sul piano concreto dell’azione politica, è bastato un anno di Parlamento per svelare il trucco della protesta grillina, che è essenzialmente una pratica onanistica.
Non è un caso che la tensione abbia raggiunto l’acme proprio nei giorni in cui si va profilando l’accordo su legge elettorale e riforma dello Stato. Che personalmente non apprezzo: ma il poco, alla fine, è meglio del niente, soprattutto quando la contrapposizione ha come esito la paralisi. All’ordine dato dall’approvazione di norme condivise dalla maggioranza delle forze politiche, i pentastellati contrappongo il disordine della bagarre. Perché sono stati costretti ad inseguire e perché sono in difficoltà quando gli altri “fanno”, pur con i limiti da molti evidenziati.
Respinto al mittente ogni invito a collaborare nella stesura delle riforme, per il movimento di Grillo e Casaleggio diventa strada obbligata il disco rotto “VE NE DOVETE ANDARE!”. Più che una linea politica, l’alibi per nascondere la propria inconcludenza.