Ninna nanna della guerra

Trilussa (Carlo Alberto Salustri), poeta dialettale romanesco che raccolse la tradizione dei sonetti di Gioacchino Belli, nel tempo se ne distaccò per dedicarsi alla favola satirica e moraleggiante. Allo scoppio della Prima guerra mondiale, mentre in Italia infuriava la polemica tra interventisti e neutralisti, compose la celebre “Ninna nanna della guerra”, una potente invettiva contro il conflitto bellico.
Secondo i ricercatori del canto popolare italiano Virgilio Savona e Michele Straniero, curatori nel 1981 per l’editore Garzanti dei due volumi Canti della Grande Guerra (a loro volta, citano il lavoro Canzoni italiane di protesta, di Giuseppe Vettori, pubblicato da Newton Compton nel 1974), il testo di Trilussa fu cantato nelle trincee grazie a due autori anonimi che lo arrangiarono con la musica di un canto popolare piemontese (Feramiu: raccoglitore ambulante di ferri vecchi).
Per esigenze di semplificazione, dal testo originario furono eliminati la prima strofa completa, nella quale si fa riferimento a “Farfarello” (un diavolo dantesco), “Gujermone” (Guglielmo II, re di Prussia e imperatore di Germania dal 1888 al 1918) e “Cecco Beppe” (Francesco Giuseppe I d’Asburgo-Lorena, imperatore d’Austria dal 1848 e re d’Ungheria dal 1867 al 1916), nonché i primi due versi della seconda e della terza strofa.
La composizione è un amaro canto di pace rivolto dall’autore ad un bambino, in una sorta di protezione dalla bruttezza della violenza. Se ti addormenti, non vedi lo strazio della gente che si scanna. L’artificio letterario consente a Trilussa di denunciare i potenti che “giocano” alla guerra ammantandola di ragioni che ragioni non sono, incuranti degli effetti che ricadono sempre sulle persone comuni, coloro che ne pagano le conseguenze. Non è difficile cogliere l’attualità di versi che, ieri come oggi, confermano quanto la morte sia una realtà drammaticamente familiare per troppi bambini.
Variamente adattata nella versione popolare, la “ninna nanna” è stata eseguita da molti artisti, tra i quali Gigi Proietti, del quale ripropongo un’intensa interpretazione.

Ninna nanna, nanna ninna,
er pupetto vò la zinna:
dormi, dormi, cocco bello,
sennò chiamo Farfarello
Farfarello e Gujermone
che se mette a pecorone,
Gujermone e Ceccopeppe
che se regge co’ le zeppe…

co’ le zeppe de un impero
mezzo giallo e mezzo nero;
ninna nanna, pija sonno
che se dormi nun vedrai
tante infamie e tanti guai
che succedeno ner monno
fra le spade e li fucili
de li popoli civili.

Ninna nanna, tu nun senti
li sospiri e li lamenti
de la gente che se scanna
per un matto che comanna,
che se scanna e che s’ammazza
a vantaggio de la razza
o a vantaggio de una fede
per un Dio che nun se vede…

…ma che serve da riparo
ar sovrano macellaro;
che quer covo d’assassini
che c’insanguina la tera
sa benone che la guera
è un gran giro de quatrini
che prepara le risorse
pe’ li ladri de le Borse.

Fa la ninna, cocco bello,
finché dura ’sto macello,
fa la ninna, che domani
rivedremo li sovrani
che se scambieno la stima
boni amichi come prima;
so’ cuggini, e fra parenti
nun se fanno complimenti!

Torneranno più cordiali
li rapporti personali
e, riuniti infra de loro,
senza l’ombra de un rimorso,
ce faranno un ber discorso
su la Pace e sul Lavoro
pe’ quer popolo cojone
risparmiato dar cannone.

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