Anche quest’anno l’Associazione di volontariato cristiano “Agape” di Sant’Eufemia sarà al fianco dell’Airc, che torna in 2.000 piazze per distribuire le colorate confezioni da 200 grammi di cioccolato fondente Venchi.
Nel 2023 sono state registrate in Italia 395.000 nuove diagnosi di tumore (208.000 tra gli uomini e 187.000 tra le donne), più di mille al giorno. I progressi nella ricerca rendono però più efficaci le cure e prevengono le recidive: tra il 2010 e il 2020 sono infatti aumentate del 54% le persone vive a dieci anni di distanza dalla diagnosi.
Con l’acquisto dei cioccolatini della ricerca offriamo un contributo concreto al lavoro di circa 6.000 ricercatori Airc, per rendere il cancro sempre più curabile.
Vi aspettiamo in piazza Matteotti, domenica 10 novembre, a partire dalle ore 9:00.
4 novembre
La ricerca sugli eufemiesi che parteciparono alla Prima guerra mondiale, durata quasi quattro anni, si rivelò molto impegnativa, perché mai come allora il foglio da riempire si presentava bianco. Scrivere la biografia di ogni singolo soldato è operazione molto complessa, realizzabile soltanto incrociando i dati forniti da diverse fonti. Le informazioni sui circa 600 militari di Sant’Eufemia d’Aspromonte che parteciparono al conflitto si trovano infatti sparse tra le pagine di 257 volumi di ruoli matricolari della provincia di Reggio Calabria, da sfogliare una ad una, così come le schede contenute nei 67 cassetti dell’Ufficio notizie. Ma le difficoltà sono anche altre, ad esempio riuscire a seguire gli spostamenti delle compagnie sul fronte di guerra o individuare i paesi e le frazioni dove venivano allestiti gli ospedali da campo, la cui numerazione varia costantemente.
La ragione dello studio pubblicato nel libro Sant’Eufemia d’Aspromonte e la Grande Guerra (Il Rifugio editore, 2018) si può riassumere nella volontà di andare oltre i freddi numeri. Mi interessava ribadire la funzione etica della parola scritta in quanto atto di giustizia nei confronti degli ultimi, dei dimenticati, di coloro che attraversano la storia senza lasciare alcuna traccia. Per questo avevo bisogno di tutti quei giovani, non soltanto degli ottantotto ai quali era già stata riservata qualche riga nell’Albo d’Oro dei caduti.
Non si può comprendere il significato di quella tragedia se non si entra nei camminamenti insieme a chi li percorse allora, senza patire insieme ai fanti il gelo dell’inverno sul Carso, la fame, le condizioni igieniche aberranti delle trincee. Dei circa seicentocinquantamila caduti italiani, centomila morirono per malattia: febbri, bronchiti, polmoniti, infezioni, colera, tubercolosi, tifo, malaria, meningite, “spagnola”. A quella sofferenza volevo dare un nome e un volto, in modo da percepirla ancora viva, più vicina a chi la legge tradotta in una cifra: ventuno, il numero degli eufemiesi morti per malattia.
Ho così visto i piedi congelati di Antonino Carlo sull’Asiago e di Francesco Villari sul Pasubio, e sono stato accanto ai 130 feriti e ai 72 prigionieri nei campi di prigionia austro-ungarici e tedeschi, dove le condizioni di vita erano durissime. Giovani ammassati in baracche prive di qualsiasi forma di riscaldamento, con a disposizione una razione di cibo (una minestra con poche foglie di rapa, una patata, pochi grammi di pane) inferiore a 1.000 calorie giornaliere. La denutrizione e la scarsissima igiene provocavano l’insorgere di epidemie, il dilagare della dissenteria e uno stato di deperimento che in breve tempo portava molti prigionieri alla morte: tra questi e insieme ad altri cinque eufemiesi, Domenico Ceravolo, stroncato da un’enterite nel campo di prigionia di Milowitz, in Boemia.
I versi di “San Martino del Carso” ci toccano più nel profondo se scopriamo che, tra i morti asfissiati in seguito all’attacco chimico austriaco sul monte reso immortale dai versi di Giuseppe Ungaretti, cinque erano nostri nonni o bisnonni.
Ma mi interessava anche scoprire l’umanità che mai capitola, nemmeno tra le atrocità e l’abiezione della guerra. L’eroismo del diciottenne Antonino Tripodi, che trae in salvo cinque civili travolti dall’inondazione provocata da una piena dell’Isonzo, le commoventi cartoline di Giovanni Siviglia e Antonino Sofo, la lettera che Antonia invia al marito Giuseppe Luppino insieme ad una ciocca di capelli castani, la punizione assurda di Bruno Cammarere, reo di avere dato di nascosto del vino a un prigioniero austriaco.
Tra i soldati eufemiesi morti nella Prima guerra mondiale, undici risultano dispersi. Di loro non fu mai trovato il corpo, nessun fiore fu posato sulle loro tombe. La ricostruzione della loro tragica vicenda militare è una forma di risarcimento postumo, un modo per considerarli meno dispersi.
La colonia estiva dell’Agape 2024
Si è conclusa nel cortile della Scuola dell’infanzia paritaria “Padre Annibale Maria di Francia” l’edizione 2024 della colonia estiva dell’Agape. Una serata di canti, balli, giochi, rustici, dolci e tanti, tanti sorrisi. Il magone alla fine resta sempre, ma anche la determinazione nel darsi tutti appuntamento alla prossima estate.
Quest’anno è stata dura, inutile nasconderlo. Ma forse proprio per questo è stato più bello riuscirci ancora, perché la forza di volontà davvero è capace di smuovere le montagne. Abbiamo fatto del nostro meglio, siamo stati ripagati dalla felicità dei ragazzi. Questo conta.
C. con le sue mille domande, R. che barcolla ma non crolla, G. che aspetta in piedi dietro la porta l’arrivo del furgone, anche quest’anno generosamente messo a disposizione dalla “Annibale Maria di Francia”. T. lo “sdraiatore”, improvvisatosi anche venditore ambulante, per la gioia di tutti. N. che ha provato senza braccioli né ciambella: «Tienimi stretto». Certo che ti teniamo stretto, basta il tuo “ciauwu” ad aprire il cuore. Bastano i tuoi occhi, quando ti abbiamo detto che era l’ultimo giorno di mare.
E poi l’esordio della sedia job ricevuta in dono, a conferma di quanto importante sia il contributo della comunità e dei privati che da sempre sostengono questa iniziativa, in silenzio o partecipando al veglione di fine anno, che di fatto finanzia la colonia. Ancora una volta a Bagnara, quest’anno in due tempi: fine luglio e fine agosto, per riuscire in qualche modo a completare due settimane.
Quest’anno siamo stati in pochi, troppo pochi, anche se tre nuove volontarie hanno avuto modo di provare questa esperienza. Ma non si può fare volontariato, così come partecipare alle attività di qualsiasi associazione, se non si è disposti a rinunciare a qualcosa. Non si tratta di coprire un buco nelle proprie vite, quanto di aggiungere qualcosa che le arricchisca di senso.
Esistono sempre validi motivi che portano altrove: impegni di lavoro e di famiglia, difficoltà ad incastrare giorni ed ore. Ma ne esiste sempre almeno uno in più per non tirarsi indietro, per esserci. E per rispondere al dolore recente degli addii di Cosimo e Angela con l’allegria di questi giorni, che a loro dedichiamo.
La serata commemorativa in onore di Carmelo Tripodi
L’omaggio a Carmelo Tripodi, nel centocinquantesimo anniversario della nascita, è stata l’occasione per ripercorrere la storia di Sant’Eufemia d’Aspromonte tra il XIX e il XX secolo. Una comunità semplice, in prevalenza composta da contadini, braccianti agricoli e pastori, pur con la presenza di un diffuso artigianato, i cui manufatti venivano venduti nei due mercati settimanali che si tenevano in piazza Purgatorio.
Quando nacque Tripodi (28 aprile 1874), Sant’Eufemia contava poco più di seimila abitanti, concentrati nel “Vecchio Abitato”, nel “Petto” e nelle campagne, prima che il terremoto del 1908 determinasse l’edificazione della vasta area denominata “Pezza Grande”. Le abitazioni erano prive di servizi e per l’approvvigionamento dell’acqua i cittadini si servivano delle fontane pubbliche e dei lavatoi, dove le massaie facevano il bucato. Di notte regnava il buio, tranne che nelle poche strade e piazze illuminate dai circa trenta lampioni ad olio che il “lampionaio” accendeva e spegneva aiutandosi con una lunga asta. Sindaco era Paolo Capoferro, cognato di quel Michele Fimmanò che dominò la scena politica e amministrativa del paese per quasi sessant’anni.
Sin da piccolo Tripodi si appassionò alla pittura e al disegno, grazie alla frequentazione della bottega d’arte di un artista locale, Giosuè Versace. Nel 1895 si iscrisse all’Accademia di Belle Arti di Messina, dove seguì gli insegnamenti di Francesco Paolo Michetti, prima di fare ritorno in paese per aprirvi uno studio di pittura, di scultura e, in seguito, di fotografia. Artista poliedrico, vincitore di premi nazionali e internazionali, il valore etico della sua attività emerge nei ritratti e nelle fotografie, in particolare negli scatti unici e straordinari che documentano il disastroso sisma del 1908.
Carmelita Tripodi, nel commentare con competenza tecnica le immagini montate da Carmela Cutrì, si è soffermata sul genio del nonno, mentre dietro al tavolo dei relatori scorrevano il “Galileo Galilei”, “Cristo sulle acque”, i ritratti di alcune donne e quello del padre, le pale di un altare, l’altare monumentale della chiesa di S. Maria delle Grazie, il disegno della vecchia “Via della Fontana” (oggi via Nucarabella) e quello della “Varia”.
Marzia Tripodi ha quindi ordinato con delicatezza da nipote ricordi e testimonianze toccanti, che hanno esaltato la cifra umana ed esistenziale del grande artista eufemiese.
Le musiche di Angela Luppino, che ha eseguito alcune arie di Puccini e Mascagni, hanno infine conferito alla serata un’atmosfera piacevole ed originale.
Omaggio a Carmelo Tripodi
Lunedì 5 agosto verrà ricordata la figura di un grande eufemiese, Carmelo Tripodi, nel centocinquantesimo anniversario della sua nascita. Pittore e scultore, le sue opere guadagnarono nel primo decennio del secolo scorso la ribalta nazionale e internazionale.
Tripodi fu artista dal “multiforme ingegno”, capace di spaziare anche nel campo della musica e, soprattutto, in quello della fotografia, che a cavallo del Novecento registrava uno sviluppo portentoso.
Ad oltre un secolo di distanza, straordinario è il valore storiografico delle fotografie che testimoniano la distruzione di Sant’Eufemia d’Aspromonte e la sofferenza della popolazione in occasione del terremoto del 1908.
L’omaggio a Tripodi avrà luogo in piazza “Giorgio La Pira”, a partire dalle ore 21.30. Un video, realizzato da Carmela Cutrì, ci farà toccare con mano la dimensione artistica di questo nostro illustre concittadino. Attorno alla sua proiezione, che sarà intervallata dal commento musicale curato da Angela Luppino, si svilupperà la conversazione con le nipoti Carmelita e Marzia Tripodi.
Una grande prova di generosità
Grazie anche ad un ottimo lavoro di prevendita e alla grande adesione in piazza Matteotti nella mattina di domenica 12 maggio, tutte le azalee dell’AIRC sono state distribuite dai volontari dell’Agape. Con 168 piantine, Sant’Eufemia d’Aspromonte ha conseguito nella provincia di Reggio Calabria il migliore risultato, in proporzione alla popolazione, confermandosi inoltre tra i primi comuni in termini assoluti.
Grazie a tutti per il generoso contributo in favore della ricerca per lotta contro il cancro.
Addio a Tina, la mia amica lontana
Con Tina (Fortunata) Ciccone Sturdevant ci siamo conosciuti su Facebook nel 2016. Grazie allo strumento della condivisione dei post era finita sul mio blog, interessata com’era a tutto ciò che riguardava la storia di Sant’Eufemia, dov’era nata nel 1931 e da dove era partita nel 1950 insieme alla mamma per raggiungere negli Stati Uniti il padre, due fratelli e una sorella. Successivamente sposò Ernest Sturdevant e diede alla luce quattro figli: Gary, Donna, Lisa e Linda. Era ritornata a Sant’Eufemia nel 1970 e aveva recuperato per caso, in fondo ad un baule, lo straordinario racconto del padre Giuseppe sull’esperienza vissuta nella Prima guerra mondiale. Il testo, in inglese con a fronte le pagine originali del diario-poema scritte in un calabrese-italiano stentato, è stato pubblicato grazie anche alla preziosa collaborazione dell’adorato nipote Richard Ciccone, professore di Psichiatria presso l’Università di Rochester. Through the circles of hell: a soldier’s saga. Giuseppe Ciccone – questo il titolo – è l’unica testimonianza diretta di un fante eufemiese sulla carneficina delle trincee del Carso.
Ho avuto il privilegio di recensire il libro per “Il Quotidiano del Sud” e di consegnarne una copia all’Archivio di Stato di Reggio Calabria e alla biblioteca comunale di Sant’Eufemia. Recensione in seguito pubblicata nel mio Sant’Eufemia d’Aspromonte e la Grande guerra.
Stamattina ho saputo che Tina ci ha lasciati tre giorni fa. Ci eravamo scritti l’ultima volta per gli auguri di Pasqua, chiudendo entrambi l’email con la nostra consueta formula “your long distant friend”.
In questi otto anni siamo rimasti sempre in contatto: all’inizio utilizzavamo entrambi l’inglese, poi qualche volta io l’italiano e lei l’inglese, infine entrambi l’italiano. Lingua che, mi ripeteva spesso, aveva sepolto insieme a radici e ricordi: «Ero diventata più americana che italiana». Me ne parlava spesso nelle email e nelle lettere da Silver Spring (Maryland), nonna e bisnonna felice che “al tramonto della vita” (altra frase che utilizzava di frequente), era riuscita a fare in qualche modo pace con un passato più o meno volontariamente dimenticato.
Con il nipote Richard aveva anche tradotto in inglese e pubblicato la Breve monografia su Sant’Eufemia d’Aspromonte di Vincenzo Tripodi e, infine, aveva approfittato della clausura del Covid nel biennio 2020-2021 per ordinare i suoi ricordi nel prezioso Once upon a time in Calabria: stories of Sant’Eufemia, uno spaccato su personaggi e consuetudini degli anni Trenta e Quaranta del secolo scorso a Sant’Eufemia d’Aspromonte: «Appena ho appoggiato le dita sui tasti del computer, le storie si sono scritte da sole. Tutte le memorie, nomi e luoghi – mi scrisse – sono ritornati in modo straordinario».
Tina era curiosa di sapere come il paese era cambiato. Apprezzava le attività di volontariato dell’Agape e si entusiasmava per i giovani che si spendono per fare crescere Sant’Eufemia. Da Oltreoceano mi è stata accanto quando mi candidai nelle elezioni comunali e nei sette mesi bui del 2020. Leggevo con piacere le sue email, le sue domande, le sue considerazioni, i suoi progetti. Pensava al futuro con una grande energia vitale, preoccupata non per sé ma per i giovani. Non temeva la morte perché – diceva – aveva avuto una vita piena di soddisfazioni e di affetto. Era in pace. Mi mancherà.
L’azalea della ricerca per la festa della mamma
Domenica 12 maggio, in occasione della Festa della Mamma, oltre 20.000 volontari saranno presenti in 3.500 piazze italiane con l’azalea della ricerca AIRC, che quest’anno festeggia il suo quarantesimo compleanno.
Insieme all’azalea verrà offerta una guida che ripercorre i principali traguardi raggiunti: «Le conquiste della ricerca si traducono in vite salvate e negli ultimi quarant’anni in Europa – ricorda l’Airc – sono state salvate dal cancro le vite di oltre due milioni di donne».
A Sant’Eufemia d’Aspromonte saranno i volontari dell’Agape ad occuparsi della distribuzione della piantina simbolo della battaglia contro i tumori femminili.
Con una donazione di 18 euro, potremo festeggiare le nostre mamme e dare un aiuto concreto alla lotta contro il cancro.
Chi volesse aderire alla prevendita, può contattare i volontari dell’associazione.
Vi aspettiamo in piazza Matteotti, dalle ore 9.00 alle 13.00.
Il centocinquantesimo anniversario della nascita di Carmelo Tripodi
Il 28 aprile ricorreva il centocinquantesimo anniversario della nascita di Carmelo Tripodi, artista dal “multiforme ingegno”, secondo la calzante definizione del figlio Domenico Antonio, “L’Aspromontano” autore di opere pittoriche esposte in tutto il mondo. Capostipite della “dinastia d’arte” celebrata in un convegno tenuto a Roma nel 2001 (relatori: il fondatore e direttore de “Il Corriere di Roma” Giuseppe Gesualdi, il dantista Tullio Santelli, i critici d’arte Renato Civello e Alberto Trivellini), la sua eredità è stata raccolta da altri due figli (Agostino e Graziadei, “il restauratore al servizio di Dio”, per poi giungere ai giorni nostri con le nipoti Carmelita e Roberta.
Nel 1874 l’aspetto di Sant’Eufemia d’Aspromonte era molto diverso dall’attuale. Il censimento del 1871 attesta una popolazione di 6.252 abitanti, ammassati nelle case prive di acqua e servizi del “Vecchio Abitato” e del “Petto”, i due rioni esistenti prima dell’edificazione della “Pezza Grande” in seguito al terremoto del 1908. Nel 1872 era stato inaugurato il telegrafo elettrico, mentre l’unica strada, che consentiva un collegamento con i paesi vicini, da Bagnara attraversava il paese e proseguiva fino a Delianuova. Le classi della scuola elementare erano dislocate tra locali comunali e abitazioni private.
Figlio di Giuseppe e di Teresa Filardi, da ragazzo Carmelo Tripodi frequentò la bottega d’arte di Giosuè Versace. Nel 1895 si iscrisse all’Accademia di Belle Arti di Messina e, completati gli studi, aprì uno studio di pittura e scultura. Nel 1906 due sue opere furono presentate all’Esposizione Campionaria Internazionale di Palermo: “Galileo Galileo” e “Sant’Antonio abate”. I due quadri gli procurarono le più alte onorificenze: Premio dell’Esposizione “Gran Premio e Croce Insigne”, Premio Concorso Universale “Gran Corona d’oro con medaglia al merito artistico”, Premio Concorso Nazionale “Targa della Città di Padova”. L’anno successivo Tripodi si impose nel Premio Concorso Internazionale “Gran Coppa d’Italia” e, nel 1912-1913, fu componente della Giuria d’Onore all’Esposizione Internazionale di Parigi.
Il terremoto del 1908 distrusse gran parte dei suoi lavori: in particolare, il monumentale altare della chiesa di Santa Maria delle Grazie, con il bassorilievo rettangolare sopra la nicchia della Madonna e le statue di San Pietro e di San Paolo poste sui due lati.
Della produzione artistica giunta ai giorni nostri, oltre ai due quadri già menzionati, hanno riscosso l’apprezzamento dei critici l’olio giovanile “San Rocco e gli appestati” (1894), i dipinti e i disegni della maturità: “Marie al sepolcro”, “Deposizione”, “Gesù che cammina sulle acque”, “Monaco in meditazione”, “Testa di Gesù”, “Mosè e il roveto ardente”, “Padre dell’artista”, “Suonatore sulla neve”, “Testa di frate”, “Testa di vecchia”.
Carmelo Tripodi sviluppò una sua personalissima arte nella lavorazione di stucchi, creta e cartapesta, ancora oggi apprezzabile nel “Sacro Cuore di Gesù” della chiesa di Sant’Eufemia e nel “Cristo alla Colonna” della Processione dei Misteri. Altre sue opere sono custodite in alcune chiese della provincia di Reggio Calabria: “Il battesimo di Gesù”, “Abramo sacrifica Isacco”, “Giuditta e Oloferne” nella chiesa di San Rocco ad Acquaro di Cosoleto; “Le pie donne al sepolcro” nella chiesa della Pietà di Gioiosa Ionica. Per la chiesa dell’Addolorata di San Procopio realizzò invece l’Altare del Crocifisso; per la chiesa del Soccorso di Palmi, quattordici pannelli raffiguranti la Via Crucis (1937) e la pala d’altare “I miracoli di Santa Rita” (1940). Tra i lavori di architettura va ricordata la progettazione e la costruzione della chiesa in legno della Madonna del Carmelo, a Solano (1911).
La realizzazione di numerosi ritratti, oltre a farci “vedere” i volti del tempo, costituiva una fonte importante per il sostentamento della famiglia, al pari del restauro delle tele e delle statue di diverse chiese della provincia o delle commissioni, che non erano soltanto di carattere religioso. Tra il 1926 e il 1929, Tripodi a Sant’Eufemia realizzò in stucco l’intercolunnio e le decorazioni interne della chiesa del Suffragio e di quella del SS. Rosario; nel 1927, decorò le pareti delle sale del “Podestà” e della “Segreteria”.
I suoi interessi si estendevano inoltre ai campi della musica e della fotografia, che a inizio Novecento incominciò a raggiungere anche i piccoli comuni. Straordinari sotto il profilo tecnico e dall’elevatissimo valore storiografico gli scatti che testimoniano la distruzione del paese e la sofferenza della popolazione eufemiese nel terremoto del 1908.
Carmelo Tripodi è stato un artista poliedrico, la cui memoria va perpetuata: «Deve rispondere a un imperativo morale – ha scritto Renato Civello – sottrarre alla impietosa coltre del silenzio una identità che ebbe voce e sostanza totale di vita. Riscoprire personaggi come Carmelo Tripodi potrà concorrere, fra le devianze e gli smarrimenti del nostro tempo, a rintracciare una presenza salvifica perché tutto quello che egli creò fu dono di verità».