I motivi del No alla cittadinanza onoraria per Barbara D’Urso



Tra i punti dell’ordine del giorno del consiglio comunale di oggi c’era il conferimento della cittadinanza onoraria di Sant’Eufemia d’Aspromonte a Barbara D’Urso. Come gruppo consiliare “Per il Bene Comune” abbiamo espresso voto contrario. Di seguito, la nostra dichiarazione di voto:

Non riconosciamo alla signora Maria Carmela alias Barbara D’Urso meriti particolari, tali da giustificare il conferimento della cittadinanza onoraria di Sant’Eufemia d’Aspromonte: a meno che non sia sufficiente avere origini eufemiesi e soprattutto (azzardiamo, ma non tanto) essere personaggio celebre. Requisiti che indubbiamente sono in possesso della nota conduttrice televisiva.
Ma di che genere di televisione stiamo parlando?
La tv della lacrimuccia elemento essenziale di un abusato copione. La tv dello sciacallaggio e della cinica spettacolarizzazione del dolore, offerto sull’altare del dio auditel. La tv del gossip, che per mesi e mesi segue le vicende di coppie che scoppiano, si ricompongono e poi scoppiano ancora, ovviamente a favore di telecamera. La tv dei vip in lotta per un’eredità o in contatto con l’aldilà. La tv dei “morti di fama” che si sottopongono a decine e decine di interventi chirurgici per somigliare a una bambola. La tv del kleenex e dei guardoni, che fa l’occhiolino alla pancia e al voyeurismo di certo pubblico. Di questa televisione stiamo parlando. Ma se anche si volesse sorvolare su considerazioni opinabili, che attengono ai gusti e alle inclinazioni personali di ciascuno di noi, la signora D’Urso ha mai contribuito in qualche modo alla crescita del nostro territorio? Si basa forse su questo assunto un riconoscimento di così grande valore? Non ci risulta.
Il conferimento della cittadinanza onoraria a Barbara D’Urso è soltanto una bassa operazione di marketing, forse utile per intascare una comparsata in televisione.
Siamo perfettamente consapevoli che questi sono i tristi tempi che viviamo. La religione del nostro tempo ha elevato la frivolezza a valore e l’apparire ad essenza della stessa azione politica.
Non vogliamo arrenderci a questo declino. Siamo convinti che la politica debba volare alto, concentrarsi sulle risposte da dare ai problemi dei cittadini, che sono molti e gravi, non scadere nell’utilizzo di imbarazzanti armi di distrazione di massa finalizzate all’effimero godimento di un quarto d’ora di celebrità.
Per tutte queste ragioni, esprimiamo voto contrario.

DOMENICO FORGIONE – Capogruppo
PASQUALE NAPOLI – Consigliere

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La scoppola elettorale

Tre dati oggettivi: 1) hanno vinto M5S e Lega; 2) il centrodestra a trazione leghista avrà il maggior numero di parlamentari; 3) PD e LeU hanno fallito rovinosamente. Partendo da questi dati credo si possano fare alcune considerazioni.
Le correnti populiste sono maggioritarie in Italia (pure il dato della Meloni si può leggere da questa prospettiva), anche se nell’operazione di “sfondamento” della Lega al Sud c’è dell’altro e proprio la provincia di Reggio Calabria ne è la dimostrazione evidente.
La bocciatura del PD va in gran parte ascritta al solipsismo di Renzi e all’inadeguatezza di una classe dirigente disconnessa dalla realtà e indifferente agli “avvertimenti” più volte lanciati dagli elettori (elezioni amministrative, referendum).
La scissione di LeU, che si prefiggeva di recuperare “dal bosco” i tanti delusi, non ha sortito alcun effetto a parte la garanzia di una ridotta presenza parlamentare: ma di questo fallimento bisogna prendere atto. Io per primo, che nel mio piccolo ho sostenuto un progetto il cui esito lascia ora un senso di forte smarrimento, nonostante la convinzione della sua bontà ideale.
L’Italia uscita fuori dalle urne è tagliata in due, con il Nord in mano al centrodestra e il Sud conquistato dai grillini. Quest’esito si può spiegare con il contributo determinante della Lega al Nord o, più semplicemente, con il fatto che evidentemente gli enti locali di quell’area geografica sono amministrati bene: in caso contrario la sua classe dirigente sarebbe stata bocciata dalle urne. Nel Sud le cose vanno diversamente. Al netto del fallimento di rappresentanti politici che (a destra, a sinistra e al centro) hanno sempre pensato a perpetuare se stessi, ogni elezione viene caricata di aspettative così pesanti puntualmente disattese, che provocano lo spostamento di interi blocchi sociali da uno schieramento all’altro. L’assenza di partiti radicati, ormai ridotti a comitati elettorali ottocenteschi, aiuta questo fuggi-fuggi generale. Altrimenti non si spiegherebbe come la Calabria abbia potuto accordare in scioltezza ampie maggioranze prima a Berlusconi, poi al PD e oggi a Di Maio.
C’è sempre l’attesa del messia che compia il “miracolo” di risollevare questa terra, ma la questione calabrese (sottocapitolo della più ampia questione meridionale) è argomento di campagna elettorale che muore il giorno dopo il voto. Per colpa di Roma, ma anche per colpa di una classe dirigente locale che a Roma conta meno di zero. I tempi della politica sono diventati velocissimi, bastano un paio di anni per disperdere consensi molto vasti.
La palla passa ora a Mattarella e subito dopo al Parlamento italiano. Personalmente non ho mai temuto l’esito di una votazione: la nostra repubblica ha anticorpi che impediscono paurosi salti nel buio.
Vivo gli appuntamenti elettorali come una festa: la festa della democrazia. Il voto va sempre rispettato. Chi ha vinto deve governare il Paese ed essere messo alla prova per verificare se all’abilità nella critica corrisponde la capacità di passare dalla politica parlata a quella delle realizzazioni concrete.
Certo, la mancanza di una maggioranza numerica complica le cose: ma credo che i numeri, alla fine, si troveranno.

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Un voto utile

Credo nelle idee e credo negli uomini e nelle donne che quelle idee fanno camminare sulle proprie gambe. Che per quelle idee sono disposti a lottare, ad abbandonare il porto sicuro per affrontare il mare aperto con tutte le insidie che tale rischio comporta. Per questo sono convinto che esista un solo “voto utile”: quello che la nostra coscienza riconosce come rappresentativo del proprio bagaglio di valori e della propria storia personale.
Domenica voterò LIBERI E UGUALI per votare “a favore di qualcosa” e non “contro qualcuno”. Il voto è talmente sacro che in ogni caso va rispettato, anche quando dista mille miglia dalle proprie convinzioni. Non penso che siano stupidi o delinquenti gli elettori che sceglieranno altre formazioni politiche. Ma questa campagna elettorale non mi è piaciuta, a tratti è stata insopportabilmente volgare, indirizzata contro avversari demonizzati o ridicolizzati. Rivolta alla pancia degli elettori.
Credo nella politica sobria e seria, mi indispongono le urla e le offese. E credo in un progetto, quello di LIBERI E UGUALI, che va oltre l’appuntamento elettorale e ha l’ambizione di ridare dignità e riconoscibilità a una sinistra attenta ai bisogni degli ultimi. Una sinistra che abbia ancora la forza di indignarsi di fronte a politiche del lavoro umilianti, che vorrebbero fare passare come una conquista la precarizzazione selvaggia di milioni di giovani. Una sinistra che difenda con forza il carattere pubblico della sanità e della scuola. Una sinistra capace di rispondere alla sfida degli esodi biblici contemporanei con umanità.
LIBERI E UGUALI non è un punto d’arrivo: rappresenta l’inizio di un percorso difficile e affascinante, che proprio per questo condivido. Sarà importante avere una rappresentanza parlamentare, la più ampia possibile, per portare avanti tematiche sociali che altrimenti rischiano di scomparire dall’agenda politica per i prossimi cinque anni.
Non è il momento delle polemiche, anche se in questi giorni se ne stanno facendo tante. Ma non mi appassionano. Mi appassiona invece l’idea di un “nuovo inizio”, che vedo possibile e necessario.

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Il lassativo di Sgarbi

Nel mentre ci godiamo il finale di una campagna elettorale surreale, ricordiamo i punti più bassi raggiunti da questo circo Barnum, anche se ancora manca qualche giorno e potrebbero essere necessari ulteriori aggiornamenti.

1. FAKE NEWS. Ormai per “fare politica” non serve avere una preparazione specifica. Basta avere l’abilità di fare diventare virale il falso e, al contempo, di parlare alla pancia dell’elettore. Conoscere le sue paure (immigrati, sicurezza), le sue idiosincrasie (privilegi, sprechi) ed esacerbarle mettendo in giro notizie artatamente contraffatte.
2. VOLGARITÀ. Cito soltanto Emma Bonino e Laura Boldrini perché contro le donne c’è sempre uno sgradevole (e non casuale) surplus di accanimento. La prima denigrata per il suo aspetto fisico, senza alcun rispetto per la battaglia contro il cancro che da anni sta conducendo. La seconda bersaglio dei razzisti di ogni risma che, tra l’altro, le attribuiscono una famiglia talmente numerosa che, ci fosse stato ancora “Lui”, certamente avrebbe conquistato il premio natalità.
3. BASTA GOVERNI NON ELETTI DAL POPOLO. Ancora siamo qua a spiegare che nella storia della repubblica italiana non è mai esistito un presidente del consiglio eletto dal popolo. La nostra è una repubblica parlamentare: comunque vadano le elezioni, in Parlamento si dovrà formare una maggioranza che sostenga il governo. Il presidente della Repubblica affiderà l’incarico a chi gli assicurerà questa maggioranza. Oh, ma siete duri di testa!
4. RESPONSABILI PREVENTIVI. La strepitosa definizione è del giornalista Pierluigi Battista. I “responsabili” nelle passate legislature sono stati quei parlamentari che “per senso di responsabilità” (mica per interesse personale) hanno sostenuto qualsiasi governo. Nello scenario di una probabile situazione di stallo, si profila all’orizzonte l’evoluzione di quel prototipo: il responsabile “preventivo”, che già prima del risultato del voto sa che darà la fiducia a qualsiasi governo, per salvare se stesso. Occhi puntati sui grillini espulsi dal movimento.
5. IL COMPAGNO CASINI. Ho a lungo pensato che la fotografia che ritrae Pierferdinando Casini in una sede del Partito Democratico con alle spalle il pantheon della sinistra (Togliatti, Gramsci, Di Vittorio e Matteotti) fosse un fotomontaggio. Invece no, è vera. Un premio speciale andrebbe assegnato senza ombra di dubbio al fotografo malizioso.
6. DI MAIO AL QUIRINALE. In genere, appreso l’esito delle elezioni, il presidente della repubblica convoca al Quirinale i leader dei partiti e dei gruppi parlamentari per avviare le consultazioni in vista della formazione del governo. Di Maio invece ha giocato d’anticipo e, irritualmente, si è presentato al Colle. Ovviamente non è stato ricevuto da Mattarella, che non può prestarsi a simili giochini, bensì dal segretario generale. Non contento, ieri ha replicato inviando una email contenente la lista dei ministri di un ipotetico governo Di Maio che nessuno ha aperto. La costituzione non è un optional, vaglielo a spiegare.
7. IL PHOTOSHOP DELLA MELONI. Vabbè che viviamo in una società succube dell’immagine. Vabbè che apri Facebook e vedi persone che poi fatichi a riconoscere per strada, “depurate” degli 80.000 filtri che applicano alle proprie fotografie. Ma alzi la mano chi, vedendo il volto stampato sui manifesti, vi riconosca la donna che ogni giorno si fa provocatoriamente un selfie con sullo sfondo i suoi contestatori, nella vana speranza che qualcuno perda la testa. Che è quello che vorrebbe lei.
8. BERLUSCONI PRESIDENTE. Unico caso al mondo di un “candidato non candidabile” che infatti, proprio in quanto non candidabile, non lo è. Però firma da Bruno Vespa un altro “contratto con gli italiani”, come se il futuro presidente del consiglio dovesse essere lui. Dimenticando, tra l’altro, che “la prima volta è tragedia, la seconda farsa”. E magari ci chiediamo perché il video con il monologo del comico John Oliver sia diventato virale, facendo ridere di noi mezzo mondo.
9. IL VANGELO SECONDO SALVINI. Anche Salvini si vede già presidente del consiglio. I primi a non volerlo sono i suoi alleati di coalizione, ma si tratta di un dettaglio sul quale il “capitano” può tranquillamente sorvolare. È impegnatissimo a giurare su un vangelo che probabilmente non ha nemmeno letto (altrimenti non si spiegherebbe) o a mettersi in posa come premio del concorso “vinci Salvini” (giuro che esiste). Cosa volete gli freghi degli alleati. Parafrasando l’odiato Umberto: «Foera di ball!».
10. IL LASSATIVO DI SGARBI. Provate a immaginare De Gasperi seduto sul water, con i pantaloni abbassati, che urla: «Togliatti fa cagare!». O Andreotti, ingobbito sulla tazza, che chiama a sé con il dito il cameraman: «Berlinguer, il lassativo che non vi abbandona, il lassativo che vi aiuta!». Lo so, non riuscite a immaginarlo. Neanche io. Nella galleria degli orrori di questa campagna elettorale, Sgarbi merita la palma d’oro.
Restiamo comunque fiduciosi. Toccato il fondo, non abbiamo alternative: possiamo soltanto risalire.

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Una strada groviera / 2

Le condizioni della strada che porta all’ex svincolo autostradale sono ulteriormente peggiorate. Nell’attesa dei lavori annunciati di prossima realizzazione e dell’intervento strutturale di 7,1 milioni di euro del quale ancora si attende la progettazione, come gruppo consiliare “Per il Bene Comune” continueremo a segnalare il disagio sofferto quotidianamente dalla popolazione del nostro territorio. Di seguito la nota per la stampa.

Purtroppo siamo stati facili profeti nel prevedere, due settimane orsono, che alla nostra denuncia sullo stato disastroso della Strada Provinciale 2 che collega Sant’Eufemia all’ex svincolo autostradale sarebbe seguito un intervento di riparazione alla meno peggio delle buche più pericolose, ma assolutamente insufficiente. E così è stato. Morale della favola: siamo di nuovo al punto di partenza, se non in una situazione addirittura più grave. La pioggia insistente di questo periodo ha provveduto ad aprire altri crateri, il resto lo sta facendo la nebbia persistente degli ultimi giorni che, aiutata dall’impercettibilità delle strisce stradali (laddove ci sono), sta creando disagi inaccettabili alle centinaia di automobilisti che quotidianamente hanno necessità di uscire da Sant’Eufemia, Sinopoli e dall’intero comprensorio per lavoro o per qualsiasi altra incombenza e che si ritrovano con qualche ruota scoppiata.
Ci appelliamo ad Anas e alla Città Metropolitana affinché battano un colpo e diano a queste popolazioni dimenticate da Dio e dagli uomini un segnale di vita. Chiediamo al Sindaco metropolitano Giuseppe Falcomatà e al consigliere delegato alla viabilità Demetrio Marino di fare una passeggiata da queste parti per verificare personalmente lo stato pietoso di un’arteria stradale così importante e per valutare essi stessi se è dignitoso, per la stessa Città Metropolitana, che una vasta e importante porzione del suo territorio subisca uno stato di abbandono così mortificante.

*I consiglieri comunali “Per il Bene Comune”
Domenico Forgione
Pasquale Napoli

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L’Asp non riesce a garantire la normale manutenzione dei mezzi del 118

La mia nota sulla situazione incresciosa della manutenzione delle ambulanze del 118, che crea disagi anche alla nostra popolazione perché l’ambulanza della postazione di Sant’Eufemia spesso viene chiamata per intervenire in comuni generalmente serviti da altre postazioni, lasciando così scoperto il nostro territorio.

Non è la prima volta che organizzazioni sindacali denunciano le carenze strutturali e strumentali del SUEM 118 nella provincia di Reggio Calabria. Una situazione drammatica ribadita, da ultimo, dalla Cisl – Funzione Pubblica il 2 gennaio scorso, in seguito al contemporaneo guasto delle ambulanze di Reggio Calabria, Scilla, Locri e Taurianova. In mancanza di un contratto con un’officina di riferimento (perché nessuno vuole convenzionarsi con l’Asp? Forse perché non si ha certezza sui tempi di pagamento?) diventa un’odissea realizzare anche soltanto interventi di routine quali il cambio delle pasticche dei freni o della batteria, per cui si rende necessario l’aiuto di privati che supportano il servizio pubblico sostituendosi di fatto ad esso.
Ad essere penalizzati dall’inefficienza dell’Asp di Reggio non sono soltanto i cittadini dei comuni che dovrebbero essere serviti dalle ambulanze pubbliche. Ne sanno qualcosa i cittadini di diversi comuni dell’entroterra aspromontano, ogni volta che la postazione del 118 di Sant’Eufemia d’Aspromonte viene utilizzata per trasferimenti fuori provincia o per effettuare interventi di sostituzione a Scilla, Bagnara o Villa San Giovanni, finendo così per lasciare inevitabilmente scoperto il territorio nel quale operano abitualmente. Una situazione che diventa più grave nella stagione invernale, considerato che l’ambulanza in questione è a trazione integrale, indispensabile per prestare soccorso nelle zone innevate dell’Aspromonte o presso la stazione sciistica di Gambarie.
La tempestività del 118 è chiaramente un’arma vincente quando si ha a che fare con arresti cardiaci, ischemie, incidenti stradali. Che questa tempestività possa mancare perché l’Asp non riesce a garantire ai propri mezzi la normale manutenzione indigna profondamente, al di là di ogni incontestabile vincolo di solidarietà e del dovere di intervenire in caso di emergenza: è già capitato che un ragazzo con una frattura esposta del femore e con una grave emorragia sia stato soccorso con notevole ritardo perché l’ambulanza del 118 di Sant’Eufemia era fuori provincia, per cui si è dovuto attendere un mezzo di soccorso proveniente da Gioia Tauro. In quella circostanza la tragedia non si compì, ma soltanto grazie alla benevolenza del fato.
Una sorta di guerra tra poveri per queste popolazioni che quotidianamente si scontrano con una sanità vergognosamente inefficiente. Figli di un dio minore che vivono in una realtà nella quale un diritto costituzionalmente garantito viene mortificato, nella quale problemi risolvibili con un normale intervento del 118 possono risultare fatali perché l’Asp impiega quindici giorni, un mese, o anche oltre, per fare riparare guasti ordinari alle proprie ambulanze.

*Link originale:
http://www.costaviolanews.it/index.php/politica/13268-l-asp-non-riesce-a-garntire-la-normale-manutenzione-dei-mezzi-del-118-la-denuncia-di-domenico-forgione

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Che disastro avete combinato?

Da diversi giorni assistiamo allo spettacolo sgradevole allestito da questa Amministrazione Comunale per salutare il 2017 e dare il benvenuto al 2018. Un inizio peggiore non era immaginabile nemmeno dalla più sfrenata fantasia!
Siamo indignati come tutti i cittadini che si sono visti recapitare a casa le intimazioni per il pagamento di tasse comunali non dovute perché già corrisposte o dall’importo elevatissimo. L’Amministrazione ha cercato di metterci una pezza scaricando ogni responsabilità sulla società che gestisce il servizio di riscossione, dalla quale – è stato dichiarato – si pretenderanno le scuse e il pagamento dei danni al comune. Benissimo: chi ha sbagliato deve pagare. Proprio per questo sarebbe cosa giusta che l’Amministrazione Comunale desse il buon esempio e cominciasse, essa per prima, a chiedere scusa ai cittadini! Sarebbe un bel gesto di umiltà, che non guasta mai.
Esistono RESPONSABILITÀ POLITICHE che non si possono nascondere sotto il tappeto e che ricadono, inevitabilmente, su coloro che amministrano. La responsabilità politica è negli atti mandati nelle case dei contribuenti, intestati “Comune di Sant’Eufemia d’Aspromonte” e sottoscritti da un funzionario responsabile. Non sono stati risparmiati neppure i defunti, anche a cittadini morti da vent’anni sono arrivate bollette da pagare!
Chi sono quindi i responsabili di questo scempio? Davvero credete che i cittadini non sappiano valutare cos’è accaduto con il “pasticciaccio brutto” delle vostre bollette? Nelle notifiche relative al pagamento dell’IMU si legge che l’avviso “è stato redatto in base alle informazioni in possesso di questa Amministrazione” (in particolare, grazie alla documentazione disponibile presso l’Ufficio Tributi, ai versamenti ordinari e ai ravvedimenti operosi): di chi è quindi la responsabilità?
Un amministratore responsabile ha il dovere di gestire la cosa pubblica con la diligenza del “buon padre di famiglia”. SIETE STATI NEGLIGENTI e la vostra inadeguatezza grava purtroppo sulle casse comunali: avete speso migliaia e migliaia di euro che potevano essere utilizzate per fare qualcosa di utile per la collettività, invece di inviare ai cittadini bollette che sono carta straccia, da strappare e cestinare una volta che verranno eseguiti i necessari accertamenti.
Se proprio non ce la fate a dimettervi, abbiate almeno il pudore di chiedere scusa ai cittadini per la vostra manifesta incapacità di amministrare la cosa pubblica.

I Consiglieri Comunali “Per il Bene Comune”
DOMENICO FORGIONE
PASQUALE NAPOLI
Sant’Eufemia d’Aspromonte, 12 gennaio 2018

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Una strada groviera

Ringrazio l’emittente regionale LaC e il giornalista Agostino Pantano per il servizio giornalistico andato in onda nell’edizione del telegiornale delle ore 14.00. Naturalmente, i tempi televisivi non hanno consentito di mandare in onda l’intervista mia e di Pasquale Napoli nella loro integralità. In ogni caso, credo che la qualità del lavoro sia eccellente perché sintetizza alla perfezione il contenuto di quanto da noi dichiarato e i termini della questione: lo stato disastroso del tratto della Strada Provinciale 2 che collega Sant’Eufemia all’ex svincolo autostradale, pericoloso anche per l’incolumità fisica di chi la percorre; l’abbandono del nostro territorio da parte di Anas e della Città Metropolitana; la doppia beffa della popolazione di quest’area che si è vista sottrarre lo svincolo e attende invano i lavori di compensazione/risarcimento che erano stati promessi per mettere un po’ a tacere una protesta sacrosanta.
La realtà è sotto gli occhi di tutti ed ha le caratteristiche di un percorso molto accidentato per via delle innumerevoli buche presenti sul manto stradale. Buche che provocano danni ai veicoli in transito oltre a creare situazioni di pericolo per gli automobilisti che, cercando di scansarne qualcuna, rischiano di sbattere contro chi procede dal senso opposto di marcia. Tutta questa situazione si aggrava con la presenza di una fitta nebbia che spesso quasi azzera la visibilità di un percorso scarsamente illuminato (laddove ci sono lampioni, funzionano a giorni alterni nella migliore delle ipotesi) e dalle strisce stradali impercettibili, se non assenti.
Si tratta di una strada utilizzata quotidianamente da centinaia e centinaia di automobilisti per lavoro o per altre esigenze, che rendono necessario raggiungere l’autostrada alla popolazione dell’intero comprensorio. Va inoltre evidenziato che più volte nel corso di una giornata essa viene percorsa dall’autoambulanza del 118, che a Sant’Eufemia ha la sua postazione: per chi deve salvare una vita non è proprio il massimo lavorare in queste condizioni. Senza dimenticare, infine, i molti ciclisti amatoriali provenienti da tutta la provincia per i quali è impossibile pedalare a bordo strada e che sono costretti a pericolosissime gimkane tra le buche.
È necessario un intervento straordinario, che peraltro era stato promesso. E poi bisogna intervenire con regolarità per eseguire quei lavori di manutenzione ordinaria che impediscano il periodico riproporsi di tali situazioni di emergenza.

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Sullo svincolo, lettera al presidente Mario Oliverio

Sulla Gazzetta del Sud di stamattina è uscito un articolo che sintetizza il contenuto della lettera inviata al presidente della Giunta regionale Mario Oliverio in merito all’annosa questione dello svincolo autostradale di Sant’Eufemia. A mio avviso, la sintesi giornalistica non rende pienamente giustizia al senso della lettera, che altro non vuole essere che un richiamo alla responsabilità per chi, qualche anno fa, aveva assunto un impegno preciso nei confronti della comunità eufemiese. Per evitare fraintendimenti, la pubblico integralmente. Un ringraziamento particolare a Giuseppe Pinto, che è da sempre molto attento e attivo nel segnalare le problematiche infrastrutturali del territorio della nostra provincia.

Onorevole Presidente, non si pensa, se non raramente nei modi dovuti, che i cittadini abbiano un volto e che sono persone dotate di sensazione, percezione, riflessione, sentimenti, capacità intuitive, quindi creative e critiche; capacità di dare soluzioni che non gli verranno mai chieste. La loro partecipazione viene chiesta esclusivamente nelle occasioni del voto amministrativo, politico o referendario, di fatto senza la possibilità di riscontro se non nel tempo del voto successivo.
I cittadini si pongono con diritto la domanda se le cause della soppressione dello svincolo di Bagnara Sant’Eufemia nella provincia di Reggio di Calabria siano da addebitare a questo o a quell’altro partito, o se vanno ricondotte al “sistema Italia”, che non riesce a dare risposte credibili, in un sistema dove i partiti si delegittimano in continuazione.
Vorrei parlare di questo territorio, uno dei tanti della provincia di Reggio di Calabria. Un territorio dimenticato da tutti, dove sono visibili le gravi responsabilità delle istituzioni e della politica che non sono riuscite ad imporre con autorevolezza la risoluzione dei problemi di una terra che è stata sempre trascurata.
Lo svincolo di Bagnara Sant’Eufemia d’Aspromonte, in provincia di Reggio di Calabria, è stato “cancellato” sul nuovo tracciato della A3 Salerno-Reggio Calabria. Era un arteria di collegamento di grande importanza per l’intero comprensorio territoriale, nel quale ricadono una serie di comuni (Bagnara Calabra e i paesi dell’entroterra aspromontano: Sant’Eufemia d’Aspromonte, Sinopoli, S. Procopio, Cosoleto, Delianuova). Comuni dell’entroterra aspromontano che sono già penalizzati poiché da sempre difficilmente raggiungibili, a causa delle precarie condizioni dell’unica via di collegamento (ex SS 112), in particolare nei mesi invernali.
La politica non è stata in grado di dare risposte alle comunità di un territorio che resta purtroppo trascurato e dimenticato da tutti. Le problematiche della sicurezza stradale devono essere al primo posto tra i compiti delle istituzioni, a vari livelli. Basti pensare che l’ANAS ripristinando il tracciato della vecchia autostrada A3 negli otto chilometri che si percorrono nei due sensi marcia dallo svincolo di Sant’Elia all’ex svincolo di Bagnara, nel periodo invernale è soggetto a neve e nebbia, e non è stato realizzato un impianto di illuminazione che consentirebbe di rendere più sicuro il transito su queste bretelle. Anche questo intervento avrebbe avuto un riscontro positivo nella popolazione perché avrebbe dimostrato che le istituzioni sono in qualche modo attente alle esigenze del territorio.
Onorevole Presidente, nel corso degli anni a dir il vero, hanno provato tutte le amministrazioni di quel comprensorio e quelle regionali, che l’hanno preceduta, a dare una risposta al territorio che rivendica questa importante opera. Negli anni si sono succeduti incontri nei vari assessorati regionali, presso i ministeri, la mediazione dei vari Prefetti dal dott. De Sena Prefetto al dott. Piscitelli, dal Sottosegretario Meduri, e sono state presentate varie interrogazioni parlamentari ma a nulla sono servite per dare seguito alla realizzazione dello svincolo da e per Reggio di Calabria.
L’allora Presidente dell’Anas, Pietro Ciucci, nel 2010, come riportavano gli organi d’informazione, dopo aver ascoltato le rimostranze dei territori e compreso il valore strategico dello svincolo di Sant’Eufemia, ha espresso la disponibilità dell’Azienda alla redazione di un progetto definitivo, che si sarebbe dovuto collegare al progetto preliminare già redatto dalla Provincia di Reggio Calabria, per la realizzazione onerosa di un’opera da sottoporre all’approvazione del Ministero delle Infrastrutture e Trasporti.
Dalla soppressione dello svincolo, infatti, deriva la penalizzazione di un’area che ricopre un ruolo strategico per lo sviluppo socio economico della provincia di Reggio Calabria. Infatti, le attività commerciali della zona industriale di Bagnara – Sant’Eufemia d’Aspromonte e le attività agricole hanno già subito i riflessi negativi derivanti dalla difficoltà di raggiungere i territori interessati ma soprattutto sul piano dell’incolumità pubblica, che in caso d’intervento i mezzi di soccorsi devono allungare il percorso per raggiungere l’ospedale di Scilla o Reggio di Calabria perché manca in questi territori anche un punto strategico dove far atterrare l’elisoccorso.
Poi il nulla, dalle parole non sono arrivati i fatti. Un colpevole silenzio, quasi ad evitare di mettere in imbarazzo i livelli più alti della politica e delle istituzioni. L’indignazione nei confronti della politica oggi scorre sulla bocca dei cittadini e sarebbe doveroso che tutti recitassimo il mea culpa per non essere riusciti a concretizzare forti iniziative di protesta per dare un degno vivere civile alle nostre comunità.
Onorevole Presidente, non è lontano il mese di marzo 2015 quando ha assunto l’impegno in qualità di presidente della Regione Calabria e dalla sua giunta, come viene riportato dagli organi d’informazione locale. Lei Presidente, che viene dalla politica storica del fare, aveva incontrato i vari rappresentanti di quelle comunità in varie riunioni svoltasi presso gli uffici regionali preposti, al fine di valutare i progetti che Anas negli anni ha puntualmente accantonato.
Onorevole Presidente, la Sua giunta di allora aveva preso degli impegni precisi per il mantenimento dello svincolo, ovvero, si era impegnata a finanziare il progetto laddove Anas non avesse provveduto.
Sarebbe cosa gradita riprendere il percorso di questo progetto di sviluppo territoriale viario, verificando lo stato di una progettazione promessa e in realtà mai portata avanti, e per avere un confronto su alcune proposte alternative e fattibili: come ad esempio, la realizzazione di un accesso in direzione Reggio Calabria mediante l’utilizzo delle piste di cantiere preesistenti, dove oggi sono stati messi a dimora degli alberi.
Le popolazioni del comprensorio pre-aspromontano, che hanno subito l’ingiustizia della soppressione dello svincolo Bagnara Sant’Eufemia d’Aspromonte, non chiedono altro che venga ripristinata un’arteria di collegamento esistente sin dalla realizzazione della Salerno-Reggio Calabria.
Rimaniamo in attesa di un cortese cenno di riscontro e cogliamo l’occasione per porgerLe i nostri più cordiali saluti.
Giuseppe Pinto, responsabile provinciale del Partito Democratico per le Politiche del Territorio
Domenico Forgione, consigliere comunale Sant’Eufemia d’Aspromonte
Pasquale Napoli, consigliere comunale Sant’Eufemia d’Aspromonte

* La lettera è inoltre indirizzata a: Presidente del Consiglio Regionale, Nicola Irto; Prefetto di Reggio Calabria, Michele Di Bari; Assessore regionale Infrastrutture, Lavori Pubblici e Mobilità, Roberto Musmanno; Presidente e Amministratore delegato di ANAS, Giovanni Vittorio Armani; Capogruppo regionale Partito Democratico, Sebi Romeo; Sindaco della Città Metropolitana di Reggio Calabria, Giuseppe Falcomatà.

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Che fine ha fatto la Consulta?

Sono tra coloro che credono nella necessità di ampliare quanto più possibile la base democratica della partecipazione popolare alla cura della cosa pubblica. Non è un mistero che nel programma elettorale della lista vittoriosa alle elezioni comunali del 2012, su mia sollecitazione, fu inserito un punto che prevedeva l’istituzione della Consulta comunale proprio per soddisfare il bisogno di un’interlocuzione nuova e più stretta tra politica e società.
La ratio di quella scelta va ricercata nella consapevolezza dell’utilità del confronto sinergico e propositivo degli amministratori con la collettività, da realizzare con lo strumento di un organismo permanente di partecipazione, consultazione e osservazione di quanto si muove nella comunità: in particolare nei settori della cultura, delle politiche giovanili e per gli anziani, dell’associazionismo, delle pari opportunità. La Consulta, quindi, come cinghia di trasmissione tra società civile e amministrazione comunale.
A mio avviso la Consulta istituita nella passata consiliatura ha operato bene, pur nei limiti imposti del suo carattere consultivo, non decisionale. Ha svolto positivamente la funzione di avvicinare all’istituzione comunale giovani e meno giovani disponibili ad offrire il proprio contributo di tempo, passione e competenze per la crescita della comunità, ma ha anche sviluppato un’efficace azione di coordinamento tra le varie associazioni presenti sul territorio e tra queste e l’amministrazione.
Per statuto la Consulta resta in carica fino allo scioglimento del Consiglio che l’ha costituita, per cui essa decade allo scadere del mandato consiliare, né è previsto che possa continuare ad operare in regime di prorogatio dopo l’insediamento del nuovo Consiglio comunale eletto.
Proprio per questo motivo ho presentato un’interpellanza al sindaco e all’assessore competente per chiedere perché, a sei mesi dalle elezioni, ancora non si è provveduto a fissare i termini dell’apertura delle iscrizioni: un passaggio fondamentale per potere poi procedere all’elezione delle cariche statutarie e per dare così sostanza e riconoscimento formale al valore della partecipazione.
Colgo l’occasione per esprimere pubblicamente il mio plauso al presidente, ai responsabili dei diversi settori ed a tutti gli iscritti della Consulta per il lavoro svolto e mi auguro che il loro impegno possa avere continuità anche nell’attuale mandato consiliare.

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