Se non è schizofrenia questa, non si capisce bene cosa mai possa essere. Un disperato tentativo di alzare la voce, ora che nessuno più l’ascolta (esclusi, ovviamente, amazzoni e beneficiati non privi del senso della riconoscenza)?
Eravamo da tempo abituati ai giornalisti che “travisano” il pensiero di Berlusconi: “ho detto esattamente il contrario”, difatti, il refrain più ripetuto dal leader pidiellino negli ultimi diciotto anni. Con conseguente profluvio di smentite, precisazioni, attacchi alla stampa infeudata al Cremlino. Ora però siamo al “fregolismo” spinto: la smentita pomeridiana di ciò che si era dichiarato la mattina, con la velocità dei cambi di costume del celebre trasformista romano. Solo nel teatro dell’assurdo accade che un leader di partito tolga la fiducia al governo, condannandone in toto l’operato, per poi offrire al capo di quello stesso governo la leadership del proprio schieramento politico.
Il pensiero corre, inevitabilmente, ai sostenitori dell’ex re Mida del centrodestra, costretti a rincorrere il capo e assecondarne l’umore ballerino. Ma anche alla frustrazione di “formattatori” e sostenitori delle primarie nel Pdl, passati dalle lusinghe all’irrilevanza. Se nessuna meraviglia può nascere dal riscontrare il rapidissimo allineamento dei cortigiani ai desiderata arcoriani, qualche perplessità sorge nel constatare la mancanza di spina dorsale in chi pure autonomia va cercando.
Forse che i tempi non siano già maturi per emanciparsi da un abbraccio che rischia di trascinare tutti a fondo? O è solo tatticismo, guadagnare tempo e “vedere le carte” di chi, al centro, ha ancora parecchi nodi da sciogliere? L’unico dato certo è che, ora come sempre a partire dal 1994, tutto ruota attorno a Berlusconi, che appunto per questo vorrebbe indire l’ennesimo referendum sulla propria persona. Perché, checché se ne dica, dalla sua discesa in campo non c’è stata consultazione elettorale che non sia stato un plebiscito pro o contro il cavaliere. È in questo avvitamento l’anomalia di un sistema politico incapace di fare dell’Italia un paese normale.
Berlusconi sa che se passa la mano è l’8 settembre. Un fuggi-fuggi generale che già s’intuisce dal fermento dei moderati “montiani” e degli ex aennini. D’altro canto, il cerchio attorno al bunker si stringe di giorno in giorno. La reazione europea di fronte alle ultime uscite è al limite dell’ingerenza negli affari interni di uno stato sovrano, ma è anche il sipario che si chiude su di una vicenda politica ormai al tramonto.