È partito ieri da Sant’Eufemia d’Aspromonte il secondo carico di aiuti che il Consolato ucraino di Napoli consegnerà alla popolazione martoriata dalla guerra in Ucraina e nei campi profughi. In totale sono stati confezionati circa 150 scatoloni di alimenti, generi di prima necessità, farmaci e prodotti medicali, indumenti, coperte.
Merito soprattutto di una comunità che, come sempre, si è dimostrata generosa e solidale nei confronti di chi soffre. Ogni altra considerazione perde importanza davanti alle immagini della morte e della distruzione, al pianto dei bambini, al dolore delle madri e degli anziani, al contorno sfocato del futuro di chi ha deciso di rimanere per combattere. C’è un popolo di disperati, in fuga dalle proprie case, che non esistono più. Basta osservare questo strazio per comprendere che ognuno di noi è chiamato ad aggiungere la propria goccia al mare della solidarietà registrata un po’ ovunque in questi giorni. Per questo oggi ci sentiamo tutti ucraini.
Molti negozianti di Sant’Eufemia hanno accettato di sistemare all’interno della propria attività commerciale i carrelli della solidarietà, impegnandosi al massimo per la buona riuscita dell’iniziativa. Ed è stato commovente osservare la cura con la quale, alcuni di loro, hanno addirittura selezionato per categoria e sistemato dentro gli scatoloni i prodotti acquistati dai clienti, semplificando così il lavoro dei volontari dell’associazione.
Una menzione speciale spetta infine al Centro per l’infanzia “Padre Annibale”, che ha messo a disposizione dell’Agape i locali della struttura, senza dei quali sarebbe stata impossibile una raccolta su vasta scala.
Grazie a tutti
Giornata del malato 2022
La Giornata mondiale del malato, della quale quest’anno ricorre il trentennale (fu istituita da Giovanni Paolo II nel 1992), è tra le iniziative più significative dell’Associazione di volontariato cristiano “Agape”.
Come ogni 11 febbraio, anche quest’anno i volontari si sono recati presso la struttura residenziale per anziani “Mons. Prof. Antonino Messina”. Non è stata la consueta visita, perché le precauzioni in tempo di pandemia non sono mai troppe. Insieme al parroco don Marco Larosa abbiamo comunque voluto fare sentire la nostra vicinanza agli ospiti e agli operatori della struttura, per cui ci siamo limitati ad un veloce saluto dalla soglia e alla consegna di un crocifisso da parte della presidentessa Iole Luppino, dopo una Decina del Rosario che abbiamo recitato all’esterno della struttura.
Tema della trentesima Giornata è la misericordia («Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso»): nel suo messaggio, Papa Francesco ricorda che «La misericordia è per eccellenza il nome di Dio, che esprime la sua natura non alla maniera di un sentimento occasionale, ma come forza presente in tutto ciò che Egli opera. È forza e tenerezza insieme».
La pandemia ha accresciuto la solitudine di tutti, provocando sofferenza soprattutto agli anziani ammalati, ai quali è mancato anche il conforto delle visite, di una chiacchierata, di un momento di distrazione. «Il malato – osserva il Pontefice – è sempre più importante della sua malattia, e per questo ogni approccio terapeutico non può prescindere dall’ascolto del paziente, della sua storia, delle sue ansie, delle sue paure. Anche quando non è possibile guarire, sempre è possibile curare, sempre è possibile consolare, sempre è possibile far sentire una vicinanza che mostra interesse alla persona prima che alla sua patologia».
Anche a noi volontari mancano questi momenti e ci auguriamo che, presto, possiamo ritornare alla normalità delle visite e degli incontri.
Al mare con l’Agape
Un modo per riprendere un discorso interrotto. La necessità di stare nuovamente insieme, per tentare di superare un anno e mezzo difficile, pesante. Certamente più pesante per chi non ha molte occasioni di svago e spende gran parte del tempo tra le mura di casa.
Dopo lo stop forzato dell’estate scorsa, è stato emozionante lasciarsi contagiare dall’allegria di sette tra i ragazzi che da oltre 20 anni l’Associazione di volontariato cristiano “Agape” di Sant’Eufemia d’Aspromonte accompagna al mare.
«Mi siete mancati». Be’, ci sei mancata anche tu. Ci siete mancati voi, con le vostre canzoni, i vostri abbracci, il vostro affetto rigenerante. La settimana trascorsa sotto gli ombrelloni del Lido Nausicaa Beach di Favazzina ha impegnato undici volontari dell’associazione, quattro dei quali non vivono più a Sant’Eufemia. C’è della magia nel filo della solidarietà che annoda queste vite. Che spinge chi è emigrato a far coincidere la data delle ferie con la colonia dell’Agape, per poter dare una mano.
L’orologio del tempo torna indietro, a quando tutto è iniziato. Lo spirito rimane quello, animato dal desiderio di fare qualcosa di utile per i soggetti più fragili della nostra comunità.
Niente di straordinario. Ma oggi, evidenziava Lucio Dalla, l’impresa eccezionale è essere normale. Ciò che può sembrare banale, non lo è affatto. Acqua, salsedine e sole sulla pelle. Un gelato. Una canzone intonata o stonata (chissenefrega) insieme. Ballare con la sabbia che punge i piedi.
La colonia è una bolla di felicità che conosciamo bene e che, sì, l’anno scorso è mancata a tutti.
Bisognava ripartire. Per chi ha avuto il covid e ci ha fatto spaventare, per chi si è ritrovata senza mamma, per l’Agape che tra qualche mese festeggerà i suoi trent’anni di attività, per noi stessi. Eccoci.
Nelle estati passate la signora Angiolina, la nonnina di tutti, attendeva il passaggio del pulmino per rivolgere il suo consueto augurio ai volontari: «Sempre avanti!». Ci piace pensare che l’abbia fatto anche quest’anno, da lassù.
Il volontariato al tempo del Covid
Tutto
è nato per caso, sulla chat Whatsapp dei volontari dell’Agape. Ci siamo detti:
«Perché non facciamo una videochiamata collettiva, una sorta di riunione
dell’associazione “da remoto”? Giusto per vedersi, per come è possibile con
l’emergenza sanitaria che ha cambiato molte nostre abitudini, anche le modalità
dello stare insieme.
Dal piacere di ritrovarsi al lancio dell’idea è stato
un attimo: «Perché non utilizzare le potenzialità della tecnologia per
continuare le nostre attività?». E così, in questo fine settimana, siamo
ripartiti. Non possiamo fare molto, ma fare qualcosa può essere davvero tanto
per chi, in fondo, ha principalmente bisogno di compagnia e di calore. Alcuni
di noi hanno partecipato ad una videochiamata con gli anziani della RSA “Mons.
Prof. Antonino Messina”, grazie alla disponibilità della direttrice Rossana Panarello e, in
questo primo collegamento, di Michela Carbone che ha fatto da tramite tra i
volontari e gli anziani: qualche scambio di battute, domande, sorrisi.
Un’esperienza ripetuta oggi con una tra i ragazzi speciali che in estate
partecipano alla colonia estiva e che a turno coinvolgerà anche gli altri.
Anche in questo caso, molta sorpresa e tanta gioia sul display a mosaico.
Non
bisogna arrendersi, neanche al lockdown. Per questo siamo decisi ad “esserci”
nella nostra comunità, come ci siamo dal 1991: il prossimo, sarà l’anno del
trentennale e va festeggiato! A dicembre non potremo mettere in campo le
consuete iniziative del “Natale di solidarietà”, ma nel nostro piccolo
cercheremo di stare vicino a chi non desidera altro che una carezza, seppure
virtuale. Piccoli gesti, sulla scia delle parole di Teresa Sarti, cofondatrice
di Emergency, che spiegano il senso delle attività di volontariato: «Se
ciascuno di noi facesse il suo pezzettino, ci troveremmo in un mondo più bello
senza neanche accorgercene».
Giornata mondiale del malato
Dal 1992, quando fu istituita da Papa Giovanni Paolo II, l’11 febbraio ricorre la Giornata mondiale del malato. Il tema di questa XXVIII edizione è tutto nelle parole del Vangelo di Matteo: «Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro». Papa Francesco ha invocato occhi che vedano l’umanità ferita perché capaci di guardare in profondità, occhi che “non corrono indifferenti, ma si fermano e accolgono tutto l’uomo, ogni uomo nella sua condizione di salute, senza scartare nessuno, invitando ciascuno ad entrare nella sua vita per fare esperienza di tenerezza”. Spesso sappiamo tutto di quello che succede nel mondo, ma non ci accorgiamo della sofferenza del nostro vicino di casa. E di sofferenza ce n’è tanta: basta entrare nelle case, soffermarsi, non passare oltre; lottare contro uno dei mali più gravi di questi nostri tempi: l’indifferenza.
La Giornata del malato è tra le iniziative più significative che l’Associazione di volontariato cristiano “Agape” celebra ogni anno, articolandola in tre momenti. Durante la mattina sono state effettuate le visite domiciliari agli ammalati e la consegna di una statuetta della Madonna di Lourdes. Il pomeriggio è stato invece dedicato alla preghiera, sotto la guida del parroco don Marco Larosa. Presso la struttura residenziale per anziani “Mons. Prof. Antonino Messina” (alla quale l’Associazione ha donato un rosario), don Marco ha condotto la recita del Santo Rosario e impartito il sacramento dell’unzione degli infermi, alla presenza della statua della Madonna di Lourdes, portata all’interno della RSA dai volontari dell’Agape. Infine, la celebrazione della Santa Messa nella chiesa di Sant’Eufemia, conclusa con la “Preghiera per la XXVIII Giornata Mondiale del Malato”, nel corso della quale il presidente dell’Agape Iole Luppino ha ricordato i volontari dell’Associazione che non sono più tra di noi: «Signore, noi volontari Ti ringraziamo per quello che Anna, Adelina, Antonella e Marco ci hanno dato e insegnato in tanti anni di amicizia e di condivisione. Ti chiediamo che dal tuo Paradiso essi possano vegliare sulle loro famiglie e sull’Agape, di rafforzare in ogni volontario il desiderio di impegnarsi per gli altri e di risvegliare nei giovani il desiderio di scoprire la bellezza del donarsi».
My long distant friend Tina e l’Agape
Racconto questa bella storia per tre ragioni: perché la protagonista mi ha autorizzato a renderla pubblica; perché le belle persone vanno indicate come modelli positivi di cittadini del mondo; perché spesso i social sono un luogo dove prevale l’odio, mentre questa storia dimostra che fortunatamente non sempre è così. Puoi utilizzare un martello per attaccare un quadro ad una parete, in modo da renderla più bella; puoi utilizzare lo stesso martello per spaccare la testa a qualcuno che non ti sta particolarmente simpatico. La differenza è sostanziale e sta tutta nell’uso che di un determinato strumento viene fatto.
Con Tina (Fortunata) Ciccone Sturdevant ci siamo “conosciuti” su Facebook nell’aprile del 2016, un mese dopo la pubblicazione negli Stati Uniti di “Through the Circles of Hell: A Soldier’s Saga”, la testimonianza sulla Prima guerra mondiale di Giuseppe Ciccone, suo padre. Una sorta di diario in versi tenuto in un baule fino al 1971, quando viene consegnato dall’anziano genitore alla figlia, che insieme al nipote J. Richard Ciccone (professore presso l’Università di Rochester) decide di darlo alle stampe quarantacinque anni dopo averlo ricevuto, con una traduzione inglese a fronte.
Da allora siamo rimasti sempre in contatto: “keep in touch” è infatti la chiusura delle nostre email e lettere, che firmiamo “your long distant friend”. All’inizio utilizzavamo entrambi l’inglese, poi qualche volta io l’italiano e lei l’inglese, infine entrambi l’italiano.
Tina è infatti nata e cresciuta a Sant’Eufemia. Ha ricordi della vita in paese e di alcuni suoi personaggi degli anni Trenta e Quaranta: ad esempio mi ha più volte scritto del dottore Giuffrè-Napoli (’u medicu da ’rrina), la cui abitazione ha frequentato. Nel 1950, raggiunge con la mamma negli Stati Uniti il padre, due fratelli e una sorella; successivamente sposa Ernest Sturdevant e dà alla luce quattro figli: Gary, Donna, Lisa e Linda. Oggi vive a Silver Spring (Maryland) ed è una nonna e bisnonna felice.
Gli articoli del mio blog hanno restituito a Tina le radici, facendole anche recuperare quella lingua italiana che non utilizzava più da mezzo secolo: così mi ha scritto più volte lusingandomi parecchio, perché lo scopo principale di “Messaggi nella bottiglia” è proprio il recupero della nostra memoria storica. “Fatti di oggi, memorie di ieri” è il sottotitolo del blog: e tra i fatti di oggi ci sono anche le iniziative dell’Agape. Parlare di volontariato non vuol dire “sentirsi belli”: è un tentativo di allargare il campo, di spingere soprattutto i giovani a provare questa esperienza utile per sé e per la comunità nella quale si vive.
Tina ha sempre dimostrato di apprezzare le nostre attività: talmente tanto da decidere di “dare una mano”, nonostante la distanza. Così, inaspettata, è giunta in questi giorni una donazione per la nostra associazione: «Voglio mandare un regaluccio per i bambini aiutati dall’Agape». Un assegno a nome mio, da girare all’Agape “per un programma di tua scelta”, che ha suscitato in tutti noi volontari emozione e gratitudine.
Il contenuto della lettera di accompagnamento è tra i riconoscimenti più belli che abbia mai ricevuto, ma quello lo tengo per me. Grazie, grazie, grazie, mia cara “long distant friend”.
Il Natale di solidarietà dell’Agape
È iniziato ieri il “Natale di solidarietà” dell’Agape, con il pranzo presso la RSA “Prof. Mons. Antonino Messina”. Con la struttura per anziani di Sant’Eufemia, un’eccellenza nel settore, sin dalla sua fondazione abbiamo un rapporto privilegiato. È stato bello ed anche emozionante vedere che eravamo in tanti, tra volontari, parenti degli assistiti e personale della struttura, impegnati ognuno a fare qualcosa per portare un paio d’ore d’allegria. Denso di significati il presepe impersonato da due anziani della struttura e da una bambina nata pochi mesi fa. Bravissime le sei coppie della scuola di ballo Olympus, che ha aderito con entusiasmo al nostro invito. Non era un palazzetto dello sport per una delle tante medaglie vinte, ma anche ieri i giovani ballerini hanno sicuramente portato a casa una bella vittoria. Il “Natale di solidarietà” ha altri due importanti appuntamenti: le visite domiciliari domani e il veglione giorno 29. Pubblico di seguito il messaggio scritto e letto dalla volontaria dell’Agape Gresy Luppino, che con le sue parole ha saputo interpretare il pensiero di tutti noi.
Cari amici, cari pazienti, caro parroco, cari collaboratori e operatori.
Siamo quasi giunti al termine di questo emozionante 2019 e, come di consueto, siamo sempre abituati a tirare un poco le somme di quel che è stato di noi e della nostra associazione. Nel nostro bilancio rientrano le cose che abbiamo fatto e quelle che, magari, avremmo voluto fare ma per le più svariate ragioni non siamo riusciti a fare. Ma ci sono soprattutto le persone che abbiamo incontrato. Tra quelle persone ci siete state anche voi. Mentre scriviamo abbiamo chiaro in mente il viso di ognuno di voi, anche quello di chi è giunto al termine della sua corsa per la vita. Ci passate davanti agli occhi, uno ad uno, e per ognuno si accendono un ricordo, un sorriso e una storia che sanno di amore, che sanno di malattia, che sanno di famiglia, che sanno di affanni ma anche di tanta gioia. In ogni vostra stretta di mano e in ogni sguardo limpido, abbiamo riacquistato i valori più grandi che a volte si perdono per strada e, in ogni singolo racconto, abbiamo visto riflettersi l’immagine di qualcuno che conoscevamo bene e che vi assomigliava un po’. Vorremmo quindi dirvi Grazie: grazie perché avete riposto in noi dubbi e paure, perché ci avete affidato le vostre storie, perché ci avete insegnato a non arrenderci e a non rassegnarci. Perché per noi siete stati dei maestri e come tali ci avete insegnato più di quanto qualsiasi scuola, master o corso possano fare. Grazie perché ci avete aiutato a non perdere mai la fede e perché, consapevolmente o inconsapevolmente, la direzione spesso ce l’avete indicata voi confermandoci che nulla è facile ma niente è impossibile da superare.
Grazie alla direttrice dottoressa Rossana Panarello e al personale della RSA Antonino Messina, tutti eccellenti professionisti dotati di gran cuore. Vi osserviamo con infinita ammirazione per i sorrisi e l’abnegazione con cui avete portato avanti il vostro compito, senza mai dimenticare che il paziente è prima di tutto una persona e non un numero. Grazie per i pranzi squisiti con i quali avete deliziato il nostro palato, per gli abbracci lunghissimi, per la disponibilità e per la riconoscenza che avete avuto nei nostri riguardi aprendoci le porte della vostra casa residenziale e permettendoci di amare e pregare con i vostri affezionatissimi pazienti speciali.
Grazie ai piccoli e talentuosi ragazzi della scuola ballo Olympus, seguiti dai maestri Federica e Saverio, per avere allietato questo incontro con la loro esibizione, nella certezza che anche loro non hanno solo offerto un dono, ma l’hanno ricevuto.
Grazie, infine, e di certo non per ordine di importanza, al nostro parroco Don Marco, presente alle nostre iniziative e disponibile ad ogni nostra richiesta. Attento ai bisogni della comunità e di questi uomini e di queste donne che gli rivolgono sempre sorrisi e ripongono in lui grande fiducia. Grazie per aver pregato per tutti noi e per essere stato guida e forza.
Con affetto
I ragazzi dell’Associazione di volontariato cristiano Agape.
Una favola di Pinocchio molto speciale
«Bravo, Pinocchio!» è stato un incontro generazionale che ha visto protagonisti i bambini della Scuola dell’infanzia cattolica “Padre Annibale” e gli ospiti della Residenza sanitaria per anziani “Mons. Prof. Antonino Messina”.
Sono stati loro infatti ad interpretare i personaggi della celebre favola di Collodi e sono stati bravissimi.
Gli operatori della Rsa e il personale della scuola hanno preparato gli attori e curato la messa in scena; i volontari dell’Agape hanno invece fatto da voci narranti.
Un pomeriggio particolare, che ha suscitato nei presenti forti emozioni, ribadendo inoltre quanto sia importante la sinergia tra le varie realtà che operano nel nostro territorio.
Ciao, Franco
Ciao Franco, in questi giorni ho riguardato le fotografie dei momenti che abbiamo trascorso insieme grazie all’Agape. I tuoi sorrisi, i tuoi abbracci. Ti abbiamo ricordato tra di noi, ognuno raccontando un aneddoto, qualcosa che ci riportasse indietro a quei giorni di allegria. La magia del mondo del volontariato è questa bolla sospesa che si crea nelle vite di ciascuno di noi. Il tempo ha un ritmo suo, particolare: le lancette dell’orologio battono in maniera diversa che nelle nostre affannate giornate di routine.
Non c’è fretta, non c’è ansia, non ci sono preoccupazioni. Si sta insieme per il piacere di stare insieme, per godere della genuinità di sentimenti semplici e naturali che i pensieri della vita quotidiana tendono a comprimere, a tenere rilegati in un angolo nascosto.
Amavi il mare. I nostri ricordi più belli sono legati alle colonie estive. Abbiamo giocato come bambini; siamo stati allegri come bambini: noi, una ciambella e gli spruzzi dell’acqua. Niente altro, in un tempo sospeso e profumato di felicità.
La tua compagnia è stata un dono. La tua risata così forte e irrefrenabile la sento anche oggi. Mi piace pensare che sia il tuo saluto speciale e fragoroso: non un addio, ma un arrivederci a quando ci incontreremo e faremo ancora una volta festa.
Ci chiederai come stiamo e come stanno i nostri parenti. Troverai una ragione per chiedere “scusa”: lo facevi sempre quando qualcuno ti aiutava in qualcosa che non riuscivi a fare da solo. Quella parola, pronunciata da te, ha interrogato le nostre anime e le interroga ancora.
Ci hai insegnato che un volontario deve avere quattro, sei, otto occhi, leggere gli sguardi e possedere un alto senso di responsabilità. Non dobbiamo concederci neanche un secondo di distrazione, perché persone speciali come te ci vengono affidate dalle famiglie e tutto deve andare per il meglio.
È stato bello sentire addosso la fiducia di tua sorella e la tua: è stato tutto quando eravamo più giovani e lo è ora che siamo diventati adulti, con altri amici come te che rendono le nostre estati uniche.
Siamo gli incontri che facciamo, quelli che cerchiamo e quelli che arrivano inaspettati, come una benedizione.
Ti ringraziamo perché con la tua presenza hai reso le nostre vite più ricche di significato.
Buon viaggio, Franco
La Giornata mondiale del malato con l’Agape
La Giornata mondiale del malato è tra le iniziative più significative che l’Associazione di volontariato cristiano “Agape” celebra annualmente. Per questa XXVII edizione, incentrata sulla gratuità e sulla logica del dono («Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date»), sono stati diversi i momenti ai quali i volontari hanno partecipato.
Durante la mattina sono state effettuate le visite domiciliare agli ammalati, mentre il pomeriggio è stato caratterizzato dalla condivisione della Giornata con il parroco don Marco Larosa.
Alcuni volontari hanno trasportato la statua della Madonna di Lourdes presso la struttura residenziale per anziani “Mons. Prof. Antonino Messina”, dove il parroco ha condotto la recita del Santo Rosario e impartito il sacramento dell’Unzione degli infermi.
Successivamente don Marco ha celebrato la Santa Messa, nel corso della quale il presidente Iole Luppino ha letto la “preghiera dei fedeli” e ricordato i volontari dell’Associazione che non sono più tra di noi:
«Signore, noi volontari ti ringraziamo per quello che Anna, Adelina, Antonella e Marco ci hanno dato e insegnato in tanti anni di amicizia. Ti chiediamo che adesso nel tuo Paradiso possano vegliare sulle loro famiglie e sull’Agape, di rafforzare in ogni volontario il desiderio di impegnarsi per gli altri e di risvegliare nei giovani la voglia di scoprire la bellezza di donarsi».
A ricordo della Giornata del malato 2019, l’Agape ha consegnato un rosario nel corso delle visite domiciliari e omaggiato la R.S.A. “Messina” con un quadro recante l’effigie della Madonna di Lourdes.