19 maggio: una data, una donna di nome Silvia Baraldini

Associo la data del 19 maggio a Silvia Baraldini, l’attivista condannata nel 1983, negli Stati Uniti d’America, a 43 anni di carcere senza avere mai partecipato a fatti di sangue. Una pena sproporzionata per il reato di “sovversione”, ottenuta sommando diverse condanne, dal concorso in evasione, alla progettazione di due rapine (mai effettuate), all’ingiuria contro la corte.

Silvia Baraldini si era formata nel movimento sessantottino fiorito nei campus universitari americani ed era stata protagonista delle marce per i diritti dei neri statunitensi, contro la guerra del Vietnam e per i diritti delle donne.

Divenne poi leader dell’organizzazione comunista “movimento 19 maggio” (“May 19th”), che rievocava la data di nascita di Malcom X e di Ho Chi Minh, un gruppo appartenente alla galassia della sinistra radicale, fiancheggiatore del “Black Panther Parthy”.

Un vasto movimento di sostegno per il rimpatrio in Italia si sviluppò dopo l’aggravarsi delle sue condizioni di salute, dovuto a un doppio intervento per l’asportazione di un tumore cui Silvia Baraldini dovette sottoporsi mentre era in carcere. Risale a questo periodo la bellissima Canzone per Silvia, di Francesco Guccini (1993).

La richiesta di applicazione della Convenzione di Strasburgo per il trasferimento in Italia della condannata non ebbe seguito fino al 1999, quando l’allora Guardasigilli Oliverio Diliberto riuscì ad ottenere l’estradizione, in cambio della garanzia che la condannata avrebbe scontato per intero (fino al 2008) la pena. In realtà, dopo la concessione degli arresti domiciliari per motivi di salute, nel 2001, Silvia Baraldini beneficiò dell’indulto del 2006 e, da allora, vive a Roma da cittadina libera.

Il mio ricordo personale non è legato tanto all’adesione alla campagna di sostegno per la sua liberazione (conservo ancora la t-shirt acquistata alla Festa di Liberazione a Reggio Calabria, con la scritta “I run for Silvia”), quanto a un prezioso (almeno per me) biglietto che mi inviò da Rebibbia non appena ricevette il libro che le avevo spedito (“Il ’68 a Messina”: in pratica, la pubblicazione della mia tesi di laurea):

Roma, 27 febbraio 2000

Caro Domenico,
ti ringrazio per il libro che ho sfogliato ma non ancora letto. L’impatto delle lotte di quegli anni ha cambiato tantissime persone, me inclusa. È importante continuare a sottolineare la vasta partecipazione e le motivazioni anti-imperialistiche che l’hanno alimentata.

Silvia Baraldini

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Nel centenario della nascita di don Luigi Forgione

Sant’Eufemia, Sinopoli e Sant’Onofrio: sono i “luoghi” di don Luigi Forgione e la fonte di ispirazione del sacerdote definito da Mimmo Pezzo “il poeta della bellezza delle cose del creato”.
Nato a Sant’Eufemia il 29 maggio 1913 e ordinato sacerdote nel 1938, don Forgione svolse quasi tutto il suo ministero a Sinopoli e a Sant’Onofrio, dove arrivò all’inizio degli anni Settanta e morì il 14 gennaio 1992.
La prima pubblicazione, Sinopoli e il suo Santuario, risale al 1955, mentre è dell’anno successivo Le care figure, una raccolta di racconti in cui il dolore provocato dalla morte di familiari, amici e conoscenti si scioglie nel soccorso provvidenziale del ricordo di quelle vite e del loro messaggio: “Dalle ombre dei sepolcri non può forse scaturire la luce per il nostro pensiero, additando proprio nella lacrime la promessa d’un confortevole, ineffabile sorriso?”.
Canti di Fede, libro di poesie edito nel 1956 e ristampato nel 1984 in un’edizione “riveduta e ampliata”, è ispirato al genere manzoniano degli “inni sacri” (tra i titoli: “L’immacolata”; “La passione di Gesù”; “Resurrezione”; “L’ascensione”; “Pentecoste”; “Corpus Domini”). Per l’ispettore didattico Giuseppe Cutrì, autore della prefazione del volume, don Forgione ha “saputo trasfondere nei versi tutta la genuinità della sua fede, tutta la purezza della sua vita civica e sacerdotale, nonché tutta la forza della sua fervente spiritualità, additante la via del superamento e dell’ascensus”.
L’anno dopo (1957) esce La vera gloria, raccolta di versi dedicata a papa Pio XII, in cui il genere degli inni sacri (“Il Protomartire”; “Il pescatore di Galilea”; “Paolo di Tarso”; “Fiore di Calcedonia”) si alterna con liriche autobiografiche e introspettive (“La mia penna”; “Contrasto”; “La mia porta”; “Il mio letto”; “Al paese natio”; “Lo specchio”; “Che cosa sono?”), cariche di nostalgia e commozione, come nei versi finali di “A mamma mia”:

Vorrei ridarti quello che m’hai dato,
vorrei donarti i miei capelli neri, 
intrecciare i miei sogni ai tuoi pensieri,
lasciar la vita, mamma, in questo stato.

La vera gloria ebbe la segnalazione di onore al concorso di poesia “Alfredo Baccelli” di Milano e la segnalazione di primo grado al concorso di poesia del Convivio letterario di Bergamo.
La bellezza del creato irradia dai componimenti di Armonie divine (1958), che affronta “i temi a lui cari”, ispirati dalla quotidianità della vita agreste e “dalla innocente contemplazione di un piccolo mondo antico e nuovo, [dilatandosi] in sensazioni e in immagini di portata universale: il sole, la luna, le stelle, il vento, la pioggia, il mare, gli alberi in fiore, le rondini, il ruscello, le viole, le rose, l’olivo, la spiga, la vite” (dalla prefazione da Gino D’Angelo, direttore del settimanale romano “Realtà politica”). All’opera furono assegnati il “Diploma d’encomio” al concorso “Gastaldi” e la “Penna d’oro” al concorso “Convivio letterario e conviviale”, con la seguente motivazione : “Gli inni in essa contenuti sono modelli d’arte austera, controllata, antica e nuova, e formano una sinfonia unitaria, un poema di grazie al Creatore”.
Nastro magnetico (1964) segna il ritorno di don Forgione alla prosa e consiste in una serie di racconti autobiografici, che compongono il romanzo della vita del protagonista, don Ubaldo, “ab incunabulis ad sepulcrum”.
Le poesie di Tempo che fugge (1967), che ottenne il “premio alla cultura” del Consiglio dei ministri, riassumono i temi della produzione di una vita: fede, natura, famiglia, amicizia. Nella prefazione, Gino D’Angelo osserva: “Tutto per te è argomento di poesia: la solitudine agreste, il variare delle stagioni, le antiche usanze, le nuove voci, i cari affetti, i dolci ricordi, la maternità della terra, la maestà dei tuoi monti, la sconfinata altezza del cielo, le voci della natura, la sorte degli umili, la meta di tutti”.
La silloge Sulla Cetra (1980) ripropone infine “ai benevoli lettori [i versi] superstiti ad una accurata e severa selezione”, operata dall’autore sulle raccolte pubblicate in precedenza: oltre alle citate, Verso l’Alto, regola di vita dell’Azione cattolica, ispirata alle parole scritte da Pier Giorgio Frassati (proclamato beato da Giovanni Paolo II nel 1990) sull’ultima fotografia che lo ritrae impegnato a scalare la parete di una montagna.
Collaboratore di diverse riviste (“Omnia”; “L’Informatore”; “La Voce del Pastore”; “Calabria letteraria”), don Luigi Forgione ebbe anche l’onore dell’adattamento musicale di alcune sue poesie: “ Il monumento ai caduti”, ad opera del maestro Domenico Luppino; “Al Santo protettore”, dedicata a Sant’Onofrio e i cui versi, musicati dal maestro Luigi Occhiuto, furono cantati al Metropolitan di New York e trasmessi alla radio il Venerdì Santo del 1960; “Inno al Vescovo”, dedicata a monsignore Domenico Cortese, vescovo di Mileto, Nicotera e Tropea, che fu messa in note dal professore Vincenzo Lattari.
Tra le tante, segnalo la poesia “Che cosa sono?”

Fisso lo sguardo sul libro, ma scruto 
e leggo, attentamente, fra misteri 
nel più profondo dell’anima mia. 
‹‹Che cosa sono?›› domando a me stesso. 
‹‹Polvere, forse, fragrante di vita? 
Un pensiero che sprezza 
la terra e cerca le altezze supreme? ›› 
Atomo, sperso in un mare di luce, 
 l’infinito t’accoglie, anima mia, 
quasi sospesa fra cieli ed abissi, 
arbitra e preda di forze in contrasto. 
Vivi in pena, in letizia; 
piangi, poi, canti e, se lotti, tu speri. 
Che dunque, anima, sono? 
Forse son nulla, ma in cerca… del Tutto.

* Dedico questo articolo alla memoria di Rosina Forgione, umile e devota collaboratrice di don Forgione, che ci ha lasciati il 13 maggio.

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Bilancio di un anno: intervista al sindaco Domenico Creazzo

Il 7 maggio 2012 la lista “LeAli al Paese” vinceva le elezioni comunali e Domenico Creazzo diventava sindaco di Sant’Eufemia d’Aspromonte. A un anno di distanza, incontriamo il sindaco nel suo ufficio al primo piano del Palazzo municipale per stilare il bilancio di un anno di attività amministrativa.

Un anno dopo, a che punto è l’amministrazione comunale con la realizzazione del programma con il quale la lista “LeAli al Paese” si è presentata alle elezioni?

Le linee programmatiche sulla base delle quali siamo stati votati dai nostri concittadini rappresentano la nostra stella polare. Quei punti orientano le nostre scelte amministrative e della loro realizzazione dobbiamo prioritariamente rendere conto agli eufemiesi.

Abbiamo iniziato con l’istituzione della De.C.O. (denominazione comunale di origine) per la patata di Sant’Eufemia, un prodotto tipico del nostro territorio sul quale stiamo puntando molto. Sant’Eufemia è un paese a vocazione agricola: la chance più importante di sviluppo economico può venire soltanto dall’agricoltura. Studiare il territorio e proporre politiche adeguate a quel territorio. Questo deve essere il compito di amministratori seri. Sembra semplice, ma non lo è nel concreto. Anche perché l’amministrazione comunale può impegnarsi per favorire condizioni migliori di sviluppo, ma i protagonisti ultimi devono essere i cittadini, in questo caso gli imprenditori agricoli. La chiave di tutto è la sinergia, la collaborazione tra amministrati e amministratori.

Un altro concetto sul quale avete molto insistito è quello della partecipazione.

Certo, e credo che stiamo rispettando la promessa. Va in questa direzione l’istituzione della Consulta, uno dei punti qualificanti del nostro programma, che abbiamo fortemente voluto e sul quale ci siamo impegnati sin dal primo giorno di insediamento. Il processo è ora avviato: abbiamo approvato il regolamento e invitato i cittadini a presentare la domanda di partecipazione, i cui termini scadono il 16 maggio. Le domande stanno arrivando: il nostro auspicio è che siano numerose. L’abbiamo detto in campagna elettorale e lo ribadiamo oggi: la democrazia senza partecipazione è un guscio vuoto.

Partecipazione è la Commissione “mensa” che abbiamo istituito e che sarà operativa dal prossimo anno scolastico, al fine di evitare disguidi o incresciose dispute sulla qualità del servizio.

Partecipazione significa consigli comunali aperti per questioni che interessano la società eufemiese, come è accaduto di recente dopo il danneggiamento dell’automobile del dirigente scolastico Giovanni Geresia.

Partecipazione è la grande adesione riscontrata presso gli esercenti commerciali e i privati cittadini per l’iniziativa “adotta un’aiuola”. Segno che la comunità, se sollecitata, sa dare risposte positive e costruttive.

L’amministrazione comunale cerca il confronto con la società civile per riuscire a trovare una sintesi tra teoria e pratica. Il futuro di Sant’Eufemia passa dalla consapevolezza che occorre individuare, sempre, le vie praticabili per riuscire a raggiungere ciò che vogliamo raggiungere.

Nel primo anno avete realizzato diverse iniziative culturali.

Sì, stiamo investendo molto sulla cultura e abbiamo già realizzato iniziative molto interessanti: “Pagine risorgimentali”, con la commemorazione del 150° anniversario dei fatti d’Aspromonte; “Pagine di democrazia”, con la presentazione del libro dell’assessore regionale Mario Caligiuri (La formazione dell’élite); “Pagine di memoria”, sulla tragedia della Shoah; “Pagine di storia eufemiese”, con il convegno su Nino Zucco e l’inaugurazione della pinacoteca comunale. Grazie a un contributo dell’Ente Parco è stato possibile bonificare l’area archeologica di Serro di Tavola, a costo zero per il comune. Ciò ha determinato inoltre l’instaurazione di proficui rapporti con la Sovrintendenza per i beni culturali e con la Regione Calabria, che ha riconosciuto Serro di Tavola zona di interesse archeologico.

La cultura è alla base di tutto. Anche se non dovessimo avere riscontri immediati, siamo certi che a lungo termine una parte rilevante della comunità eufemiese sarà sensibile ai temi culturali e ciò avrà risvolti positivi, per esempio per quanto riguarda i temi della legalità.

A questo proposito, sottolineo la nomina del responsabile della Polizia municipale: per fare rispettare le regole non bastano vuote parole o la demagogia delle occasioni più o meno ufficiali; servono gesti concreti come la nomina del comandante Emilio Paturzo. Anche se a qualcuno è potuto sembrare impopolare, questo provvedimento sarà invece occasione di crescita per la comunità. Anche l’arrivo di un mezzo antincendio che, su mia espressa richiesta, la Protezione civile ha assegnato al nostro comune (in tutto, sedici a livello regionale) e la brillante simulazione di intervento realizzata nei giorni scorsi, spiegano meglio delle parole l’impegno di questa amministrazione sul tema dell’educazione civica.

Come sta affrontando l’amministrazione il crescente disagio economico di un consistente numero di famiglie?

La crisi economica diventa ogni giorno più grave e spesso ci si trova disarmati e non attrezzati a dare risposte adeguate. Ci stiamo impegnando con i progetti realizzati in collaborazione con l’Agape e con l’oratorio parrocchiale, ma abbiamo anche impiegato somme del bilancio per buoni spesa e contributi economici ai nuclei familiari più disagiati. Ci rendiamo conto che a volte si tratta di una goccia nell’oceano, ma spesso quella goccia è un’àncora alla quale aggrapparsi.

Abbiamo regolamentato e incrementato il servizio scuolabus, che è passato da 66 a 120 cartellini, e abbiamo sensibilmente abbassato la tariffa della mensa scolastica, che a seconda della tipologia delle famiglie può comportare fino a 300 euro annui di risparmio.

Sant’Eufemia è tra i comuni che meno hanno sofferto l’emergenza rifiuti. Tuttavia, il problema non è stato risolto e, prima o poi, il rischio del collasso per il sistema regionale di smaltimento si ripresenterà. Come pensa di muoversi la tua amministrazione per il futuro?

Preliminarmente, credo sia bene illustrare la situazione che abbiamo trovato al nostro arrivo. Sant’Eufemia faceva parte del Consorzio di Piana Ambiente: appena insediati ci siamo ritrovati con il paese invaso dalla spazzatura e con cinque discariche a cielo aperto: contrada Peras; via De Nava, nei pressi del 118; contrada Badia; nei pressi della Stazione; fontana Pirina. Pagavamo 25.000 euro al mese per il servizio di raccolta dei rifiuti, ma quando – dopo dieci giorni – ci siamo resi conto che Piana Ambiente non era più in grado di svolgere il servizio, l’abbiamo diffidata e successivamente abbiamo rescisso il contratto. Data la situazione di emergenza, la legge ci permetteva di affidare il servizio a un’altra ditta, a patto di non superare il costo di 25.000 euro. Da un calcolo effettuato dall’ufficio tecnico abbiamo accertato che sarebbero stati sufficienti 18.000 euro.

Abbiamo quindi preparato un bando di gara che la Sear Srl si è aggiudicato e che ci ha pertanto consentito un notevole risparmio.

Il sistema però va completamente riformato. Dopo diverse riunioni sul tema, ci siamo impegnati per la differenziata porta a porta. Sappiamo bene che la raccolta differenziata è il futuro, ma sappiamo anche che per farla funzionare bene il territorio necessita di supporti esterni adeguati: isole ecologiche e strutture in grado di retribuire i comuni che conferiscono i rifiuti differenziati. Paradossalmente, se dovessimo passare ora al porta a porta, sarebbe il comune a dovere pagare 36.000 euro mensili per lo smaltimento dei rifiuti. Per tale motivo, a breve sigleremo una convenzione per l’istituzione di un consorzio tra i comuni di Sant’Eufemia, Sinopoli, San Procopio, Melicuccà e Seminara. Quindi, grazie al contributo della Provincia e al suo supporto tecnico, sarà realizzata un’isola ecologica. Si potrà così arrivare al quantitativo di materiale differenziato necessario per accedere al contributo ambientale del Conai (Consorzio nazionale imballaggi), garantendo così ai comuni una retribuzione sulla base del differenziato singolarmente prodotto. In questo modo la raccolta differenziata sarà sostenibile. Al fine di educare i cittadini alla differenziata, nell’immediato contiamo di riuscire a fare appaltare l’avvio della raccolta porta a porta, in via del tutto sperimentale, soltanto per alcune zone del comune.

Voglio inoltre sottolineare un altro aspetto importante. Il comune si è infatti richiamato alla normativa che obbliga la società aggiudicataria alla riassunzione degli operai di Piana Ambiente che svolgevano il servizio nel nostro comune, per cui saranno mantenuti anche i posti di lavoro del passato.

Il taglio dei trasferimenti statali ha provocato la dura presa di posizione degli enti locali, che da tempo hanno denunciato il rischio di dovere chiudere. Qual è la situazione economica del nostro comune?

Il Comune di Sant’Eufemia è abbastanza solido e non corre rischi economici di rilievo. Abbiamo avuto sì dei tagli, come tutti gli enti locali, ma va detto che abbiamo ereditato una situazione di cassa positiva, certificata da un avanzo di amministrazione pari a 409.000 euro nel consuntivo 2012.

Voglio sottolineare che, nonostante i tagli dei trasferimenti statali, nel conto consuntivo 2013 l’avanzo sale a circa 419.000 euro, anche se l’esistenza di vincoli di spesa non ci consente di spendere per come vorremmo.

Consentimi però di dire qualcosa sul funzionamento della macchina amministrativa.

Prego.

Viviamo in un momento di ristrettezze economiche e di cambiamenti legislativi, per cui siamo spesso chiamati ad adeguarci a ciò che ci viene imposto a livello centrale. Da un lato, non tutto quello che vorremmo fare si può fare; dall’altro, siamo come un’automobile di piccola cilindrata che non può avere le prestazioni di una berlina. Però i dipendenti comunali stanno tutti dando il massimo e voglio qui ringraziarli pubblicamente per la disponibilità che hanno dimostrato sin dal primo giorno del mio insediamento. Dire che i nostri operai non fanno niente, è quanto di più falso si possa sostenere. Carte alla mano, rispetto al passato gli operai comunali hanno raddoppiato gli interventi.

Nel contempo, occorre però ribadire che l’amministrazione comunale farà di tutto per salvaguardare i diritti di tutti e non del singolo: nel caso in cui ciò non dovesse avvenire, non avremo alcun problema ad adottare provvedimenti conseguenti. Che nessuno si senta intoccabile: il fine ultimo deve essere l’interesse dei cittadini. Non abbiamo bisogno di grigi burocrati, ma di protagonisti attivi per la crescita del paese ispirati da un’unica finalità: quella di essere al servizio della collettività.

Alcuni giudicano l’operato di un’amministrazione comunale dai lavori pubblici che riesce ad appaltare. Qual è la situazione attuale?

Quando si parla di lavori pubblici, bisogna considerare anche l’aspetto burocratico, che non è affatto secondario. Difatti, spesso i risultati si vedono nel lungo termine, perché ci sono dei tempi burocratici inevitabili.

Sulla viabilità comunale abbiamo ad esempio beneficiato l’anno scorso di un finanziamento di 200.000 euro ed entro il 19 giugno dovremo fornire alla regione il progetto definitivo. Per quanto riguarda l’isola ecologica, al nostro insediamento abbiamo incontrato ostacoli burocratici che hanno rallentato l’iter per mandare in appalto il lavoro e che poi siamo riusciti a superare.

Abbiamo inoltre reperito 75.000 euro di economie che andranno ad ultimare la strada Peras, mentre dovremmo finalmente essere riusciti a risolvere l’annosa questione relativa alla sede del liceo scientifico, grazie all’approvazione (all’unanimità) di una convenzione con la Provincia: il comune dà in concessione la struttura dell’ex scuola elementare situata al rione “Purgatorio” e la Provincia si impegna a costruire il nuovo liceo scientifico.

Per la scuola materna, un bando di gara di 1.250.000 euro finalizzato alla prosecuzione dei lavori si trova alla Suap, dove a breve invieremo anche il progetto definitivo per il completamento del centro polisportivo, per un importo di 900.000 euro. Progetto che non è stato ancora possibile mandare in appalto perché prima occorre risolvere alcune questioni legali, relative ai terreni espropriati, dovute a una non ottimale precedente gestione burocratica e che comporteranno delle spese per il comune.

Abbiamo inoltre approvato e inviato all’Ente Parco un progetto per la costruzione di un nuovo serbatoio in contrada Lanzo e, entro l’11 luglio, presenteremo il progetto che realizzerà il completamento della palestra della scuola elementare.

Purtroppo, qualche eredità negativa l’abbiamo avuta. Tralasciando il fatto che, appena insediato, mi sono ritrovato con il comune soccombente in una causa civile, che ha comportato un esborso di 60.000 euro, è bene che i cittadini sappiano che il comune entro agosto dovrà impegnare dei fondi per accatastare tutti gli immobili comunali costruiti negli anni passati. Ad oggi nessun immobile, Palazzo municipale compreso, è infatti accatastato. Ritardi incomprensibili, come quello dell’assegnazione del piano di sicurezza sul lavoro, obbligatorio del 2001.

Per fare un altro esempio, il 18 maggio si potrà finalmente disputare una partita di calcio a cinque nel campetto situato nei pressi della stazione, a sette anni dalla sua inaugurazione ufficiale!

Hai mai pensato “chi me l’ha fatto fare? ”. O rifaresti tutto?

L’ho ribadito di recente, nell’intervento svolto in occasione del convegno su Nino Zucco. Da un punto di vista razionale, per l’interesse della mia famiglia e della mia professione, a me non “converrebbe” (per usare un termine crudo) fare il sindaco. Tuttavia, il pensiero che questa mia scelta possa essere utile per il bene del mio paese mi spinge ad essere certo che, così come l’ho fatto, lo rifarei e se necessario lo rifarò.

Chiudi gli occhi e riaprili tra quattro anni. Cosa vorresti vedere?

Mi auguro di riuscire a completare il programma e di mantenere l’impegno assunto nei confronti degli eufemiesi. Spero di avere ancora, nell’ultimo giorno di mandato, la stessa identica attestazione di affetto che mi è stata rivolta nel momento in cui sono stato eletto. Sarebbe questa per me la migliore gratificazione e la certificazione che ho bene operato.

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L’istituzione della Consulta comunale

Scade il 16 maggio il termine per presentare la domanda di partecipazione alla Consulta comunale istituita nei mesi scorsi dall’amministrazione Creazzo. Avevamo avuto modo di parlarne (qui) e di auspicare che essa non si risolva in un’occasione persa, come accaduto con l’esperimento realizzato dalla giunta Fedele, una decina d’anni fa.
Il significato politico dell’iniziativa va rintracciato nello sforzo di allargare i confini della rappresentanza e della partecipazione democratica, mediante un processo di inclusione che passa dalla creazione di uno spazio istituzionale di confronto tra amministratori e amministrati.
Ma la Consulta può anche diventare una valida palestra per i giovani che intendono impegnarsi nella vita pubblica, un luogo in cui allenare le capacità di confronto dialettico e di sintesi.
Lo scopo, come si legge nel manifesto pubblico fatto affiggere in questi giorni, è quello di “favorire il raccordo e lo scambio di idee tra la cittadinanza e l’amministrazione comunale”. Compito della Consulta sarà infatti “diffondere informazioni, promuovere lo sviluppo culturale, contribuire all’educazione democratica ed alla formazione intellettuale e civile, garantire il pluralismo, coadiuvare l’attuazione di tutte quelle iniziative idonee a migliorare le condizioni di vita delle varie categorie di cittadini, incrementare e diffondere lo studio e la conoscenza della storia, delle tradizioni locali e dei valori e dei principi sanciti dalla Costituzione Repubblicana”.
Cinque i settori di interessi per i quali i candidati dovranno esprimere la propria preferenza: giovani, cultura, pari opportunità, anziani, attività produttive.
Nel portale del comune è possibile scaricare manifesto, regolamento e modulo della domanda di partecipazione (qui).
Concludendo, la Consulta può rivelarsi un formidabile strumento di democrazia partecipata o uno specchietto per le allodole. Sta alla sagacia dell’amministrazione che l’ha istituita e alla volontà di coloro che vi prenderanno parte fare pendere la bilancia da un lato o dall’altro.

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La vergogna di quei colpi d’ascia

Il 2 maggio alle ore 10.00 la comunità eufemiese si stringerà attorno al dirigente scolastico Giovanni Geresia, la cui vettura – qualche settimana fa – è stata presa di mira da alcuni vandali. Nella sala consiliare del Palazzo municipale si riunirà infatti il consiglio comunale, in seduta straordinaria “aperta”, e la speranza è che ci sia una massiccia partecipazione per dare una risposta di civiltà alla barbarie e al degrado sociale che si nascondono dietro quei colpi d’ascia affondati sulla carrozzeria.

Che si sia trattato di un episodio squallido e vile mi sembra fuor di dubbio. Ed è pleonastico sottolineare il grave danno d’immagine che ne deriva per l’intera comunità eufemiese.
Ecco, questi sono quei casi in cui la costituzione di parte civile del Comune, in un eventuale processo, rappresenterebbe un bel segnale. Anche se una denuncia contro ignoti difficilmente approderà a qualcosa, visto che a mezzogiorno nessuno ha visto niente, né si è accorto di un paio di delinquenti alle prese con la demolizione di un’automobile in pieno centro.

Gli episodi di vandalismo accaduti negli ultimi tempi contro la Scuola (ricordiamo anche il precedente incendio della vettura della professoressa Daniela Bottari) sono un marchio di ignominia. Facendo una considerazione più generale, va detto che fatti del genere si inseriscono, purtroppo, nella quotidianità delle cronache locali. È sufficiente sfogliare i giornali per verificare come le istituzioni e le strutture scolastiche diventano, spesso e ovunque, bersaglio della violenza. Senza contare i casi meno “eclatanti”, ignorati perché non oggetto di specifica denuncia. Aule incendiate o allagate, docenti minacciati, estintori svuotati, laboratori sabotati, sedili degli autobus distrutti, conducenti umiliati.

C’è evidentemente un problema di educazione e di rispetto per ciò che ci circonda, si tratti di persone o di cose. Tuttavia, nel caso specifico del vandalismo contro le scuole e della violenza contro i docenti, ritengo che la causa vada ricercata nei rapporti che si instaurano tra insegnanti, alunni e genitori. Non ci vuole Sherlock Holmes per intuirlo.

E allora bisogna chiedere con forza principalmente ai genitori uno sforzo di maturità, di responsabilità e di collaborazione con le istituzioni scolastiche. Delegittimare il ruolo dei docenti, al punto da considerare gli insegnanti della scuola primaria poco più che baby-sitter presso i quali parcheggiare i figli, non va bene. Giustificare oltre ogni evidenza le bravate di quelli più grandicelli, procura un grave danno soprattutto agli stessi ragazzi.
Esistono diritti, doveri, responsabilità e ruoli da rispettare: nella famiglia, a scuola, nella società. Da questa consapevolezza bisogna ripartire, per non patire la vergogna e per inseguire il sogno di un futuro migliore.

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Perché la Liberazione non sia solo una data cerchiata di rosso

Condannato, dopo diversi anni di esilio e di fuga, a undici anni di reclusione dal tribunale speciale per la difesa dello Stato, Sandro Pertini si trova nel carcere dell’isola di Pianosa quando le sue condizioni di salute si aggravano. Incitata dagli amici del figlio, la madre scrive alle autorità per chiedere la grazia, ma Pertini si dissocia immediatamente dalla richiesta con una sconfessione dai toni durissimi e carica di dignità: “mi sento umiliato – scrive Pertini – al pensiero che tu, sia pure per un solo istante, abbia potuto supporre che io potessi abiurare la mia fede politica pur di riacquistare la libertà”: 

Mamma,
con quale animo hai potuto fare questo? Non
ho più pace da quando mi hanno comunicato, che tu hai presentato domanda di
grazia per me. Se tu potessi immaginare tutto il male che mi hai fatto ti
pentiresti amaramente di aver scritto una simile domanda.
Debbo frenare lo
sdegno del mio animo, perché sei mia madre e questo non debba mai dimenticarlo.
Dimmi mamma, perché hai voluto offendere la mia fede? Lo sai bene, che è tutto
per me, questa mia fede, che ho sempre amato tanto. Tutto me stesso ho offerto
ad essa e per essa con anima lieto ho accettato la condanna e serenamente ho
sempre sopportate la prigione. E’ l’unica cosa di veramente grande e puro, che
io porti in me e tu, proprio tu, hai voluto offenderla così? Perché mamma,
perché? Qui nella mia cella di nascosto, ho pianto lacrime di amarezza e di
vergogna – quale smarrimento ti ha sorpreso, perché tu abbia potuto compiere un
simile atto di debolezza?
È mi sento umiliato al pensiero che tu, sia pure
per un solo istante, abbia potuto supporre che io potessi abiurare la mia fede
politica pur di riacquistare la libertà. Tu che mi hai sempre compreso, che
tanto andavi orgogliosa di me, hai potuto pensare questo? Ma, dunque, ti sei
improvvisamente cosi allontanata da me, da non intendere più l’amore, che io
sento per la mia idea?
Come si può pensare, che io, pur di tornare libero,
sarei pronto a rinnegare la mia fede? E privo della mia fede, cosa può
importarmene della libertà? La libertà, questo bene prezioso tanto caro agli
uomini, diventa un sudicio straccio da gettar via, acquistato al prezzo di
questo tradimento, che si è osato proporre a me.
Nulla può giustificare
questo tuo imperdonabile atto.
Lo so, più di te sono colpevoli coloro che ti
hanno consigliata di compierlo. Vi sono stati spinti dall’amicizia che per me
sentono e dalla pietà che provano per le mie condizioni di salute?
Ma pietà
ed amicizia diventano sentimenti falsi e disprezzabili, quando fanno compiere
simili azioni. Mi si lasci in pace, con la mia condanna, che è il mio orgoglio e
con la mia fede, che è tutta la mia vita. Non ho chiesto mai pietà a nessuno e
non ne voglio. Ma mi sono lagnato di essere in carcere e perché, dunque,
propormi un cosi vergognoso mercato? E tu povera mamma ti sei lasciata
persuadere, perché troppo ti tormenta il pensiero, che io non ti trovi più al
mio ritorno. Ma dimmi, mamma, come potresti abbracciare tuo figlio, se a te
tornasse macchiato di un così basso tradimento? Come potrei vivere vicino, dopo
aver venduto la mia fede, che tu hai sempre tanto ammirata?
No mamma, meglio
che tu continui a pensarlo qui, in carcere, ma puro d’ogni macchia, questo tuo
figliuolo, che vederlo vicino colpevole, però, d’una vergognosa viltà.
Che
male ho fatto per meritarmi questa offesa?
Forse ho peccato di orgoglio,
quando andavo superbo di te, che con fiera rassegnazione sopportavi il dolore di
sapermi in carcere. E ne parlavo con orgoglio ai miei compagni. E adesso non
posso più pensarti, come sempre ti ho pensata: qualche cosa hai distrutto in me,
mamma, e per sempre. È bene che tu conosca la dichiarazione da me scritta
all’invito se mi associavo alla domanda da te presentata. Eccola: “ La
comunicazione, che mia madre ha presentato domanda di grazia in mio favore, mi
umilia profondamente.
Non mi associo, quindi, ad una simile domanda, perché
sento che macchierei la mia fede politica, che più d’ogni altra cosa, della mia
stessa vita, mi preme”.
Per questo mio reciso rifiuto la tua domanda sarà
respinta. Ed adesso non mi rimane che chiudermi in questo amore, che porto alla
mia fede e vivere di esso. Lo sento più forte di me, dopo questo tuo atto.
E
mi auguro di soffrire pene maggiori di quelle sofferte fino ad aggi, di fare
altri sacrifici, per scontare io questo male che tu hai fatto. Solo così
riparata sarà l’offesa, che è stata recata alla mia fede ed il mio spirito
ritroverà finalmente la sua pace. Ti bacio tuo Sandro.
P.S. Non ti
preoccupare della mia salute, se starai molto priva di mie lettere.
Pianosa,
23 febbraio 1933

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Il ritorno di re Giorgio

Sul suicidio politico del partito democratico, unico vero grande sconfitto nella partita incominciata con il dopo-voto di febbraio e conclusa con la riconferma di Giorgio Napolitano al Quirinale, c’è poco da aggiungere a quanto già detto in questi giorni. Il bon ton suggerisce anzi di non infierire con gli sconfitti, che ora dovranno decidere cosa fare di quel che (forse) fu un partito e che oggi – evidentemente – non lo è più. Sarebbe già il segnale di un cambio di marcia riuscire a staccarsi dall’immagine della patacca, proposta puntualmente ad ogni debacle, che produce un partito nuovo in mano alle stesse facce. Cosmesi politica pura.
Intanto, all’orizzonte si profila il governo del presidente, formula che sottintende un ruolo da protagonista assoluto per la prima carica dello Stato. Giorgio II non sarà un semplice notaio della Costituzione, ma rappresenterà il vertice politico al quale i partiti che daranno vita al già annunciato governo di larghe intese dovranno dare conto per quanto concernerà composizione, programma e timing.
L’esecutivo sarà politico perché l’assunzione di responsabilità, cui Napolitano ha richiamato gli schieramenti, passa necessariamente da una sua dimensione “politica”, nonostante la probabile riconferma di qualche tecnico del governo Monti.
Il programma, aggiustato e integrato, attingerà a piene mani dal recente lavoro dei dieci “saggi”, mentre la durata non dovrebbe superare i 12-18 mesi: d’altronde, se un governo di “salvezza nazionale” non riesce a salvare il Paese nel giro di pochi mesi, ha fallito la propria mission. Meno di due anni di tempo per cercare anche di disinnescare Grillo, mediante l’approvazione dei provvedimenti più attesi e invocati dai sostenitori del M5S (e non solo): costi della politica, riforma elettorale, riforme istituzionali.
Esaurito il mandato, l’esecutivo si farà da parte, mentre Napolitano scioglierà le Camere, indirà nuove elezioni e – subito dopo – si dimetterà.
Cosa cambia rispetto a due mesi fa? Cambiano i poteri del presidente della Repubblica, che ora sono pieni, non depotenziati dal semestre bianco. Per cui, o i partiti dimostreranno di essere capaci di fare cambiare rotta al Paese, o andranno presto tutti a casa.
Si poteva fare diversamente? Ovvio che sì. E sarebbe stato anzi auspicabile un messaggio di discontinuità e di rinnovamento. Ma, per uscire dal cul de sac in cui si era precipitati dopo i primi quattro scrutini, migliore soluzione forse non c’era. E questo spiega molto dell’imbuto in cui si sta strozzando il sistema politico italiano.

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Record Store Day con i Pink Floyd

Ieri si è festeggiata la giornata mondiale del vinile. Arrivo con un giorno di ritardo, prendendo a prestito tutte le copertine degli album dei Pink Floyd (manca il doppio album Pulse, pubblicato nel 1995 soltanto in formato cd).
Quando Luis scoprirà che ho profanato il suo tempio per me sarà la fine. Per dare un’idea del livello di sacralità: dopo che li comprò, questi album furono suonati una sola volta, per essere copiati nelle musicassette.

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