Addio a Tina, la mia amica lontana

Con Tina (Fortunata) Ciccone Sturdevant ci siamo conosciuti su Facebook nel 2016. Grazie allo strumento della condivisione dei post era finita sul mio blog, interessata comā€™era a tutto ciĆ² che riguardava la storia di Santā€™Eufemia, dovā€™era nata nel 1931 e da dove era partita nel 1950 insieme alla mamma per raggiungere negli Stati Uniti il padre, due fratelli e una sorella. Successivamente sposĆ² Ernest Sturdevant e diede alla luce quattro figli: Gary, Donna, Lisa e Linda. Era ritornata a Santā€™Eufemia nel 1970 e aveva recuperato per caso, in fondo ad un baule, lo straordinario racconto del padre Giuseppe sullā€™esperienza vissuta nella Prima guerra mondiale. Il testo, in inglese con a fronte le pagine originali del diario-poema scritte in un calabrese-italiano stentato, ĆØ stato pubblicato grazie anche alla preziosa collaborazione dellā€™adorato nipote Richard Ciccone, professore di Psichiatria presso lā€™UniversitĆ  di Rochester. Through the circles of hell: a soldierā€™s saga. Giuseppe Ciccone ā€“ questo il titolo ā€“ ĆØ lā€™unica testimonianza diretta di un fante eufemiese sulla carneficina delle trincee del Carso.
Ho avuto il privilegio di recensire il libro per ā€œIl Quotidiano del Sudā€ e di consegnarne una copia allā€™Archivio di Stato di Reggio Calabria e alla biblioteca comunale di Santā€™Eufemia. Recensione in seguito pubblicata nel mio Santā€™Eufemia dā€™Aspromonte e la Grande guerra.
Stamattina ho saputo che Tina ci ha lasciati tre giorni fa. Ci eravamo scritti lā€™ultima volta per gli auguri di Pasqua, chiudendo entrambi lā€™email con la nostra consueta formula ā€œyour long distant friendā€.
In questi otto anni siamo rimasti sempre in contatto: allā€™inizio utilizzavamo entrambi lā€™inglese, poi qualche volta io lā€™italiano e lei lā€™inglese, infine entrambi lā€™italiano. Lingua che, mi ripeteva spesso, aveva sepolto insieme a radici e ricordi: Ā«Ero diventata piĆ¹ americana che italianaĀ». Me ne parlava spesso nelle email e nelle lettere da Silver Spring (Maryland), nonna e bisnonna felice che ā€œal tramonto della vitaā€ (altra frase che utilizzava di frequente), era riuscita a fare in qualche modo pace con un passato piĆ¹ o meno volontariamente dimenticato.
Con il nipote Richard aveva anche tradotto in inglese e pubblicato la Breve monografia su Santā€™Eufemia dā€™Aspromonte di Vincenzo Tripodi e, infine, aveva approfittato della clausura del Covid nel biennio 2020-2021 per ordinare i suoi ricordi nel prezioso Once upon a time in Calabria: stories of Santā€™Eufemia, uno spaccato su personaggi e consuetudini degli anni Trenta e Quaranta del secolo scorso a Santā€™Eufemia dā€™Aspromonte: Ā«Appena ho appoggiato le dita sui tasti del computer, le storie si sono scritte da sole. Tutte le memorie, nomi e luoghi ā€“ mi scrisse ā€“ sono ritornati in modo straordinarioĀ».
Tina era curiosa di sapere come il paese era cambiato. Apprezzava le attivitĆ  di volontariato dellā€™Agape e si entusiasmava per i giovani che si spendono per fare crescere Santā€™Eufemia. Da Oltreoceano mi ĆØ stata accanto quando mi candidai nelle elezioni comunali e nei sette mesi bui del 2020. Leggevo con piacere le sue email, le sue domande, le sue considerazioni, i suoi progetti. Pensava al futuro con una grande energia vitale, preoccupata non per sĆ© ma per i giovani. Non temeva la morte perchĆ© ā€“ diceva ā€“ aveva avuto una vita piena di soddisfazioni e di affetto. Era in pace. Mi mancherĆ .

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Lā€™azalea della ricerca per la festa della mamma

Domenica 12 maggio, in occasione della Festa della Mamma, oltre 20.000 volontari saranno presenti in 3.500 piazze italiane con lā€™azalea della ricerca AIRC, che questā€™anno festeggia il suo quarantesimo compleanno.
Insieme allā€™azalea verrĆ  offerta una guida che ripercorre i principali traguardi raggiunti: Ā«Le conquiste della ricerca si traducono in vite salvate e negli ultimi quarantā€™anni in Europa ā€“ ricorda lā€™Airc ā€“ sono state salvate dal cancro le vite di oltre due milioni di donneĀ».
A Santā€™Eufemia dā€™Aspromonte saranno i volontari dellā€™Agape ad occuparsi della distribuzione della piantina simbolo della battaglia contro i tumori femminili.
Con una donazione di 18 euro, potremo festeggiare le nostre mamme e dare un aiuto concreto alla lotta contro il cancro.
Chi volesse aderire alla prevendita, puĆ² contattare i volontari dellā€™associazione.
Vi aspettiamo in piazza Matteotti, dalle ore 9.00 alle 13.00.

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Il centocinquantesimo anniversario della nascita di Carmelo Tripodi

Il 28 aprile ricorreva il centocinquantesimo anniversario della nascita di Carmelo Tripodi, artista dal ā€œmultiforme ingegnoā€, secondo la calzante definizione del figlio Domenico Antonio, ā€œLā€™Aspromontanoā€ autore di opere pittoriche esposte in tutto il mondo. Capostipite della ā€œdinastia dā€™arteā€ celebrata in un convegno tenuto a Roma nel 2001 (relatori: il fondatore e direttore de ā€œIl Corriere di Romaā€ Giuseppe Gesualdi, il dantista Tullio Santelli, i critici dā€™arte Renato Civello e Alberto Trivellini), la sua ereditĆ  ĆØ stata raccolta da altri due figli (Agostino e Graziadei, ā€œil restauratore al servizio di Dioā€, per poi giungere ai giorni nostri con le nipoti Carmelita e Roberta.
Nel 1874 lā€™aspetto di Santā€™Eufemia dā€™Aspromonte era molto diverso dallā€™attuale. Il censimento del 1871 attesta una popolazione di 6.252 abitanti, ammassati nelle case prive di acqua e servizi del ā€œVecchio Abitatoā€ e del ā€œPettoā€, i due rioni esistenti prima dellā€™edificazione della ā€œPezza Grandeā€ in seguito al terremoto del 1908. Nel 1872 era stato inaugurato il telegrafo elettrico, mentre lā€™unica strada, che consentiva un collegamento con i paesi vicini, da Bagnara attraversava il paese e proseguiva fino a Delianuova. Le classi della scuola elementare erano dislocate tra locali comunali e abitazioni private.
Figlio di Giuseppe e di Teresa Filardi, da ragazzo Carmelo Tripodi frequentĆ² la bottega dā€™arte di GiosuĆØ Versace. Nel 1895 si iscrisse allā€™Accademia di Belle Arti di Messina e, completati gli studi, aprƬ uno studio di pittura e scultura. Nel 1906 due sue opere furono presentate allā€™Esposizione Campionaria Internazionale di Palermo: ā€œGalileo Galileoā€ e ā€œSantā€™Antonio abateā€. I due quadri gli procurarono le piĆ¹ alte onorificenze: Premio dellā€™Esposizione ā€œGran Premio e Croce Insigneā€, Premio Concorso Universale ā€œGran Corona dā€™oro con medaglia al merito artisticoā€, Premio Concorso Nazionale ā€œTarga della CittĆ  di Padovaā€. Lā€™anno successivo Tripodi si impose nel Premio Concorso Internazionale ā€œGran Coppa dā€™Italiaā€ e, nel 1912-1913, fu componente della Giuria dā€™Onore allā€™Esposizione Internazionale di Parigi.
Il terremoto del 1908 distrusse gran parte dei suoi lavori: in particolare, il monumentale altare della chiesa di Santa Maria delle Grazie, con il bassorilievo rettangolare sopra la nicchia della Madonna e le statue di San Pietro e di San Paolo poste sui due lati.
Della produzione artistica giunta ai giorni nostri, oltre ai due quadri giĆ  menzionati, hanno riscosso lā€™apprezzamento dei critici lā€™olio giovanile ā€œSan Rocco e gli appestatiā€ (1894), i dipinti e i disegni della maturitĆ : ā€œMarie al sepolcroā€, ā€œDeposizioneā€, ā€œGesĆ¹ che cammina sulle acqueā€, ā€œMonaco in meditazioneā€, ā€œTesta di GesĆ¹ā€, ā€œMosĆØ e il roveto ardenteā€, ā€œPadre dellā€™artistaā€, ā€œSuonatore sulla neveā€, ā€œTesta di frateā€, ā€œTesta di vecchiaā€.
Carmelo Tripodi sviluppĆ² una sua personalissima arte nella lavorazione di stucchi, creta e cartapesta, ancora oggi apprezzabile nel ā€œSacro Cuore di GesĆ¹ā€ della chiesa di Santā€™Eufemia e nel ā€œCristo alla Colonnaā€ della Processione dei Misteri. Altre sue opere sono custodite in alcune chiese della provincia di Reggio Calabria: ā€œIl battesimo di GesĆ¹ā€, ā€œAbramo sacrifica Isaccoā€, ā€œGiuditta e Oloferneā€ nella chiesa di San Rocco ad Acquaro di Cosoleto; ā€œLe pie donne al sepolcroā€ nella chiesa della PietĆ  di Gioiosa Ionica. Per la chiesa dellā€™Addolorata di San Procopio realizzĆ² invece lā€™Altare del Crocifisso; per la chiesa del Soccorso di Palmi, quattordici pannelli raffiguranti la Via Crucis (1937) e la pala dā€™altare ā€œI miracoli di Santa Ritaā€ (1940). Tra i lavori di architettura va ricordata la progettazione e la costruzione della chiesa in legno della Madonna del Carmelo, a Solano (1911).
La realizzazione di numerosi ritratti, oltre a farci ā€œvedereā€ i volti del tempo, costituiva una fonte importante per il sostentamento della famiglia, al pari del restauro delle tele e delle statue di diverse chiese della provincia o delle commissioni, che non erano soltanto di carattere religioso. Tra il 1926 e il 1929, Tripodi a Santā€™Eufemia realizzĆ² in stucco lā€™intercolunnio e le decorazioni interne della chiesa del Suffragio e di quella del SS. Rosario; nel 1927, decorĆ² le pareti delle sale del ā€œPodestĆ ā€ e della ā€œSegreteriaā€.
I suoi interessi si estendevano inoltre ai campi della musica e della fotografia, che a inizio Novecento incominciĆ² a raggiungere anche i piccoli comuni. Straordinari sotto il profilo tecnico e dallā€™elevatissimo valore storiografico gli scatti che testimoniano la distruzione del paese e la sofferenza della popolazione eufemiese nel terremoto del 1908.
Carmelo Tripodi ĆØ stato un artista poliedrico, la cui memoria va perpetuata: Ā«Deve rispondere a un imperativo morale ā€“ ha scritto Renato Civello ā€“ sottrarre alla impietosa coltre del silenzio una identitĆ  che ebbe voce e sostanza totale di vita. Riscoprire personaggi come Carmelo Tripodi potrĆ  concorrere, fra le devianze e gli smarrimenti del nostro tempo, a rintracciare una presenza salvifica perchĆ© tutto quello che egli creĆ² fu dono di veritĆ Ā».

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Primo Maggio

Sarebbe piĆ¹ onesto parlare di commemorazione, visto che cā€™ĆØ poco da celebrare. Non solo per il dato spaventoso dei morti sul lavoro nel 2023: 1.041, quasi tre al giorno. Mai come nel quarto articolo ĆØ evidente lo scarto tra le nobili intenzioni dei padri costituenti e lā€™attuazione dei principi costituzionali: Ā«La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto. Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilitĆ  e la propria scelta, un’attivitĆ  o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della societĆ Ā». Belle parole, le piĆ¹ belle che potessero essere scritte. Buoni propositi che si scontrano perĆ² con la realtĆ .
La realtĆ  dei circa 3 milioni di precari o dei 5 milioni di sottopagati (il 30% del totale).
La realtĆ  di quasi 6 milioni di individui in povertĆ  assoluta.
La realtĆ  dei 21 punti di differenza tra il tasso di occupazione nel Nord (69,4%) e quello del Mezzogiorno (48,2%), dove il tasso di disoccupazione ĆØ circa tre volte superiore rispetto alle regioni settentrionali.
La realtĆ  del caro affitti, che a Milano ha raggiunto lā€™aumento record del 19,2% nel biennio 2022-2023.
La realtĆ  del 20% delle lavoratrici costrette a licenziarsi quando diventano madri, perchĆ© ĆØ impossibile conciliare lavoro e assistenza ai figli laddove sono scarsi i servizi di supporto, se non si puĆ² contare sul sostegno di una rete familiare.
La realtĆ  del carovita, del calo dei risparmi e della perdita spaventosa del potere dā€™acquisto dei salari. Mentre i carrelli della spesa delle famiglie sono sempre piĆ¹ vuoti, 4,5 milioni di italiani rinunciano a curarsi, perchĆ© non ne hanno la possibilitĆ  e perchĆ© il sistema sanitario nazionale non riesce a soddisfare le richieste in tempi decenti.
La realtĆ  di una frattura sempre piĆ¹ profonda tra lavoratori tutelati e lavoratori non tutelati, tra privilegiati e sfruttati.
La realtĆ  della vittoria del capitalismo e del suo modello culturale fondato sulla societĆ  dei consumi, del suo cinismo e della sua arroganza.
La realtĆ  della compressione progressiva di ogni spazio di sicurezza, libertĆ  e dignitĆ .
Alla faccia dellā€™articolo quattro della Costituzione.

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Condannati a morire in cella: quando lo Stato dimentica i detenuti malati

Novanta morti allā€™anno. Uno ogni quattro giorni. Una strage di malati che si consuma tra le sbarre delle carceri italiane nel silenzio quasi assoluto. GiĆ  fanno fatica a guadagnare qualche titolo di giornale i casi, piĆ¹ eclatanti, dei suicidi: giĆ  32 in questo infausto primo quadrimestre del 2024. Figurarsi lo spazio che possono ricevere i detenuti morti nei penitenziari italiani per ā€œcause naturaliā€: il conteggio di Ristretti Orizzonti ĆØ al momento fermo a quota 44. Uomini e donne senza volto e senza nome, per i quali non ĆØ concesso il sentimento dellā€™umana pietĆ . Un dato che in realtĆ  sarebbe ancora piĆ¹ drammatico, se solo si potesse disporre dei numeri sui decessi che avvengono quando, finalmente, vengono applicati gli articoli 146 e 147 del codice penale sul differimento della pena per le persone gravemente ammalate, che finiscono per morire poco dopo il loro arrivo a casa. I fautori del ā€œbuttate le chiaviā€, cinicamente, sostengono: sarebbero morte ugualmente. Eppure ĆØ notoria la correlazione tra stato detentivo e scatenamento o peggioramento delle malattie.
In prigione si muore di infarto, per le complicazioni di patologie mal curate, per malattie croniche. Muoiono i giovani; ma ancor piĆ¹ ā€“ ĆØ ovvio ā€“ muoiono gli anziani. In carcere si muore da soli, senza il conforto di un familiare, perchĆ© lo Stato italiano non riesce a conciliare il diritto soggettivo di morire dignitosamente con la pulsione securitaria di una larga fetta della popolazione.
Le ragioni di questa ecatombe sono molteplici. Il pregiudizio per il quale il detenuto che lamenta qualche malessere generalmente viene considerato un simulatore in cerca di qualche beneficio. La carenza drammatica di personale e attrezzature sanitarie, piĆ¹ volte denunciata sulle colonne de ā€œIl Dubbioā€ da Damiano Aliprandi: medici precari e difficoltĆ  nellā€™assegnazione sulle 24 ore, turni infernali, con un solo infermiere responsabile anche di 600 detenuti; liste di attese infinite per visite specialistiche o interventi chirurgici. A tal proposito, dovrebbero pesare come un macigno sulle coscienze dei nostri governanti le parole severissime del garante campano dei detenuti Samuele Ciambriello: Ā«Credo che la nostra societĆ  e le nostre Istituzioni non siano rispettose dei diritti umani dei detenutiĀ».
Non possono esserlo, quando i Tribunali si rifugiano in dichiarazioni di compatibilitĆ  con lo stato di detenzione perchĆ© ā€œil quadro polipatologico ĆØ caratterizzato da patologie di natura cronica, certamente meritevoli di controlli periodici, alcuni anche quotidiani, agevolmente (il sottolineato ĆØ mio) gestibili allā€™interno del circuito penitenziarioā€. CosƬ agevolmente che un detenuto puĆ² morire appena ottiene la sostituzione della misura coercitiva della custodia cautelare in carcere con quella degli arresti domiciliari, o andarci vicino.
Lā€™accanimento dello Stato nei confronti dei detenuti malati ĆØ a volte indecente, oltre che incostituzionale, se si tiene a mente il senso di umanitĆ  cui fa riferimento lā€™articolo 27 della nostra Carta. Senza che si abbia nemmeno lā€™onestĆ  di ammettere che in Italia ĆØ ancora in vigore la pena di morte, in una variante ipocrita, vigliacca e per questo ancora piĆ¹ intollerabile.

Il Dubbio, 24 aprile 2024

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Lā€™Eufemiese ĆØ ritornata

Quattordici. Come le partite disputate per acciuffare il sogno: dodici nella stagione regolare, piĆ¹ la semifinale e la finale dei playoff. Quattordici. Come lā€™ubriaco della smorfia napoletana. E ubriachi di gioia sono giocatori, dirigenza e tifoseria, al termine di una stagione esaltante che ha visto lā€™Eufemiese 2023 centrare al primo colpo la promozione nel campionato di seconda categoria. Si dirĆ  che ĆØ solo calcio, come se si trattasse davvero di dare un calcio a un pallone e basta. Non ĆØ mai cosƬ. Non quando il fuoco sacro della passione fa di un manipolo di ragazzi un collettivo nel quale riconoscersi, dei quale andare fieri. Dei quali si parla nelle strade, nelle piazze e nei bar. Ragazzi che hanno avuto il merito di riportare sugli spalti del campo sportivo centinaia di persone, come non accadeva da decenni. Famiglie intere con i bambini al seguito, ragazze e ragazzi, giovani e meno giovani. Il successo piĆ¹ significativo ĆØ proprio il sano e intergenerazionale appuntamento domenicale sulla tribuna del ā€œMorisiā€. Unā€™esplosione di spensieratezza che ha fatto bene a tutti. Anche a me, che mi sono divertito a stilare pagelle ā€œad uso internoā€ dopo le partite, come facevo venticinque anni fa per ā€œIl Quotidianoā€: un tuffo nel passato vissuto con gioia, grazie alle emozioni che il bianco e lā€™amaranto della divisa suscitano in tutti gli eufemiesi malati di calcio.
E allora andiamo con un pagellone finale, non prima di avere dato un poā€™ di numeri: dodici partite in campionato, con cinque vittorie, cinque pareggi e due sconfitte che hanno portato al secondo posto in classifica dietro il Bagaladi; ventitrĆ© gol fatti e dodici subiti. Inclusi gli spareggi contro Scillese e Mamerto, le vittorie salgono a sette, ventisette i gol fatti e tredici quelli subiti. Capocannonieri Palamara e Morabito con cinque gol, tallonati ad una lunghezza da Luppino; due i gol segnati da Cammarere, Gentilomo e Pirrotta; uno per Adami, Carbone Christian, Romeo e Sobrio, piĆ¹ un autogol a favore.

Alvaro Pasquale 9 ā€“ Attento e reattivo, la sua stagione ĆØ sintetizzabile nel balzo felino della finale che, togliendo dal sette un calcio di punizione dal limite, ha salvato il risultato.
Forgione 8,5 ā€“ Laterale di difesa dotato di ottima corsa e tecnica, ha dominato lungo tutta la fascia destra con progressioni che si sono rivelate una temibile arma offensiva.
Sobrio 9 ā€“ Padrone dellā€™area nel gioco aereo, sulla sua fisicitĆ  e reattivitĆ  la squadra ha costruito una linea di difesa solidissima.
Adami 10 ā€“ Leader del reparto arretrato non solo per gli interventi puntuali e puliti, ha dettato i tempi e trasmesso serenitĆ , con un rendimento che non ha mai avuto cedimenti.
Romeo 8,5 ā€“ Esterno sinistro affidabile in difesa e pericoloso nelle ripartenze, i suoi cross hanno spesso messo in difficoltĆ  le difese avversarie.
Pirrotta 8,5 ā€“ Dalla panchina a titolare inamovibile, ĆØ stato tra le sorprese della squadra grazie al talento in mezzo al campo e alla personalitĆ  da veterano.
Alvaro Francesco 10 ā€“ Grande senso della posizione e capacitĆ  di lettura delle diverse situazioni di gioco sono state le doti che lo hanno reso playmaker insostituibile.
Cammarere 10 ā€“ Capitano e trascinatore per le indiscusse qualitĆ  tecniche e per lā€™attaccamento alla maglia, le sue giocate hanno ripetutamente fatto spellare le mani ai tifosi.
Palamara 10 ā€“ Esterno offensivo imprendibile nelle progressioni, ha fatto impazzire le difese avversarie con giocate funamboliche capaci di spaccare le partite.
Luppino 8 ā€“ Partito come rincalzo, le sue prestazioni sono state in crescendo e, a suon di gol, il suo apporto ĆØ stato preziosissimo nel finale di stagione.
Morabito 10 ā€“ Il ā€œvecchiettoā€ che si fionda su ogni pallone come un ragazzino con lā€™argento vivo addosso ĆØ stato lā€™uomo della promozione, grazie alla rete siglata nello spareggio finale.
Gentilomo 8 ā€“ Allā€™inizio ha retto sulle sue spalle il peso dellā€™attacco eufemiese. Infortunato, ĆØ rientrato in due spezzoni negli spareggi, dando un contributo decisivo in ruoli non suoi.
Vizzari 7,5 ā€“ Centrocampista dai grandi polmoni, le sue prestazioni sono state caratterizzate dalla dinamicitĆ  sia in fase di interdizione che nella proposizione del gioco.
Carbone Christian 7,5 ā€“ Esterno difensivo di sicura affidabilitĆ , da titolare e da subentrante ha svolto con impegno e disciplina i compiti assegnatigli.
Creazzo 7,5 ā€“ Difensore capace di coprire piĆ¹ ruoli, la sua duttilitĆ  ĆØ stata fondamentale per superare lā€™emergenza sulle fasce nel finale di stagione.
Alati, Carbone Antonino, Catanesi, IdĆ , LaganĆ , Leonello, Nocida, Posterino, Violi 7 ā€“ Nonostante il ridotto minutaggio, ogni volta che sono stati chiamati in causa non hanno tradito la fiducia di mister Napoli.

*Foto tratta dalla pagina Facebook ASD Eufemiese 2023

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La nostra Pasqua in cella con la pasta al forno di Cosimo e il limoncello di Saro

Oggi Giovanni veste lā€™abito buono, non la solita tuta sportiva che ĆØ la nostra divisa ufficiale. Per il passeggio nel cortile ha tirato fuori dalla ā€œbilancettaā€ il maglioncino e i pantaloni che indossa nei colloqui con i familiari, ha lasciato sotto la branda le scarpe da tennis e calzato gli sneakers, ha stretto le spalle dentro un giubbottino casual invece del consueto smanicato. Invidio la sua abilitĆ  nel mettere sottovuoto i capi di abbigliamento, affinchĆ© non occupino troppo spazio nellā€™armadietto. Li spruzza con un poā€™ di profumo, li richiude nelle buste che adagia sullo sgabello e vi si siede sopra, lentamente. Lā€™operazione dura diversi minuti, ma alla fine lo spessore non supera il mezzo centimetro.
Pure per noi carcerati ĆØ Pasqua. Nel cortile ci scambiamo gli auguri, nonostante lā€™anima in pena e la testa altrove. Nelle nostre case ci sarĆ  poco da festeggiare e la metafora del Calvario vale per noi e per i nostri cari. Portiamo insieme la croce: e chissĆ  chi ne soffre di piĆ¹ il peso.
In galera i giorni festivi opprimono il doppio. Non viene consegnata la posta, il gancio con lā€™esterno che fa sentire vivo chi si trova sepolto qua dentro e la chiusura della saletta, alla quale si puĆ² accedere per unā€™ora dopo il passeggio, appare un gratuito supplemento di afflizione. Usciamo dalla cella solo per le ore dā€™aria e, al momento di rientrare in sezione, alle quattro del pomeriggio ci diamo giĆ  la buonanotte.
Per la domenica delle Palme il cappellano ci ha fatto avere un ramoscello dā€™ulivo, che ha suggerito di donare ai nostri familiari. Stiamo salendo con loro lā€™erta del Golgota, abbiamo tutti bisogno di forza e di consolazione. Il sacerdote trova sempre le parole giuste: Ā«Per rinascere bisogna morireĀ». Un poā€™ morti lo siamo, in effetti. Ma contiamo di farcela a rinascere. Magari un poā€™ ammaccati, ma in piedi. Ci emozionano i suoi gesti affettuosi, ci assicurano che qualcuno pensa a noi. Oggi invierĆ  in carcere i bignĆØ alla crema, che consumeremo a fine pranzo con qualche fetta delle colombe pasquali acquistate e scambiate tra i detenuti. Non hanno invece superato il rigido vaglio della guardia e sono finiti nel bidone dellā€™immondizia del magazzino le ā€œcimeddeā€, i biscotti pasquali della tradizione calabrese che un familiare aveva spedito al congiunto. Pazienza.
Qua dentro tutti dobbiamo qualcosa a qualcuno. Una pacca sulla spalla, un sorriso, una parola di conforto. Un biglietto da spedire per posta, scritto per chi vuole mandare gli auguri di buon compleanno alla figlia, o un disegno per i nipotini di qualche anziano. Riprendere in mano matita, gomma e colori, fa sudare. Ma almeno si sottrae alla monotonia parte di questo tempo vuoto.
Nei giorni scorsi in molti ci siamo ā€œsegnatiā€ dal barbiere per una sistematina ai capelli. Bei tempi ā€“ racconta chi cā€™era ā€“ quando la sezione ebbe la fortuna di avere tra i detenuti uno del mestiere. Ora dobbiamo accontentarci di Gigi, che di professione fa lā€™idraulico. Si impegna, ma i risultati non sempre sono ottimali. A sua discolpa va detto che ĆØ impossibile ottenere unā€™acconciatura decente con un rasoio elettrico che si inceppa di continuo e con la forbicina ā€œChiccoā€.
Gigi ĆØ anche il bibliotecario della sezione, ĆØ lui a consegnare i libri richiesti con la ā€œdomandinaā€. Questa mansione la svolge con molta efficienza, almeno dal nostro punto di vista. SƬ, perchĆ© ad aspettare che la ā€œdomandinaā€ venga letta e la richiesta accolta trascorrerebbero intere settimane. La richiesta alla direzione la presentiamo, ma non appena Gigi passa davanti alle celle per rientrare nella sua, o quando ci incontriamo nel cortile, gli affidiamo un ā€œpizzinoā€ con i titoli. Ci penserĆ  lui a farci avere i libri, alla prima occasione utile. Un azzardo passibile di punizione, come qualsiasi azione che contrasti il regolamento.
Salvatore, il lavorante, corre lo stesso rischio quando ci fa avere i guanti in lattice da utilizzare per lavare il water con la candeggina. SennĆ² ci toccherebbe farlo a mani nude: inspiegabilmente, i guanti non figurano infatti tra i beni acquistabili con la spesa settimanale. Li infila nella borsa di plastica per la frutta e per il pane che lasciamo appesa al cancello della cella e noi, una volta finito il lavoro, li facciamo scomparire nel sacco della spazzatura.
Salvatore oggi sarĆ  fondamentale. Il direttore non ha concesso la ā€œsocialitĆ ā€, che permette ai detenuti di pranzare insieme nella saletta o di riunirsi a gruppi in un unico camerotto, nei giorni di festa. SarĆ  pertanto compito di Salvatore consegnare la pasta al forno cucinata da Cosimo e dovrĆ  farlo in fretta, prima che anche per lui arrivi il momento di rientrare in cella. Dal suo cubicolo, Cosimo lo chiama a gran voce. Ha iniziato a preparare il pranzo due giorni fa, dopo essersi fatto prestare i fornellini da campeggio e le coppie di padelle che fungono da forno, non riuscendo altrimenti a soddisfare la vasta clientela. Un detenuto lo chiama ā€œAlessandro Borgheseā€, perchĆ© ĆØ un vero fenomeno. Giorni fa ha accolto con gli occhi lucidi il disegno realizzato da un carcerato: un cappello da cuoco a strisce rosse e blu, i colori del suo Catania, accompagnato dalla didascalia ā€œCosimo I, Re degli Chefā€.
La pasta al forno di Cosimo ĆØ un capolavoro. Ma apprezziamo anche lā€™assaggio di quella di Roberto, il nostro dirimpettaio che ā€“ da buon pugliese ā€“ ĆØ specializzato nella preparazione delle orecchiette con le cime di rapa. Con la cella di fronte ĆØ piĆ¹ facile inviarsi le pietanze, per cui spesso pranziamo ā€œinsiemeā€. Basta posizionare il piatto dentro un contenitore, farlo passare con molta cautela tra le sbarre e sospingerlo con la scopa fino a metĆ  corridoio. Unā€™altra scopa, dalla cella di fronte, lo avvicina fino a poterlo raccogliere e il pranzo ĆØ servito.
Dopo il dolce Stefano appoggia sul tavolo un bicchierino di plastica contenente un liquido giallognolo, opera di Saro. Dice che ĆØ limoncello. Non abbiamo idea di quale surrogato abbia impiegato, visto che lā€™alcool puro non si puĆ² acquistare. Dividiamo la bevanda in quattro, un piccolo sorso a testa. Qualsiasi cosa stiamo bevendo, ĆØ il liquore piĆ¹ buono mai assaggiato in vita nostra.

Link: La nostra Pasqua in cella (ildubbio.news)

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La Pasqua di solidarietĆ  dellā€™Agape

Un piccolo pensiero per dire ā€œci siamoā€, come Agape e come comunitĆ  che con la propria generositĆ  consente ai volontari di ā€œesserciā€. ƈ il senso della distribuzione delle uova di Pasqua, stamattina, agli amici dellā€™Agape e ai ragazzi che in estate partecipano alla colonia estiva. Ed ĆØ bello leggere negli occhi lā€™attesa di chi sa che, come ogni anno, i volontari arriveranno. La Pasqua di solidarietĆ  dellā€™Agape ĆØ fatta di gesti, di abbracci, di parole scambiate dandosi appuntamento alle occasioni di incontro, come quello recente in pizzeria o allā€™ estate imminente che vedrĆ  tutti alle prese con ciambelle e creme solari.
MercoledƬ cā€™era stata la prima iniziativa pasquale, lā€™ormai ventennale Via Crucis con gli ammalati allā€™interno della Residenza sanitaria per anziani ā€œMons. Prof. Antonino Messinaā€, preceduto dalla consegna di un uovo di Pasqua. Condotti dal parroco don Marco Larosa, i volontari dellā€™associazione, le operatrici della struttura e il coro ā€œCosma Passalacquaā€ guidato dal Maestro Angela Luppino hanno ripercorso le tappe della Passione di GesĆ¹ in un luogo che richiama, in eguale misura, sofferenza e amore. Caterina e Iole si sono soffermate con la croce e con i cartelli delle stazioni accanto agli ospiti della struttura, disposti attorno al tavolo circolare della sala ricreativa, mentre si susseguivano le letture delle riflessioni, aventi come tema ā€œPrima di tutto la vitaā€.
La Via Crucis nella RSA tocca corde intime per ciĆ² che rappresenta e per la partecipazione degli anziani che ne seguono lo svolgimento con emozione, sia quando pregano e ascoltano, sia quando si uniscono commossi allā€™esecuzione dei canti della tradizione pasquale, tra i quali lo straziante ā€œStava Maria dolenteā€ nellā€™intensa esecuzione di Noemi e Stefania.

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Santā€™Eufemia dā€™Aspromonte ā€“ ā€œRadiciā€

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Grazie allā€™impegno dellā€™Associazione Culturale Tommaso Campanella ā€œIl pensiero forte del Sudā€, sabato scorso una troupe televisiva di Telemia ĆØ stata a Santā€™Eufemia per realizzare alcune interviste e girare le riprese necessarie per confezionare una puntata della trasmissione ā€œRadiciā€, programma ideato e condotto da Pino Carella, che va in onda ogni giovedƬ sul canale 76 DTT alle ore 21.30 (repliche: venerdƬ ore 14.30 e domenica ore 16.30; in seguito, sarĆ  inoltre visibile su YouTube).
Ā«Lā€™ideatore del format ā€“ si legge sul sito dellā€™emittente televisiva regionale ā€“ illuminato dal lume della sua lanterna, va alla riscoperta delle piĆ¹ antiche tradizioni popolari, riportando a memoria, sapori, riti, usanze e costumi. Una rievocazione che spazia dallā€™enogastronomia agli antichi borghi, dalla musica popolare a fatti storici o leggendariĀ».
Tra gli altri intervenuti, anchā€™io ho dato con piacere la mia disponibilitĆ  per due contributi di carattere storico, incentrati sulla rievocazione del ferimento di Garibaldi in Aspromonte e sul valore iconico del ponte della ferrovia.
A stasera!

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