Francesco Antonio Colella

Il 9 luglio l’associazione culturale “Geppo Tedeschi” di Oppido Mamertina ha onorato il ricordo di Francescantonio Colella, meglio noto come Mastr’Antoni ’u poeta, singolare esponente della poesia vernacolare la cui opera merita di essere riscoperta e divulgata. La manifestazione, che si è svolta nel cimitero di Oppido, ha avuto vissuto il primo emozionante momento con la collocazione di una croce commemorativa benedetta da don Letterio Festa, subito dopo la celebrazione della Santa Messa officiata nella cappella centrale del camposanto. A seguire lo studioso Antonio Roselli ha ripercorso la parabola umana e artistica del mastro d’ascia e poeta Francescantonio Colella, nato a Sant’Eufemia d’Aspromonte nel 1871 e trasferitosi per motivi di lavoro ad Oppido dopo il terremoto del 1908, tragico evento nel quale perì l’adorata moglie Serafina. Qui si risposò e continuò a coltivare la passione per la poesia, componendo poemetti di carattere politico, sociale e religioso ed intraprendendo una fitta collaborazione con la rivista cittanovese “Albori”, fino alla morte sopraggiunta nel 1942.
Le sue poesie sono quasi tutte inedite, per cui è auspicabile che l’iniziativa di sensibilizzazione ai temi della cultura e della memoria locale portata avanti da Roselli e dall’associazione “Geppo Tedeschi” abbia come seguito proprio una pubblicazione che consenta la loro fruizione ad un pubblico più vasto.
La chiusura della manifestazione è stata affidata all’arte declamatoria di Ciccio Epifanio, che ha proposto una propria composizione vernacolare dedicata al poeta Colella, del quale ha successivamente recitato il poemetto inedito “O vivi, vivi, chi a lu Campusantu”.
Condivisibili le parole di Roselli sulla necessità di riscoprire “la produzione letteraria di un uomo che pur lavorando con la sua mannaia e con la sua scure nei boschi e nei campi, dal sorgere del sole al tramonto, ha amato religiosamente il suo lavoro e la poesia; una poesia edificante e in alcuni casi preveniente il futuro in modo mirabile”.

Tra i componimenti editi, di grande impatto emotivo e rilevanza per il carattere di testimonianza è “Storia del terremoto del 28 dicembre 1908 a Sant’Eufemia”, ricostruzione in versi della tragedia che distrusse anche il paese d’origine di Colella. Di seguito uno stralcio, tratto dal libro di Caterina Iero, Sancta Euphemia. Cenni storici, vita civile e costume di Sant’Eufemia d’Aspromonte, Laruffa Editore, Reggio Calabria 1997 (pp. 95-106; ivi, p. 96):

Lu affrittu patri levau lu figghiu,
lu figghiu affrittu li so genituri,
li frati a li so frati ed eu a ddhu gigghiu
luci dill’occhi mei, sinceru amuri.
O jornu di terribili scumpigghiu,
d’affannu, di spaventu e di duluri!
O fracellu terribuli! O scuncassu
chi vitti cu chist’occhi ad ogni passu!
Li genti mi affruntavanu portandu
li morti nta li casci o ncoddhucavaleri
cu anchi, testa e vrazza, mpendulijandu.
Poi guardu a ttia, pajisi, e di com’eri
nvanu ti jiva cchiù raffigurandu!
Li casi eranu tutti cimiteri
e a ttia nfurma di grandi macellu
nta n’attimu cangiau lu gran fracellu.

*La foto è tratta dal profilo facebook di Maria Frisina

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