Circa un mese fa scrissi un post sugli articoli dedicati dal Corriere della Sera a Sant’Eufemia d’Aspromonte in occasione del terremoto del 28 dicembre 1908 e, sulla base delle informazioni storiche inedite così recuperate, un altro sull’attività di soccorso della nobildonna Adele Alfieri di Sostegno. Molto interessante è quello datato 13 marzo 1909, che fa riferimento al consiglio comunale del 9 marzo, nel quale l’amministrazione di Sant’Eufemia, allora retta da un commissario, deliberò di adottare quale bandiera del comune quella del municipio di Milano (croce rossa su sfondo bianco), consegnata dai volontari milanesi alla comunità eufemiese alla fine dei due mesi trascorsi in terra aspromontana:
Il Comune di S. Eufemia d’Aspromonte, quale omaggio e manifestazione di gratitudine a Milano, ha deliberato di adottare per la sua bandiera i colori della nostra città. Ottenendone l’adesione dal sindaco sen. Ponti, il Commissario prefettizio Cappelli, ne dava notizia ai cittadini di S. Eufemia, con un nobile manifesto. «Quando voi vedrete – dice questo – sventolare la candida bandiera con la Croce rossa, ricordatevi che quei colori sfolgoravano al sole della vittoria sui campi di Legnano, là dove il valore italiano, e specialmente dei milanesi, seppe piegare e sconfiggere l’oltracotanza dello straniero. Da quel dì risorse a vita nuova la bella e cara città lombarda; da quel dì crebbe nella prosperità e nella potenza la nobilissima regina della valle padana, che nell’ora della sventura vi ha soccorso con regale generosità, ed ora vi conforta permettendovi di adottare nella bandiera i suoi colori». La manifestazione di S. Eufemia d’Aspromonte, alla cui resurrezione lavora il Comitato milanese di soccorso, non poteva essere più nobile e commovente.
La notizia non è nuova, io stesso l’ho riportata in diversi miei libri. Tuttavia, nel tempo la bandiera è scomparsa da un punto di vista “istituzionale”. Lo Statuto comunale attualmente in vigore, approvato nel 2000 e successivamente modificato un paio di volte, all’articolo 6 menziona soltanto lo stemma e il gonfalone, che sono “quelli descritti dal Decreto del Presidente della Repubblica del 16 gennaio 1995”. E cioè:
STEMMA: di rosso, alla Santa Eufemia, in maestà, leggermente volta a destra, con il viso, le mani, i piedi di carnagione, aureolata d’oro, capelluta dello stesso, vestita con la lunga tunica d’argento, le spalle coperte dal manto d’azzurro, ricadente sul fianco sinistro, la Santa impugnante con la mano destra la palma del martirio, di verde, posta in palo. Ornamenti esteriori da Comune.
GONFALONE: drappo partito di bianco e di azzurro riccamente ornato di ricami d’argento e caricato dallo stemma sopra descritto con la iscrizione centrata in argento, recante la denominazione del Comune. Le parti di metallo ed i cordoni saranno argentati. L’asta verticale sarà ricoperta di velluto dei colori del drappo, alternati, con bullette argentate poste a spirale, Nella freccia sarà rappresentato lo stemma del Comune e sul gambo inciso il nome. Cravatta con nastri tricolorati dai colori nazionali frangiati d’argento.
Non conosco il motivo per cui, a differenza di tanti altri, lo Statuto comunale di Sant’Eufemia non conferisce nobiltà istituzionale alla propria bandiera. Ritengo però che spesso la forma è sostanza e che, pertanto, gli atti ufficiali possono contribuire al rafforzamento della memoria storica di una comunità. Si può rimediare e mi auguro che il sindaco Pietro Violi, al quale va il mio ringraziamento per avermi messo in contatto con Alberto Minissi (colui che mi ha fatto pervenire gli articoli del Corriere della Sera), si faccia promotore dell’iniziativa istituzionale necessaria.