I relatori che ieri sono intervenuti nella cerimonia di inaugurazione della nuova aula consiliare, interessata da un pregevole lavoro di restyiling, hanno giustamente sottolineato l’importanza “storica” dell’evento. Ne convengo e non posso che unire i miei complimenti a quelli espressi nel corso della serata nei confronti di Nicola Dardano, che è riuscito con la sua arte a sintetizzare la storia della nostra comunità e a farla “vivere” nel luogo politicamente più simbolico del perseguimento del bene comune. Ed è stato emozionante ascoltare le parole di Antonio Crea, cittadino eufemiese emigrato da quasi mezzo secolo a Roma, che ha voluto finanziare i lavori per testimoniare l’amore per la propria terra d’origine.
Ho molto apprezzato le parole del moderatore della serata, Cosimo Petrolino, in particolare il passaggio nel quale ha sottolineato l’importanza di “unione”, pur nella diversità di ruoli e responsabilità tra maggioranza e opposizione. Sono d’accordo: su alcune questioni, su alcune tematiche di fondo, sui caratteri e sui valori del nostro essere eufemiesi non possiamo e non dobbiamo dividerci. Storia e memoria collettiva sono un patrimonio che non ha bisogno di essere messo ai voti: siamo la storia che si è sviluppata prima di noi e abbiamo il dovere di difendere e tramandare quella storia alle nuove generazioni.
Ieri non mi sono sentito un consigliere di opposizione, ma un semplice cittadino eufemiese, orgoglioso della storia della propria comunità ed emozionato per il gesto nobile e per le parole d’amore di Antonio Crea.
Lo svolgimento della serata non ha previsto interventi del pubblico. Avrei detto queste poche parole, che ho comunque espresso ai diretti interessati. Ma avrei anche aggiunto una piccola proposta, peraltro non nuova, considerato che per la prima volta la esposi in questo blog il 24 marzo 2014. La proposta è semplice e credo anche di facile realizzazione, considerato che i due riquadri realizzati alle spalle della presidenza del consiglio comunale si prestano perfettamente ad accogliere:
1) la riproduzione dell’epigrafe composta dallo storico Vittorio Visalli in occasione (5 luglio 1914) della posa della prima pietra del vecchio Palazzo municipale nell’attuale sede:
«Fin dagli oscuri tempi feudali/ madre di eletti ingegni e di forti lavoratori/ strenua ribelle contro la borbonica tirannia/ SANT’EUFEMIA D’ASPROMONTE/ sovvertita due volte dai moti convulsi della terra/ due volte risorse/ ed oggi/ per austera volontà di popolo/ per saviezza di amministratori/ per tenacia operosità del sindaco Pietro Pentimalli/ nel porre le fondamenta del suo civico palazzo/ celebra con sereni auspici un’aurora di vita novella/ e guarda fiduciosa a l’avvenire»;
2) la riproduzione della lapide in marmo dedicata al martire della rivoluzione partenopea Carlo Muscari a cent’anni dalla sua morte:
«Tradita la fede dei patti/ da bieca voluttà di tiranni/ CARLO MUSCARI/ milite della Repubblica Partenopea/ moriva strangolato a Napoli/ il 6 marzo 1800/ I cittadini eufemiesi dopo 100 anni/ a ricordo ed esempio».