Il cittadino comune lo sa da sempre: “solo gli allocchi possono pensare che si farà il ponte sullo Stretto” e “né io né tu vivremo abbastanza per passarci sopra” sono le frasi ricorrenti quando si affronta l’argomento. Accompagnate da considerazioni sulla strumentalizzazione politica che da sempre accompagna il progetto, in particolare negli ultimi anni, in concomitanza con l’aspirazione berlusconiana a lasciare ai posteri un segno tangibile della propria grandezza. Certo, c’era anche la proverbiale premura dell’ex premier per le questioni di cuore: “se uno ha un grande amore dall’altra parte dello Stretto potrà andarci anche alle tre di mattino, senza dipendere dai traghetti”.
Dovranno farsene una ragione le coppie separate dalla lingua di mare, il progetto è congelato. Più o meno come il “bianco ghiaccio” che il 45,5% dei 4.476 votanti il sondaggio proposto dal sito www.pontedimessina.it ha indicato come colore ideale per la megastruttura. Per cui, addio al ponte dei record, l’opera faraonica che avrebbe oscurato l’Akashi Bridge (Giappone): 3.300 metri la campata centrale (+ 1.100 metri), 382 metri l’altezza delle torri (+ 85 metri), un metro e 24 centimetri il diametro dei cavi di sospensione (+ 12 centimetri), oltre 44.000 cavi d’acciaio (+7.000).
Il Cipe ha infatti sbloccato, nella riunione del 20 gennaio, 6,2 miliardi di euro, definanziando nel contempo 1.624 milioni precedentemente destinati dal governo Berlusconi alla società Stretto di Messina e dirottandoli verso altri interventi. IL SOLE 24 ORE, che ha per primo dato la notizia, ha sottolineato il “doppio cambio di filosofia” rispetto all’era Tremonti: “si favoriscono da una parte interventi diffusi sul territorio piuttosto che mega opere dai tempi lunghi; e dall’altra si definiscono piani dettagliati e già concordati con il territorio allo scopo di far partire prima possibile le ruspe”. È anche vero, però, che la decisione era nell’aria, diretta conseguenza di scelte già fatte, sia in Italia che in Europa. Dopo l’estate, la commissione europea aveva dato un segnale inequivocabile, non inserendo il ponte sullo Stretto tra le opere infrastrutturali prioritarie per il periodo 2014-2020. E già a fine ottobre la Camera aveva approvato la mozione di Idv che prevedeva di destinare al trasporto pubblico locale i fondi per il ponte. Una votazione che sollevò un vespaio di polemiche per il parere positivo espresso dal viceministro alle Infrastrutture, Aurelio Misiti. Può darsi che sia finalmente finita la pantomima “ponte sì, ponte no”, in scena da troppo tempo. Vince Berlusconi e il ponte si fa. Perde e non si fa. Ma non è detto. Uno spreco di denaro senza fine. Cinquanta milioni di euro, nel periodo 2001-2007, soltanto per le consulenze di terzi e per il personale della società Stretto di Messina.
Il governatore della Sicilia, Raffaele Lombardo ha commentato con ironia: “Il Cipe toglie i fondi al ponte, che i siciliani vogliono, e li mantiene per la Tav, che in Val di Susa non vogliono”. Affermazione che andrebbe verificata. Per esempio, consultando le popolazioni interessate. La società dello Stretto l’ha fatto sul proprio sito e il risultato smentisce la convinzione granitica di Lombardo. Su 30.513 votanti, il 59% è contrario (percentuale alla quale va aggiunto il 5,6% del parere che “sarebbe meglio fare altro”), mentre soltanto il 33,6% si è dichiarato a favore. Evidentemente, il numero delle coppie “interregionali” deve essere in forte calo.
una grande notizia…anche se come scrivi tu è solo congelato, per questo continueremo a vigilare!
La cosa piú divertente della vicenda Ponte, oltre alle uscite di SB, é la canzone di Checco Zalone "U facemu stu ponti" in Cado dalle nubi! Il resto é solo demagogia. Federica Pellegrini