Le prossime elezioni amministrative vedranno abbattersi sugli enti locali la scure del taglio delle poltrone imposto dalla manovra di Ferragosto (DL 13 agosto 2011, n. 138), che si somma alla sforbiciata già impressa dalla legge n. 42 del 26 marzo 2010. In virtù di questi due provvedimenti, nello spazio di una legislatura il consiglio comunale di Sant’Eufemia passerà da sedici a sette membri (più il sindaco). La legge 42/2010 aveva infatti ridotto a dodici il numero dei consiglieri per i comuni con popolazione compresa tra 3.001 e 10.000 abitanti e da sei a quattro (più il sindaco) quello dei componenti della giunta. Il DL 138/2011 prevede una diversa suddivisione delle classi di comuni, introducendo quelli con popolazione compresa tra 3.001 e 5.000 abitanti, per i quali sono previsti, appunto, un consiglio comunale composto da sette membri e una giunta di 3 assessori (più il sindaco).
Personalmente, non apprezzo questi provvedimenti. Il sale della democrazia è la partecipazione: ridurre il consiglio comunale a una riunione condominiale non porterà benefici alle comunità locali. Farà anzi aumentare il distacco e la disaffezione dei cittadini nei confronti della politica. Le istanze della popolazione hanno bisogno di rappresentanti istituzionali che possano sostenerle. E sette mi sembrano pochi in un paese di quasi 5.000 abitanti: uno ogni 700 circa. Durante la Prima Repubblica, il rapporto era molto più equo: uno ogni 250 (venti consiglieri comunali, compreso il sindaco). Bisognava risparmiare? D’accordo. Ma senza comprimere la democrazia. Poiché 100-150 euro annui non cambiano la posizione economica di nessuno, si poteva benissimo abolire il gettone di presenza e mantenere inalterato il numero dei consiglieri. O riportarlo di nuovo a venti.
La circolare del ministero dell’interno n. 2379 del 16 febbraio 2012 ha chiarito definitivamente i contenuti della manovra di Ferragosto. Le prossime elezioni, oltre al sindaco, eleggeranno cinque consiglieri di maggioranza, quelli che otterranno più preferenze all’interno della lista vincente. Per l’attribuzione dei due seggi di minoranza, potrebbero invece verificarsi diversi scenari. Se gareggeranno soltanto due liste, quella perdente manderà in consiglio il candidato a sindaco e il candidato a consigliere più votato. Se le liste saranno più di due, si procederà con il metodo D’Hondt, dividendo successivamente per 1 e per 2 (essendo due i seggi da assegnare) la cifra elettorale di ogni lista al fine di ottenere una graduatoria decrescente, all’interno della quale verranno scelti i quozienti più alti. In termini pratici, dovrebbero risultare eletti i candidati a sindaco delle liste classificate seconda e terza. A meno che la seconda non raccolga più del doppio dei voti della terza, nel qual caso si aggiudicherà anche l’altro seggio. Si può esprimere una sola preferenza e, trattandosi di elezione diretta del sindaco, il voto dato ad un candidato a consigliere va automaticamente al candidato a sindaco della stessa lista. In altre parole, non è concesso il voto disgiunto.
Grazie per aver ripreso il mio suggerimento. Mi auguro che il tuo post serva a fare un po' di chiarezza sulle prossime elezioni!