Diario di un elettore

Ritrovatasi tra le mani una settimana di ferie coincidente proprio con le elezioni, a distanza di anni Mario ha potuto rivivere un ricordo per lui ormai lontanissimo. Queste di seguito, tra il serio e il faceto, sono le sue impressioni.

Grazie a Dio per le elezioni! La mattina di Lunedì 7 maggio ’12 sono arrivato a Sant’Eufemia da Londra per trovare un paese in subbuglio. Del torpore caratteristico della nostra ridente cittadina non ve ne era nemmeno l’ombra. C’era invece un insolito via vai di gente per le vie del paese, non solo in macchina. La vista dei sostenitori delle liste fare setaccio a tappeto e poi accompagnare, scheda in mano, ignari anziani al seggio elettorale, mi crea sempre un sottile piacere, perché evidenzia non solo la disperazione dei beceri ma anche che si è arrivati alla frutta, con buona pace della morale.

Mi si dice che mezzo paese ha mangiato gratis. Pare che la tortuosa strada verso il potere municipale dalle nostre parti passi da mega abbuffate seguite da litri di effervescente Brioschi e rutto libero. A saperlo venivo due o tre giorni prima ed un boccone magari lo rimediavo pure io, anche se sembra che mio fratello il Dottore fosse schierato e ciò avrebbe di fatto limitato il mio campo d’azione. Ma poi il voto è segreto, che ne sa lui o il resto del paese per chi voto? Io non mi fiderei di nessuno, soprattutto di parenti e familiari. Infatti, il sospetto sembrava regnare sovrano fuori tutti i seggi elettorali, dove persone riunite in piccoli gruppi tenevano sott’occhio l’uno e l’altro con fare da cecchino e sorrisi e facce tirate. C’era gente pure sui tetti, cannocchiale al collo e camera accesa. Ne deduco che qualcuno assistesse ad un live streaming del tutto, utile per gli exit poll pomeridiani e per decidere se scappare coi favori del buio o, in barba all’etica, saltare dalla nave che affonda prima degli altri: un po’ come un ratto qualunque o il capitano della Concordia.

La mia apparizione con tanto di passaporto ai locali del liceo scientifico ha creato un po’ di confusione. Un fantasma avrebbe suscitato meno spavento. Chi presiedeva il seggio non era preparato psicologicamente alla mia materializzazione dall’estero. Mio fratello il Dottore mi seguiva da vicino. La cosa ha aiutato a chiarire la mia discendenza più del mio passaporto, ed ha sicuramente facilitato ad intuire la direzione del mio voto. Si dice che sia arrivato in paese con tanto di biglietto pagato da uno dei candidati, e forse è vero! La mia tessera elettorale era vergine, perché essendo via da 15 anni, in paese non avevo mai votato. Il mio è stato il voto che non ti aspettavi, il Bulgaro indigeno di Sant’Eufemia.

Una volta da solo in cabina elettorale ho scelto semplicemente il gruppo al quale mi sento più vicino per questioni di età e per tutta una serie di altre ragioni, più o meno politiche. Ho preferito l’inesperienza di un sindaco nuovo, perché come uno che si è fatto da solo, so che ciò che conta è l’entusiasmo e la voglia di fare e migliorare, perché il resto lo si apprende sul campo con applicazione ed impegno. Chi ho votato è gente che conosco, che stimo, con la quale sono cresciuto e con cui ho giocato a calcio da bambino e da ragazzo. Ho votato persone che lottano sino all’ultimo pallone al di là del risultato e spero, per quello che rimane sempre il mio paese, di non essermi sbagliato.

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