Il capitano e il medico

“È ora che tiriate fuori le palle”, disse il vecchio capitano con il suo consueto stile. Forse voleva spronare i compagni ad osare di più. O forse era l’ennesimo gioco di prestigio per farsi affidare nuovamente le chiavi del centrocampo. Tiri il fazzoletto e sotto c’è la carta che il mago aveva in precedenza consegnato ad uno spettatore e che la vittima del trucco pensa di avere scelto, mentre è il mago ad averla scelta per lui. La furbizia dietro la premura da chioccia.
Fatto sta che i ragazzi lo presero in parola e, per prima cosa, mandarono affanculo lui e la sua spocchia da primo della classe.
Il capitano non la prese bene. Non riusciva ad accettare l’idea di non essere più indispensabile. Ma il medico gli andò subito incontro, prescrivendogli la terapia prevista per quel tipo di patologia: impacchi di ghiaccio, venti minuti sì, dieci no, più volte al giorno, fino alla scomparsa dei sintomi più fastidiosi.
La squadra si iscrisse al campionato e, tra lo stupore generale, lo vinse, sbaragliando avversari navigati, che in precedenza avevano vinto a mani basse e contro avversari blasonati, vecchio capitano in testa. Ma la palla è rotonda, non può mai sapersi verso quale direzione rotolerà. Soltanto il vecchio capitano aveva intuito qualcosa, quando ormai era troppo tardi.

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