Ieri mi è stato fatto notare che da un po’ di tempo aggiorno il blog con minore frequenza. Poiché ci tengo alla reputazione di questo mio alter ego, non mi rimane che prendere metaforicamente in mano carta e penna e provare a giustificare la mia “latitanza”. In effetti, sì: è un periodo di bonaccia. Capita, anche perché il 2014 sembra una gara di fondo e forse ho bisogno di recuperare le energie necessarie per affrontare al meglio lo sprint finale. Mi servirà perché sarebbe davvero un peccato restare senza benzina in corpo sul più bello.
Ma non è solo questo. Direbbe Paolo Conte che “è tutto un complesso di cose”. Ad esempio l’impegno con il Partito Democratico, del quale mi onoro di essere segretario cittadino in una situazione locale oggi “difficile”. Perché c’è la maledetta abitudine di trasportare sul piano personale vicende che sono politiche, complicando situazioni che sono molto più semplici di ciò che si vuole strumentalmente far credere. Ad ogni modo, il 23 novembre diremo la nostra, con la consapevolezza di chi sa di dover lottare contro un assessore regionale uscente, un’intera amministrazione comunale e un ex sindaco. Qualche amarezza personale ha ovviamente lasciato strascichi e provocato contraccolpi che probabilmente hanno influito sulla prolificità del blog. Ecco, di questo mi dispiace. Per il blog, ovviamente. Il resto va come deve andare: ho le spalle abbastanza larghe e conosco il mondo con i suoi volubili protagonisti.
C’è poi la riflessione sul destino dei blog in generale. Da anni si dibatte infatti sulla loro “crisi”, provocata dall’irruzione dei social network nel mondo della comunicazione. Qualche sera fa ne discutevo – in un’atmosfera quasi goliardica attorno a un’ottima bottiglia di rosso – con Salvatore Bellantone e Fabio Cuzzola. Non sarebbe male riuscire ad organizzare un evento e coinvolgere altri blogger sul tema del futuro della comunicazione online (portando anche il vino, perché no): tra i primi che mi vengono in mente, Mara Rechichi, Tiziana Calabrò, Pasqualino Placanica e Antonio Calabrò, con i quali ci “seguiamo” a vicenda. Insomma, se ci siete, battete un colpo.
A completamento delle considerazioni sulla ragione della parsimonia dei miei interventi – e rovesciando altresì il celebre adagio in cauda venenum – c’è anche da dire che da qualche mese le mie energie sono assorbite dal lavoro di lima su alcune pagine che a breve saranno stampate. Ci siamo quasi.
Ecco, l’ho detto.